UPDATE – Un set inedito quello scelto per il Messaggio di Fine Anno di Mattarella: messi da parte scorci familiari e rassicuranti, il Presidente sceglie una posizione decisamente più istituzionale, in piedi davanti a un leggio, con uno sfondo che guarda sulla Corte interna del Quirinale. Una scelta che sa di ‘luogo all’aperto’, per garantire la sicurezza di tutti, nonostante gli spazi non manchino certo nel Palazzo. E con la mascherina sul leggio. Un messaggio asciutto anche nello stile audiovisivo: nessuna attenzione alla fotografia, lasciata netta, così come gli stacchi che non hanno lasciato nulla alla ‘morbidezza’ della costruzione tv.
Confessa qualche difficoltà nello stendere questo discorso il Presidente, che ripercorre questo anno difficile, che parla di “tunnel”, che rievoca lo strazio davanti alle vittime andate via senza il conforto degli affetti, che richiama al valore della memoria e alla necessità di non chiudere gli occhi davanti alla realtà. Ma parla anche di speranza, di un 2021 che dovrà essere l’inizio di una stagione nuova: “Non vanno sprecate le occasioni per ipotetici vantaggi di parte”, sottolinea il Presidente. E il pensiero corre a chi sta tirando per la giacca la maggioranza.
“Io mi vaccinerò appena possibile, dopo le categorie che per rischio maggiore devono avere la precedenza”
dice inoltre Mattarella, che sembra così rispondere a certe iniziative politiche (come quella di Vincenzo De Luca, vaccinatosi nel V-Day).
Una pandemia che ha sottolineato le differenze all’interno della società, che deve ritrovare il suo senso di comunità e di solidarietà. E sul finale un saluto a Papa Francesco e un augurio a Gorizia, Capitale Europea della Cultura. Ed è l’occasione anche per ricordare l’importanza dello scambio e non della
“Un ringraziamento a tutti voi per i sacrifici fatti in questi mesi con spirito di responsabilità”
aggiunge il presidente che invita al mantenimento delle misure di sicurezza.
“La ripartenza sarà al centro di questo ultimo anno del mio mandato. Abbiamo le risorse per farcela”.
Sempre impeccabile. In 15 minuti scarsi.
Il Testo del Messaggio del Presidente della Repubblica Mattarella del 31 dicembre 2020
Care concittadine e cari concittadini,
avvicinandosi questo tradizionale appuntamento di fine anno, ho avvertito la difficoltà di trovare le parole adatte per esprimere a ciascuno di voi un pensiero augurale.
Sono giorni, questi, in cui convivono angoscia e speranza.
La pandemia che stiamo affrontando mette a rischio le nostre esistenze, ferisce il nostro modo di vivere.
Vorremmo tornare a essere immersi in realtà e in esperienze che ci sono consuete. Ad avere ospedali non investiti dall’emergenza. Scuole e Università aperte, per i nostri bambini e i nostri giovani. Anziani non più isolati per necessità e precauzione. Fabbriche, teatri, ristoranti, negozi pienamente funzionanti. Trasporti regolari. Normali contatti con i Paesi a noi vicini e con i più lontani, con i quali abbiamo costruito relazioni in tutti questi anni.
Aspiriamo a riappropriarci della nostra vita.
Il virus, sconosciuto e imprevedibile, ci ha colpito prima di ogni altro Paese europeo. L’inizio del tunnel. Con la drammatica contabilità dei contagi, delle morti. Le immagini delle strade e delle piazze deserte. Le tante solitudini. Il pensiero straziante di chi moriva senza avere accanto i propri cari.
L’arrivo dell’estate ha portato con sé l’illusione dello scampato pericolo, un diffuso rilassamento. Con il desiderio, comprensibile, di ricominciare a vivere come prima, di porre tra parentesi questo incubo.
Poi, a settembre, la seconda offensiva del virus. Prima nei Paesi vicini a noi, e poi qui, in Italia. Ancora contagi – siamo oltre due milioni – ancora vittime, ancora dolore che si rinnova. Mentre continua l’impegno generoso di medici e operatori sanitari.
Il mondo è stato colpito duramente. Ovunque.
Anche l’Italia ha pagato un prezzo molto alto.
Rivolgendomi a voi parto proprio da qui: dalla necessità di dare insieme memoria di quello che abbiamo vissuto in questo anno. Senza chiudere gli occhi di fronte alla realtà.
La pandemia ha scavato solchi profondi nelle nostre vite, nella nostra società. Ha acuito fragilità del passato. Ha aggravato vecchie diseguaglianze e ne ha generate di nuove.
