Michele Santoro in conferenza stampa di chiusura: “Garimberti deve dirmi che vuole Annozero, non decido io”
Michele Santoro sta tenendo a Viale Mazzini un’arringa ambigua e fortemente provocatoria, degna dell’oratore televisivo che è. Il punto di approdo è che resterà ad Annozero, ma solo se il presidente della Rai Paolo Garimberti dichiarerà di volere sinceramente la trasmissione nella sua azienda. Altrimenti si rimetterà alle disposizioni della trattativa già avviata (le famose
Michele Santoro sta tenendo a Viale Mazzini un’arringa ambigua e fortemente provocatoria, degna dell’oratore televisivo che è. Il punto di approdo è che resterà ad Annozero, ma solo se il presidente della Rai Paolo Garimberti dichiarerà di volere sinceramente la trasmissione nella sua azienda. Altrimenti si rimetterà alle disposizioni della trattativa già avviata (le famose “consulenze” per docufiction), a suo dire strumentalizzata dalla stampa che l’ha etichettato come traditore:
“La scelta è tra Annozero o l’accordo. O si fa Annozero o si procede con l’accordo. Non è che Santoro si mette nella stanzetta per decisioni editoriali da trascinare per due anni. Le strade nette sono queste due. Per quest’anno non c’è alternativa”.
Il giornalista ritiene di avere tutto il diritto di tutelare i suoi interessi, facendo “core business” con Annozero a differenza dell’Ultima parola di Gianluigi Paragone (a cui non intende – ironizzando – lasciare la liquidazione). C’è spazio anche per una frecciatina contro Giovanni Minoli, che l’anno prossimo dovrebbe togliere spazio a Parla con me di Serena Dandini per la sua tv “innocuamente educativa”. Il suo intervento in conferenza stampa, trasmessa in diretta streaming su Rai.tv, prosegue dopo il salto:
“Gli stipendi della Rai vanno pubblicati nella rete tutti, così ne vedremo delle belle, non solo i miei guadagni in modo distorto. Vedremo anche le consulenze e di quante la Rai si serve, di quante persone hanno compiuto il 65esimo anno di età e di quanti di questi sono necessari. Io sto per compiere 59 anni, la mia prima stagione in prima serata fu nell’ 88-89, presi il posto di un grandissimo giornalista, Andrea Barbato. Sipario si chiamava la sua trasmissione. Io avevo fatto una piccola trasmissione cult in seconda serata, Samarcanda. Allora avevamo un grande direttore, Guglielmi, era il periodo dei grandi direttori. Lui non trovava Samarcanda particolarmente attraente, non gli piaceva, ma vedeva che al pubblico piaceva. Volle che noi andassimo in prima serata. Io non avevo esperienza, all’inizio ero terrorizzato. Allora accettai di andare in prima serata, portando tutte le mie idee di seconda serata in prima. Pian piano le ho corrette. Già nell’89 Samarcanda era diventato un successo. Alla fine ha superato ampiamente la media della rete e di successi ne sono arrivati tanti”.
Santoro su Angelo Guglielmi, storico direttore di RaiTre nonché esponente della neoavanguardia del Gruppo ’63:
“Il direttore Guglielmi aveva uno scontro con me, io volevo abbandonare il programma settimanale per esprimermi in maniera più originale, mentre la rete non voleva abbandonare la strategia editoriale. Quando mi chiesero di passare a RaiUno, per difendere la squadra di RaiTre, l’esempio di industria televisiva più grande che ci sia stato in questo paese in quanto a tv nuova e originale, mi rifiutai e continuai il mio percorso su RaiTre. Queste stagioni sono decine e decine di ore di televisione, che potrebbero riempire chissà quante stanze, e sono tutti successi. Posso dire con una certa soddisfazione che io soldi dalla Rai non ne ho presi, se non in una parte scarsamente proporzionale ai soldi che io e il mio gruppo di lavoro abbiamo portato dentro le casse di questa azienda”.
