Home Sportitalia Michele Criscitiello a Blogo: “Senza di me Sportitalia chiuderebbe, io più imprenditore televisivo che giornalista. La battuta a Berlusconi fu errore”

Michele Criscitiello a Blogo: “Senza di me Sportitalia chiuderebbe, io più imprenditore televisivo che giornalista. La battuta a Berlusconi fu errore”

“Nel 2008 fui vicino all’accordo con Sky, nel 2013 mi cancellarono l’incontro con il direttore di Sport Mediaset mezz’ora prima. Sono state le mie fortune. Pedullà? So che la gente quando mi vede in tv si aspetta di trovare anche lui”

pubblicato 31 Agosto 2016 aggiornato 1 Settembre 2020 21:02

Giornalista, direttore, imprenditore, presidente di una società di calcio, grande esperto di calciomercato e soprattutto personaggio televisivo. Tutto ciò è Michele Criscitiello, 32enne che ormai da qualche tempo si è fatto notare in tv grazie ad una conduzione spavalda, caratterizzata da parlantina spigliata e linguaggio sempre diretto, spesso aggressivo, e ad una grande rete di rapporti e relazioni professionali. Questo è il bigliettino da visita del direttore di Sportitalia (canale 60 del digitale e 225 di Sky) e di Tuttomercatoweb, recentemente diventato presidente della Folgore Caratese, club di Carate Brianza che milita in Serie D.

Blogo lo ha intervistato proprio nelle ore televisivamente più calde per lui. Oggi infatti si chiude il calciomercato e Sportitalia propone, come ormai tradizionale, una maratona dalle 11 a mezzanotte. Al suo fianco l’inseparabile Alfredo Pedullà. All’hotel StarHotel Business Palace sarà l’inviato Luca Cilli a compiere il gesto-simbolo della chiusura della porta a fine sessione:

È stata una nostra idea, ora la fanno tutti, ci sono addirittura le postazioni davanti alla porta. Rivendico l’invenzione, risale a 6 anni fa con Valentina Ballarini.

Il ‘format’ calciomercato funziona (ancora) in tv?

Funziona alla grande. Sportitalia, da diversi anni, viene vista come il punto di riferimento del calciomercato. In questo periodo, in cui la Juventus sta dominando sul campo, i tifosi delle altre squadre possono gioire solo quando riescono a strappare ai bianconeri un calciatore. È accaduto di recente per esempio all’Inter, che ha preso Gabigol.

Come sei arrivato ad occuparti di calciomercato a Sportitalia?

Nel 2005, quando sono arrivato a Sportitalia, nessuno faceva una trasmissione sul calciomercato. All’epoca non facevo il conduttore, mi occupavo di Eurosport news, di cui il mio direttore di allora, Bruno Bogarelli, aveva la commessa. A me però Eurosport non piaceva, volevo condurre una trasmissione o un telegiornale. Allora proposi di farne una di calciomercato: volevo prendermi uno spazio e poi, essendo molti procuratori campani come me avevo facilità a reclutare gli ospiti. Dopo un anno, Bogarelli vide che iniziavano ad arrivare gli ascolti e io gli dissi che c’era la possibilità di prendere un esperto di mercato che non lavorava più al Corriere dello Sport e che io avevo conosciuto quando conducevo nelle televisioni locali di Avellino. E così prendemmo Alfredo Pedullà. Bogarelli vide che funzionavano coppia e trasmissione e da lì non ci siamo più fermati.

Ritieni di essere stato tu ad inventare il format calciomercato?

No, io non ho inventato niente. In televisione nessuno inventa niente. Io penso di aver avuto una buona intuizione nel dare una maggiore visibilità al calciomercato. Ho cavalcato un’onda che in quel momento era ferma, era un’ondicina. La mossa vincente è stata contattare Andrea Pasquinucci, l’editore di tuttomercatoweb, nel 2007: il sito non era ancora esploso, gli ho detto che invece di farci la guerra – in televisione sono aggressivo, ma nella vita sono la persona più diplomatica del mondo – dovevamo unire le forze. Dopo sei mesi ne sono diventato direttore: tuttomercatoweb lanciava le notizie di mercato invitando a guardare Sportitalia, e viceversa. Dal 2007 ad oggi i numeri di tuttomercatoweb e di Sportitalia sono cresciuti in maniera clamorosa. Oggi Cairo con Il Corriere della Sera e La7 sta creando qualcosa che noi nel nostro piccolo abbiamo messo in piedi qualche anno fa.

Credi che saresti comunque riuscito a rendere così forte il format calciomercato anche senza fare coppia con Pedullà, oppure la sua presenza è imprescindibile?