Tutto ciò ha prodotto pesanti conseguenze sociali ed economiche. Abbiamo perso posti di lavoro. Donne e giovani sono stati particolarmente penalizzati. Lo sono le persone con disabilità. Tante imprese temono per il loro futuro. Una larga fascia di lavoratori autonomi e di precari ha visto azzerare o bruscamente calare il proprio reddito. Nella comune difficoltà alcuni settori hanno sofferto più di altri.
La pandemia ha seminato un senso di smarrimento: pone in discussione prospettive di vita. Basti pensare alla previsione di un calo ulteriore delle nascite, spia dell’incertezza che il virus ha insinuato nella nostra comunità.
È questa la realtà, che bisogna riconoscere e affrontare.
Nello stesso tempo sono emersi segnali importanti, che incoraggiano una speranza concreta. Perché non prevalga la paura e perché le preoccupazioni possano trasformarsi nell’energia necessaria per ricostruire, per ripartire.
Nella prima fase, quando ancora erano pochi gli strumenti a disposizione per contrastare il virus, la reazione alla pandemia si è fondata anzitutto sul senso di comunità.
Adesso stiamo mettendo in atto strategie più complesse, a partire dal piano di vaccinazione, iniziato nel medesimo giorno in tutta Europa.
Inoltre, per fronteggiare le gravi conseguenze economiche sono in campo interventi europei innovativi e di straordinaria importanza.
Mai un vaccino è stato realizzato in così poco tempo.
Mai l’Unione Europea si è assunta un compito così rilevante per i propri cittadini.
Per il vaccino si è formata, anche con il contributo dei ricercatori italiani, un’alleanza mondiale della scienza e della ricerca, sorretta da un imponente sostegno politico e finanziario che ne ha moltiplicato la velocità di individuazione.
La scienza ci offre l’arma più forte, prevalendo su ignoranza e pregiudizi. Ora a tutti e ovunque, senza distinzioni, dovrà essere consentito di vaccinarsi gratuitamente: perché è giusto e perché necessario per la sicurezza comune.
Vaccinarsi è una scelta di responsabilità, un dovere. Tanto più per chi opera a contatto con i malati e le persone più fragili.
Di fronte a una malattia così fortemente contagiosa, che provoca tante morti, è necessario tutelare la propria salute ed è doveroso proteggere quella degli altri, familiari, amici, colleghi.
Io mi vaccinerò appena possibile, dopo le categorie che, essendo a rischio maggiore, debbono avere la precedenza.
Il vaccino e le iniziative dell’Unione Europea sono due vettori decisivi della nostra rinascita.
L’Unione Europea è stata capace di compiere un balzo in avanti. Ha prevalso l’Europa dei valori comuni e dei cittadini. Non era scontato.
Alla crisi finanziaria di un decennio or sono l’Europa rispose senza solidarietà e senza una visione chiara del proprio futuro. Gli interessi egoistici prevalsero. Vecchi canoni politici ed economici mostrarono tutta la loro inadeguatezza.
Ora le scelte dell’Unione Europea poggiano su basi nuove. L’Italia è stata protagonista in questo cambiamento.
Ci accingiamo – sul versante della salute e su quello economico – a un grande compito. Tutto questo richiama e sollecita ancor di più la responsabilità delle istituzioni anzitutto, delle forze economiche, dei corpi sociali, di ciascuno di noi. Serietà, collaborazione, e anche senso del dovere, sono necessari per proteggerci e per ripartire.
Il piano europeo per la ripresa, e la sua declinazione nazionale – che deve essere concreta, efficace, rigorosa, senza disperdere risorse – possono permetterci di superare fragilità strutturali che hanno impedito all’Italia di crescere come avrebbe potuto.
Cambiamo ciò che va cambiato, rimettendoci coraggiosamente in gioco.
Lo dobbiamo a noi stessi, lo dobbiamo alle giovani generazioni.
Ognuno faccia la propria parte.
La pandemia ci ha fatto riscoprire e comprendere quanto siamo legati agli altri; quanto ciascuno di noi dipenda dagli altri. Come abbiamo veduto, la solidarietà è tornata a mostrarsi base necessaria della convivenza e della società.
Solidarietà internazionale. Solidarietà in Europa. Solidarietà all’interno delle nostre comunità.
Il 2021 deve essere l’anno della sconfitta del virus e il primo della ripresa. Un anno in cui ciascuno di noi è chiamato anche all’impegno di ricambiare quanto ricevuto con gesti gratuiti, spesso da sconosciuti. Da persone che hanno posto la stessa loro vita in gioco per la nostra, come è accaduto con tanti medici e operatori sanitari.