Santoro su Paragone e l’inchiesta di Trani:
“Sono felice di contribuire al fatto che ci siano tanti programmi – anche i 600.000 di Paragone hanno la loro importanza – ma che il core business sia da un’altra parte e questo dobbiamo vederlo. Il pubblico è deluso giustamente quando gli si toglie un programma importante, ma bisogna capire qual è l’equilibrio in cui ci muoviamo perché noi non dobbiamo continuare all’infinito. La cosa più bella che ho fatto quest’anno non è Annozero, ma Rai per una notte, ed è quello che il pubblico ha capito benissimo. Il pubblico è conservatore per eccellenza, l’autore ha il dovere di cercare le strade giuste per esprimersi. La domanda più motivata che mi hanno fatto è ‘Tu sono anni che vai in onda contro la volontà del tuo editore, perché adesso questo diventa per te dirimente?'”. La mia risposta è molto semplice, perché c’è stata l’inchiesta di Trani. Per me è uno scontro politico-editoriale, un’azienda che trama per metterti fuori gioco. E questo in un paese che ha scarsissima attenzione ai problemi che riguardano la libertà di espressione. Se non fosse esploso lo scandalo dell’inchiesta di Trani, sarebbe arrivato un provvedimento assurdo dell’Authority – che non ha fondamento di legge – e noi saremmo stati fatti secchi nell’indifferenza generale”.
Santoro che invoca l’intervento di Garimberti per sciogliere la questione ‘Annozero sì o no?’:
“Questo è un punto di riflessione su cui io sono costretto a richiamare l’attenzione di coloro che mi ascoltano. Se non mi volete a 59 anni scelgo la strada per fare cose nuove, pulite, trasparenti. Questa domanda è sul tavolo qui davanti a noi. Quest’azienda e il suo presidente di garanzia mi vuole? Vuole Annozero in onda? E’ pronto a metterci la faccia? Se io mi trovassi di nuovo ad affrontare vertenze legali, io come minimo dovrei chiedere le dimissioni di questo presidente. Io non posso accettare, c’è una questione editoriale che si pone, di libertà dell’editore. Questa è la mia dichiarazione nuova di oggi: ‘Ad aprile, maggio della prossima stagione restituisco la libertà all’editore’. Quali sono le equivalenze del mio contratto? Per lo meno quelle tre-quattro cose fondamentali che mi riguardano quando, abbandonando il compenso che era più del doppio, pur di tornare in Rai, ho lasciato Mediaset. E nessuno poteva portarmeli via, ero assunto a tempo indeterminato. Fareste la stessa cosa? abbiamo chiesto aumenti di 100 euro e ci è stato detto di no per la crisi economica. Poi abbiamo visto compensi aumentati del 30%”.
Santoro contro Minoli, che prenderebbe lo spazio della Dandini:
“Perché non c’è dibattito su Minoli? Se io levo la Dandini e metto tre serate di Minoli ho distrutto Raitre, lasciatemelo dire. Raitre negli ultimi anni ha compiuto un solo passo in avanti, quello di ricompattare la fascia di Profondo Nord. E’ perfetto sul piano strategico. Toglierlo è una riduzione di raitre. Perché il dipartimento di educazione non va su raidue? Raitre ha il compito di garantire le minoranze. Lo scempio che è avvenuto è di farci assomigliere a Mediaset. Questo ha modificato in maniera regolare l’offerta televisiva. Questo è l’unico scandalo avvenuto nel nostro paese senza reazione adeguata”.
Le ultime parole di Santoro, prima del dibattito:
“Io rimango in rai e viviamo tutti felici e contenti, ma non sono io che devo decidere, hanno messo un accordo alla mercè della stampa. E’ un crimine chi parla di accordo tra me e Berlusconi. Ad aprile-maggio restituisco la libertà editoriale sulla base dei ricorsi in Cassazione. Se quest’anno non si fa Annozero, si fa altro e procederò come da accordi. Sarà la Rai del futuro? Lo deciderà Garimberti, che è un uomo di mondo e di giornalismo. Sarà lui a dirmi di firmare l’accordo, se sarà buono per me. Questo me lo dovete concedere, di verificare i miei interessi con tutta la calma possibile”.