Il grande segreto di Pedullà-Criscitiello in televisione è che funziona la coppia. Criscitiello ci perde senza Pedullà e viceversa. Le coppie scoppiano quando uno dei due crede di essere la parte più importante. La nostra coppia funziona perché tra di noi c’è alchimia, è una coppia d’attacco che si completa a vicenda. Quando vado a mare mi scambiano per Pedullà, lo stesso accade a lui. Lavoriamo insieme da 12 anni, 10 a Sportitalia, 2 nelle televisioni locali. Oggi se uno vuole prendere Criscitiello deve prendere anche Pedullà, altrimenti non ha senso. Io so che la gente quando vede in televisione Criscitiello si aspetta anche Pedullà.

Il vostro rapporto televisivo è costruito o è naturale al 100%?

Quando andiamo a cena insieme cazzeggiamo alla stessa maniera. In 12 anni noi non abbiamo condiviso una cavolo di scaletta. Non c’è niente di costruito, è tutto improvvisato. Siamo due attaccanti che non seguono gli schemi dell’allenatore. Siamo liberi: quando seguiremo un copione saremo morti.

Pedullà qualche settimana fa era in procinto di far parte del cast di Futbol, su La7, con Scanzi. La coppia Pedullà-Criscitiello stava per rompersi. Cosa è accaduto?

Dietro Futbol c’è proprio Bruno Bogarelli, ex editore di Sportitalia, che ha provato a contattare Pedullà. Pedullà, però, ha un contratto in esclusiva con Sportitalia. Per questo io sono sempre stato sereno: Pedullà non è mai stato vicino a Futbol, non c’è neanche stato un incontro tra le parti.

Il tuo futuro potrebbe essere lontano da Sportitalia?

Mi piace essere un punto di riferimento, non sono uno che cerca nuove avventure o che non sta bene in un posto dopo molti anni. L’erba del vicino è più verde? Per me è il contrario. Mi piace conservare tutto quello che costruisco. Ad oggi lasciare Sportitalia è impossibile. Nel 2008, quando è nato Sky Sport24, ho avuto contatti con Sky, sono stato vicino all’accordo, incontrai Corcione e Zappia. Alla fine non se ne fece più nulla per volontà reciproca. Nel 2013, dopo la chiusura di Sportitalia, ci fu la possibilità di passare a Mediaset, ma mi fu cancellato l’incontro con l’allora direttore Brachino mezz’ora prima. Queste sono state le mie due fortune: nel 2014 Tarak Ben Ammar mi ha dato le chiavi di Sportitalia. Oggi ne sono direttore e azionista. Oggi non posso pensare di andare via da Sportitalia, perché è gestita dalla mia società.

Ecco, chiariamo questo punto…

Le mie società Micri Communication e Italian Sport Communication gestiscono il 100% di Sportitalia: diritti tv, assunzione di giornalisti e tecnici e rapporto coi fornitori.

Quindi il tuo futuro è a Sportitalia?

Nessuno mi vuole, nessuno mi prende, ma io non ci penso neanche ad andare a Mediaset, Sky, Rai e La7. Se andassi via da Sportitalia – non perché io sia bravo e bello, ma per come è impostata oggi la televisione – 50 famiglie si ritroverebbero in mezzo alla strada.

Delle altre coppie televisive di calciomercato, Bonan-Di Marzio e Scanzi-Campopiano, cosa ne pensi?

Non ho mai visto Futbol, mai sentita questa trasmissione, non so minimamente di cosa stiamo parlando. Scanzi – ma la mia non è polemica – l’ho sempre ricordato come un giornalista non sportivo. Vedo, invece, molto Sky. Bonan e Di Marzio sono due grandi professionisti, lavorano molto bene, mi piacciono molto, li guardo. È la coppia che è più vicina all’idea di Criscitiello-Pedullà. Credo ci sia spazio per tutti: Criscitiello-Pedullà non esclude Bonan-Di Marzio, e viceversa.

Criscitiello-Pedullà ha ispirato Bonan-Di Marzio o il contrario?

Non so quando sono nati loro, non so chi abbia fatto per primi il calciomercato. La concorrenza giornalistica aiuta sempre. Ovviamente Sportitalia ha molti meno mezzi di Sky e si rivolge ad un pubblico libero in quanto non c’è da pagare un abbonamento. Io con Di Marzio sono molto amico, l’ho voluto editorialista su tuttomercatoweb per sei anni. Bonan, invece, non lo conosco.

Lo scoop di cui sei più orgoglioso?

Il più recente è Gabigol all’Inter, dato il 30 luglio. Fino al giorno prima tutti lo davano alla Juve.

La tua bufala più grossa?

Mi era stato detto Modric all’Inter. Mi sono fidato, ma era soltanto una boutade di un addetto ai lavori, voleva farsi solo pubblicità.

29 ottobre 2013, fai un editoriale per la chiusura delle trasmissioni di Sportitalia (sarebbero nati da lì a poco Sport LT 1, 2 e 3, poi subito chiusi). Ti rimproveri di essere sembrato menefreghista nei confronti di coloro che poi hanno perso il posto di lavoro?

