Su Rai3 è tornata Lucia Annunziata con Mezz’ora in più, programma domenicale di informazione che fino a qualche anno fa andava in onda con un formato di 30 minuti intitolato appunto In mezz’ora.
La prima parte della trasmissione è tradizionalmente un faccia faccia tra la giornalista ed ex presidente della Rai e un personaggio appartenente al mondo della politica, una prassi televisiva alla quale siamo sempre meno abituati visto che ormai i palinsesti ad ogni ora del giorno e della notte sono affollati di talk show a loro volta affollati di politici, che come ha dichiarato Andrea Salerno, direttore di La7, in un’intervista a Il Foglio, vengono mandati dai partiti e non dai programmi televisivi (ci si riferiva all’opportunità della presenza di Francesca Donato, europarlamentare della Lega palesemente no vax).
In occasione del debutto per la stagione televisiva 2021-2022 l’Annunziata ha invitato l’ex premier ed ex presidente della Commissione Europea Romano Prodi, che ha presentato l’autobiografia Strana vita la mia. La conduttrice ha quindi approfittato dell’uscita del libro per un’intervista a tutto tondo su Draghi, pandemia, Quirinale. A dividere i due interlocutori un immenso tavolo, corredato da un monitor al fianco della giornalista e i suoi immancabili fogli.
Mezz’ora in più si conferma un’autorevole finestra sull’attualità: i temi in studio godono di un buon approfondimento, con l’Annunziata che dal punto di vista della prossemica tende a gesticolare molto, scandendo metricamente domande e risposte. Lo stesso compito viene svolto dai tre grandi schermi, che mutano immagini ogni volta che si cambia argomento. La giornalista, sembra scontato dirlo ma di questi tempi non lo è affatto, si rivolge all’ospite sempre con l’allocutivo “lei“, come Francesca Fagnani di Belve e non tantissimi altri.
Nella seconda parte abbiamo assistito a un ottimo spazio di geopolitica con Matteo Magri dell’Ispi e Federico Rampini. a un dibattito tra Maurizio Landini, leader della Cgil e il virologo Sergio Albrignani, su green pass sì o green pass no. Un seguito non particolarmente esaltante.