Ci siamo ritrovati nei gesti concreti di molti. Hanno manifestato una fraternità che si nutre non di parole bensì di umanità, che prescinde dall’origine di ognuno di noi, dalla cultura di ognuno e dalla sua condizione sociale.
È lo spirito autentico della Repubblica.
La fiducia di cui abbiamo bisogno si costruisce così: tenendo connesse le responsabilità delle istituzioni con i sentimenti delle persone.
La pandemia ha accentuato limiti e ritardi del nostro Paese. Ci sono stati certamente anche errori nel fronteggiare una realtà improvvisa e sconosciuta.
Si poteva fare di più e meglio? Probabilmente sì, come sempre. Ma non va ignorato neppure quanto di positivo è stato realizzato e ha consentito la tenuta del Paese grazie all’impegno dispiegato da tante parti. Tra queste le Forze Armate e le Forze dell’Ordine che ringrazio.
Abbiamo avuto la capacità di reagire.
La società ha dovuto rallentare ma non si è fermata.
Non siamo in balìa degli eventi.
Ora dobbiamo preparare il futuro.
Non viviamo in una parentesi della storia. Questo è tempo di costruttori. I prossimi mesi rappresentano un passaggio decisivo per uscire dall’emergenza e per porre le basi di una stagione nuova.
Non sono ammesse distrazioni. Non si deve perdere tempo. Non vanno sprecate energie e opportunità per inseguire illusori vantaggi di parte. E’ questo quel che i cittadini si attendono.
La sfida che è dinanzi a quanti rivestono ruoli dirigenziali nei vari ambiti, e davanti a tutti noi, richiama l’unità morale e civile degli italiani. Non si tratta di annullare le diversità di idee, di ruoli, di interessi ma di realizzare quella convergenza di fondo che ha permesso al nostro Paese di superare momenti storici di grande, talvolta drammatica, difficoltà.
L’Italia ha le carte in regola per riuscire in questa impresa.
Ho ricevuto in questi mesi attestazioni di apprezzamento e di fiducia nei confronti del nostro Paese da parte di tanti Capi di Stato di Paesi amici.
Nel momento in cui, a livello mondiale, si sta riscrivendo l’agenda delle priorità, si modificano le strategie di sviluppo ed emergono nuove leadership, dobbiamo agire da protagonisti nella comunità internazionale.
In questa prospettiva sarà molto importante, nel prossimo anno, il G20, che l’Italia presiede per la prima volta: un’occasione preziosa per affrontare le grandi sfide globali e un’opportunità per rafforzare il prestigio del nostro Paese.
L’anno che si apre propone diverse ricorrenze importanti.
Tappe della nostra storia, anniversari che raccontano il cammino che ci ha condotto ad una unità che non è soltanto di territorio. Ricorderemo il settimo centenario della morte di Dante.
Celebreremo poi il centosessantesimo dell’Unità d’Italia, il centenario della collocazione del Milite Ignoto all’Altare della Patria.
E ancora i settantacinque anni della Repubblica.
Dal Risorgimento alla Liberazione: le radici della nostra Costituzione. Memoria e consapevolezza della nostra identità nazionale ci aiutano per costruire il futuro.
Esprimo un ringraziamento a Papa Francesco per il suo magistero e per l’affetto che trasmette al popolo italiano, facendosi testimone di speranza e di giustizia. A lui rivolgo l’augurio più sincero per l’anno che inizia.
Complimenti e auguri ai goriziani per la designazione di Gorizia e Nova Gorica, congiuntamente, a capitale europea della cultura per il 2025. Si tratta di un segnale che rende onore a Italia e Slovenia per avere sviluppato relazioni che vanno oltre la convivenza e il rispetto reciproco ed esprimono collaborazione e prospettive di futuro comune. Mi auguro che questo messaggio sia raccolto nelle zone di confine di tante parti del mondo, anche d’ Europa, in cui vi sono scontri spesso aspri e talvolta guerre anziché la ricerca di incontro tra culture e tradizioni diverse.
Vorrei infine dare atto a tutti voi – con un ringraziamento particolarmente intenso – dei sacrifici fatti in questi mesi con senso di responsabilità. E vorrei sottolineare l’importanza di mantenere le precauzioni raccomandate fintanto che la campagna vaccinale non avrà definitivamente sconfitto la pandemia.
Care concittadine e cari concittadini,
quello che inizia sarà il mio ultimo anno come Presidente della Repubblica.
Coinciderà con il primo anno da dedicare alla ripresa della vita economica e sociale del nostro Paese.
La ripartenza sarà al centro di quest’ultimo tratto del mio mandato.
Sarà un anno di lavoro intenso.
Abbiamo le risorse per farcela.
Auguri di buon anno a tutti voi!