Il direttore di RaiDue Massimo Liofredi, lo stesso che all’inizio di stagione non voleva Annozero e aggira le incalzanti domande di Luca Telese parlando solo di ascolti:
“A un anno di distanza mi rendo conto che Annozero è un valore della rete, non si può discutere un risultato di questo genere. Né Marano, né chi c’era prima. Quest’anno ha dato un supporto molto importante nella sfida al competitor di Italia1, anche se avrebbe vinto comunque. Annozero resta la trasmissione di punta. Quello che posso dire è che il problema Santoro è sulla scrivania del direttore generale, non posso affrontarlo io. Questa per ora è una mia considerazione personale. Non posso rispondere a domande senza il direttore generale”.
Santoro replica lungamente:
“Se Liofredi dice sì o no, la questione non cambia. Il punto è… se l’equilibrio politico della Rai comprende Annozero o non lo comprende. Il dibattito diventa un discorso di sistema. Vedo intorno a me gli spazi per la libertà ridursi. Una persona saggia come Lucia Annunziata mi può capire. Non è più un resistere funzionale all’allargamento degli spazi di democrazia. Siamo ad un lento esautoramento di quello che la televisione può dire e può fare. Tra poco Serena Dandini diventa un pericoloso eversore. Se prima eravamo in dieci a ballare l’Alligalli, ora siamo in nove e tra un po’ non ci sarà più nessuno. Ci vuole chiarezza e non la può dare solo Berlusconi. Le altre forze possono parlare un linguaggio di verità o no? Quali sono i criteri, industriali o politici? L’Unità d’Italia non possiamo farla sul digitale? Perché dobbiamo togliere la Dandini? Uno ha fatto un’intervista, ha detto che si droga e non può più parlare? Morgan non può più parlare, Busi neanche. Ha ragione Aldo Grasso per una volta. Avanti un altro, Floris? Lo facesse lui al posto mio. Io mi batterò dall’esterno per la libertà di professione di Floris. Ma non è giusto. Prima avevamo Lerner… una ricchezza della televisione pubblica. Sempre di meno c’è questo. Non c’è nessuna sensibilità al prodotto. Poi Santoro sarà politicamente scorretto, ma molto meno di quello che ero ai tempi di Samarcanda. La trasmissione con Tremonti l’abbiamo gestita che sembrava la Bbc. Forse le mazzate da qua e di là non piacciono. Li vediamo i nostri telegiornali? Dobbiamo diventare megafono dei partiti? Non è solo un problema Minzolini-anti Minzoli. Se non fai scorrere una linfa di cambiamento, come prima avveniva perché la politica era migliore di quella di oggi, se non c’è una fabbrica ma questo dominio dei format, che convive con la funzionalizzazione della televisione, la cassetta è già accettata da quel funzionario. E’ qui che sta morendo la televisione italiana. Se c’è il piccolo vagito di una cosa nuova è bene, altrimenti chi se ne frega di Berlusconi e di Masi? Se posso andare in qualunque altra parte del mondo, fatemelo fare. E lasciatemi la libertà di poter andare una volta con Raiperunanotte in situazioni di emergenza. La stessa sinistra che mi vuole in Rai poi dice che prendo accordi con Berlusconi. Tutti prendono le liquidazioni e noi dobbiamo devolverla a Paragone? Non si è mai visto che uno dell’azienda va a parlare dei termini di una trattativa, è stato richiamato dopo che l’ha fatto. Prima lo facciamo cagare su una moquette… Lui fa parte di un’altra azienda che ha come amministratore delegato Umberto Bossi. Mi sembra, invece, che gli abbonamenti del canone disdetti per Annozero, raccolti da Libero, siano molto pochi”.
Dalla sala stampa volano frecciatine su flop di Paragone o sugli espedienti della Setta, che parla di Corona per fare ascolto. Si reclama la presenza del dg Rai Masi e di Marano.