Santoro: “Sul covid è intervenuta la censura. Cancellata un’intera area critica”
Santoro ancora all’attacco: “Non do pagelle ai giornalisti, ma voglio rispetto. Cancellata un’ampia fetta di opinione pubblica”
“Il covid e il pensiero unico sono due virus, ma non saprei dire quale dei due è il più pericoloso”. Lo afferma Michele Santoro, che torna a polemizzare sull’atteggiamento adottato dal mondo dell’informazione in tema di pandemia e campagna vaccinale.
“Nei tg non si sente mai parlare un medico critico sui vaccini”, aveva denunciato il giornalista due settimane fa a Di Martedì, ribadendo il concetto domenica scorsa a Mezz’ora in più.
“Ha fatto molto discutere la mia partecipazione alla trasmissione di Lucia Annunziata ma non ritengo di aggiungere alcun commento”, spiega Santoro sulla sua pagina Facebook. “Tuttavia nelle varie trasmissioni in cui sono andato non mi è stato permesso di spiegare fino in fondo che cosa intendo quando parlo della riduzione della democrazia e della libertà prodotta dalla gestione della pandemia. Ci tengo anche a sottolineare che è un grave errore considerare la mia denuncia sulla nebbia conformistica che ha avvolto l’informazione come un giudizio sull’operato del singolo giornalista. Non spetta a me distribuire pagelle e mi piacerebbe che anche gli altri avessero lo stesso rispetto nei miei confronti. Ciascuno deve sentirsi libero di fare ciò che gli suggerisce la sua sensibilità e gli consente la sua professionalità”.
L’ex conduttore di Servizio Pubblico, pertanto, allarga il campo: “Le mie critiche riguardano invece il sistema informativo considerato complessivamente, ovvero la rappresentazione della realtà che ci restituiscono le televisioni e i giornali. E non c’è dubbio che sia intervenuta una censura cancellando un’intera area critica e un’ampia fetta di opinione pubblica”.
Insomma, per Santoro ha prevalso “una retorica di guerra che considera pericoloso perfino fare riferimento a dati e a valutazioni di circostanze concrete. La scienza – conclude – è stata sottratta al metodo sperimentale di verifica per divenire una religione per giustificare le decisioni autoritarie del potere politico. Stiamo abituando la gente a obbedire tacendo e questo, secondo me, non porterà a buoni risultati. La ripartenza ha bisogno di energia, di dibattito e di confronto delle idee”.