Messaggio di Fine Anno del Presidente Mattarella: dove vedere il Discorso del 31 dicembre 2020
Sarà un discorso che resterà inevitabilmente nella storia del paese il sesto messaggio di Fine Anno del Presidente Sergio Mattarella, in onda a reti unificate questa sera, giovedì 31 dicembre 2020, dalle 20.30 sui principali canali tv. Nell’anno della Pandemia, mentre inizia la distribuzione dei vaccini e Renzi minaccia la crisi di Governo nel periodo più difficile dalla fine della Seconda Guerra Mondiale (con l’opposizione pronta ad andare alle elezioni e con i cittadini che hanno bisogno di certezze), si attendono le parole di Mattarella per riportare un pizzico di lucido equilibrio in un sistema che sembra aver perso ogni punto di riferimento.
Quando e dove va in onda il Discorso di Fine Anno 2020
Il Messaggio di Fine Anno del Presidente Mattarella va in onda in diretta suRai 1, Rai 2, Rai 3, Canale 5, Rete 4, La7, Tv2000, Sky News 24 e Rai News. E’ possibile seguire il Messaggio di Fine Anno del Presidente Mattarella anche in live streaming su RaiPlay. Assente dall’elenco Italia 1 che preferisce trasmettere Mars Attaks! di Tim Burton: del resto sono anni che il canale ‘giovane’ di Mediaset non trasmette il Discorso del Presidente.
Messaggio di Fine Anno del Presidente, 31 dicembre 2020: anticipazioni e indiscrezioni
Le prime indiscrezioni parlano di un discorso dai toni seri ma non ansiogeni, di un’esortazione forte alla fiducia nella scienza (con evidente obiettivo i no-vax) e di un richiamo forte alla situazione economica e alla sfida del Recovery Fund. Sembrerebbe che non sia presente nessun riferimento alle ipotesi di una crisi di Governo o di rimpasti funzionali alle ‘manovre’ di Palazzo per non alimentare comportamenti ‘irresponsabili’.
Facile immaginare, comunque, che nella prima frase del discorso di fine anno, Mattarella usi la parola ‘Pandemia’ e anche un riferimento alla colonna militare che lo scorso marzo fu chiamata per portar via i morti di Bergamo. Una scena, un immagine, un momento che può servire a rimettere nella giusta dimensione la situazione drammatica che l’Italia, e l’Europa, stanno vivendo. Ma conoscendo il Presidente, ci sarà spazio per la speranza, rappresentata dai vaccini allo studio e dalle prime somministrazioni, così come un netto, fermo e sempre sobrio richiamo alla solidarietà, al senso di comunità e di responsabilità che devono animare cittadini e istituzioni. E ce n’è davvero molto bisogno.
Come sempre, il discorso di Fine Anno è stato già registrato nelle sale del Quirinale: il Presidente Mattarella è noto per la brevità dei suoi discorsi, tarati intorno ai 15 minuti, concisi e sempre estremamente precisi nella scelta delle parole. E dagli incipit solitamente micidiali. E sarà interessante vedere se il Presidente si servirà di metafore o parallelismi bellici nel riassumere questo anno terribile. Non solo Coronavirus, però: data la sensibilità del Presidente per i temi di politica estera, ci si aspetta un chiaro richiamo all’unità dell’Europa, ritrovatasi centrale nella gestione della Pandemia e rinvigorita nelle sue funzioni, anche se ormai è sancita l’uscita dell’UK dall’Unione.
Coesione, solidarietà, responsabilità politica e civile, esempio: parole care al Presidente. E attendiamo di vedere anche il set scelto per questo particolare discorso: la sua ‘prima volta’, il 31 dicembre 2015, scelse come sfondo un presepe napoletano, le stelle di Natale e le bandiere italiana ed europea ben visibili nell’inquadratura. Simile, anche se meno familiare, la scenografia del discorso di fine 2016, mentre nel discorso di fine anno 2017 la scrivania di lavoro tornò a fare capolino come sfondo, scelta simile a quella fatta nel 2018, mentre lo scorso anno uno scorcio dell’albero di Natale e un’immagine dell’Italia dalla Stazione Spaziale Internazionale incorniciarono il Presidente.
https://www.tvblog.it/post/1693601/discorso-fine-anno-mattarella-31-dicembre-2019-video
L’appuntamento con il sesto Discorso di Fine Anno del Presidente Mattarella è quindi fissato per le 20.30 sui principali canali tv. Subito dopo spazio ai ‘veglioni’ tv, da L’Anno che Verrà su Rai 1 a quello nella Casa del Grande Fratello Vip su Canale 5, passando per il Propaganda Live Speciale Capodanno su La7. E in bocca al lupo a tutti noi.