Mezzanotte, l’ora dei programmi (veri)
Sono giovane padre di famiglia, cittadino italiano di religione cristiana, libero professionista e – soprattutto – pago regolarmente le tasse e il canone Rai. Qualcuno mi dovrebbe spiegare perché, ogni Santa Notte che Dio manda in terra, devo rubare ore preziose al sonno (incrinando, di[…]
Sono giovane padre di famiglia, cittadino italiano di religione cristiana, libero professionista e – soprattutto – pago regolarmente le tasse e il canone Rai. Qualcuno mi dovrebbe spiegare perché, ogni Santa Notte che Dio manda in terra, devo rubare ore preziose al sonno (incrinando, di conseguenza, la lucidità mentale della mattinata successiva) per seguire quei programmi ‘decenti’ che il tanto celebrato Servizio Pubblico continua a celare nella cantina della mezzanotte.
Ieri sera, dopo essermi ‘gustato’ l’atteso documentario settimanale RaiEdu di Minoli (dedicato alle vergognose vicissitudini giudiziarie vissute da Enzo Tortora più di 20 anni fa), alle 00:20 ho cambiato canale per ritrovarmi faccia a faccia con uno straordinario reportage da Sarajevo di Adriano Sofri, realizzato nel 1992. Devo confessare che il lunedì è giornata professionalmente molto intensa e, quindi, dopo pochi minuti ho desistito – maledicendo sonno e Rai – e mi sono addormentato sulle parole ricche e pastose registrate nel carcere di Pisa.
Continuo a chiedermi, indomito, quale sia il senso di responsabilità di una TV di Stato che “relega” (il termine mi sembra purtroppo adeguato) la cultura, l’informazione e l’attualità ‘vera’ nel serraglio della notte profonda, mortificando nel contempo gli abbonati e la divulgazione di qualità.