In quell’occasione non sono stato menefreghista, ma fesso. Mi avevano detto che nel passaggio da Bogarelli a La Tona non sarebbe cambiato nulla, al massimo sarebbe cambiato solo il nome, con tutti i giornalisti e i tecnici confermati. Mi dissero di andare in televisione e di comunicarlo, con l’avallo dell’editore nuovo e di quello vecchio.

Alcuni giornalisti però già protestavano…

Sì, ma protestavano per gli stipendi arretrati. Anche io non li prendevo. Io dalla vecchia gestione di Sportitalia e da La Tona avanzo ancora 100 mila euro. In quell’editoriale non sono stato menefreghista, ma stupido e fesso. Chiedo scusa e ho già chiesto scusa perché non mi era accorto che nel passaggio dalla vecchia alla nuova gestione avevano già fatto una serie di puttan@te. Ma io non potevo sapere, non potevo immaginare. Poi sono andato in causa con La Tona. Dovevo essere più sveglio e invece ho creduto alle favole. Mi era stato detto che per soli due mesi sarei dovuto stare a Roma, per poi tornare a Milano. A Roma ci sono andato a spese mie. Ho pagato albergo, i pranzi e i viaggi ai 5 giornalisti che dovevo portare con me: Deborah Schirru, Gianluigi Longari, Alessio Milone, Federica Terramoccia e Marco Russo. Per farti capire la mia buona fede: ho pagato tutto io, ora sono soldi persi. Io sono un capopopolo: a me i soldi puoi anche non darli, ma ai miei sì.

Nel 2012 Berlusconi interviene al telefono a Sportitalia per annunciare che Thiago Silva e Ibrahimovic sarebbero rimasti al Milan…

Il giorno dopo passarono al Paris Saint Germain.

Ecco. E tu sei stato accondiscendente nei confronti di Berlusconi, al quale in chiusura hai anche fatto una battuta politica: “Torni Presidente, dopo il calcio torni anche in altri ambiti perché qui ci stanno massacrando con le tasse“.

Di sicuro non dovevo fare battute politiche, dovevo parlare solo di calcio. Fu un errore. La politica viene sempre strumentalizzata. A me però i professori del cavolo non interessano. Quello comunque fu un colpo giornalistico: contattammo Galliani, che però disse di non voler parlare. Tre secondi dopo intervenne in diretta a Sky. Così provammo a piazzare il colpo, chiamando l’ufficio stampa di Berlusconi. Ci concesse l’esclusiva. Ero particolarmente contento di aver fatto un colpo giornalistico, con Berlusconi che in diretta dà delle notizie. Accondiscendente? Non è vero, sono stato semplicemente educato, forse troppo gentile. Certo, la battuta politica l’avrei potuta evitare. Berlusconi sicuramente per l’imprenditoria italiana ha fatto tantissimo, molto più di altri. Gliene ho dato atto. Poi io di politica non ci capisco niente, per me Renzi, Berlusconi, Fassino sono tutti uguali.

Sportitalia nel futuro acquisirà diritti tv del calcio che conta?

Sportitalia ha già acquistato diritti importanti: la vecchia gestione aveva il campionato francese, portoghese, brasiliano e argentino. L’anno scorso, con la nuova gestione, avevamo i campionati belga e brasiliano. Il campionato primavera lo avevamo e lo abbiamo ancora. Se poi la domanda è ‘prenderete l’Europa League?’, la risposta è ‘assolutamente no, sono cambiati i tempi’. Preferisco acquisire eventi alla portata di Sportitalia e pagare gli stipendi, anziché comprare un evento che costa una barca di soldi e non pagare gli stipendi. Prima viene la gestione economica. Io passo più tempo in amministrazione che in redazione, mi sento più imprenditore televisivo che giornalista.

Confermi di essere tifoso di Avellino e Udinese?

No, sono tifoso dell’Avellino e appassionato dell’Udinese. Ho collaborato con la famiglia Pozzo per 4 anni, non lo faccio più da due anni, come responsabile della comunicazione. La famiglia Pozzo mi ha fatto sentire un figlio. Sono legato all’Udinese, ma non ne sono tifoso. Oggi ho anche la passione per il Novara, di cui mia moglie (Paola De Salvo, Ndr) è proprietaria insieme al fratello.

L’incarico nell’Udinese oggi lo ritieni incompatibile col ruolo di giornalista?

No. Se avessi il tempo – ma non lo ho – lo potrei anche rifare oggi. Sarebbe incompatibile se fossi un giornalista di Rai, Sky o Mediaset.

Qual è la differenza?

A Sportitalia faccio quello che voglio, devo dare conto solo allo spettatore. Lì, invece, non me lo avrebbero consentito, nelle grandi aziende bisogna dare conto ad amministratori delegati e direttori generali.

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