Il Messaggio di Fine Anno del Presidente Mattarella: il video e il testo dell’ultimo Discorso del 31 dicembre 2021
Come seguire in diretta tv il Messaggio di Fine Anno del Presidente della Repubblica, l’ultimo del settennato di Mattarella.
Il Messaggio di Fine Anno 2021 è l’ultimo per Sergio Mattarella come Presidente della Repubblica Italiana. Eletto nel febbraio 2015, il Presidente Mattarella è ormai alla fine del suo settennato e ha fatto chiaramente capire di non essere disposto a una prosecuzione del suo mandato. Non ha, dunque, intenzione di ripetere quanto fatto del predecessore Giorgio Napolitano che cedette alla richiesta di restare al Quirinale ‘in attesa’ che le forze politiche individuassero un candidato ‘papabile’ e trasversale (e il suo discorso in Parlamento per il secondo giuramento è difficile da dimenticare…).
Si tratta del secondo discorso di fine anno in Pandemia per il Presidente Mattarella, che negli anni precedenti si è sempre distinto per messaggi sostanzialmente brevi e dagli inizi affilati. Per questo 31 dicembre 2021 ci si aspetta un messaggio rivolto principalmente a quanti – tra forze politiche e comuni cittadini – non stanno partecipando ‘attivamente’ alla lotta al Covid, peraltro in un momento in cui i contagi crescono come non mai, in cui gli ospedali si stanno nuovamente affollando e la vita produttiva e sociale del Paese si sta paralizzando per le quarantene obbligatorie e fiduciarie.
Tornando allo scorso anno, il Messaggio di Fine anno del 31 dicembre 2020 fu senza dubbio particolare e per diversi motivi: intanto l’inedito set nella loggia che dà sul cortile, ma soprattutto il ‘fuori programma’ sul mancato taglio di capelli che fu diffuso per un errore (provvidenziale) dall’ufficio stampa: ricordiamo, infatti, che l’anno scorso vigeva in un semi-lockdown, con molte attività ferme per evitare i contagi e il coprifuoco alle 22. I barbieri e i parrucchieri erano chiusi e il Presidente Mattarella non fece valere prilivegi particolari.
L’ultimo discorso di Mattarella, il set
Per il secondo anno consecutivo, Mattarella sceglie di restare in piedi, quasi a voler sottolineare la necessità di stare all’erta. Non è il momento di poltrone ai piedi dell’albero di Natale come qualche anno fa, né di rimettersi alla scrivania, set che ha ormai abbandonato da un po’. “Ci siamo rialzati” dice il Presidente: e questa posizione eretta è il modo per dimostrare che bisogna restare in piedi, resistere e combattere. In piedi, al cospetto del Paese in difficoltà. In piedi per salutare gli italiani.
Non ci sono, rispetto all’anno scorso, il leggio né la mascherina in bella vista, che pure il Presidente non manca di indossare mai nelle occasioni ufficiali e private: restano invece sempre in vista le bandiere, il tricolore da una parte e quella della Comunità Europea dall’altra. Uno scorcio sui bellissimi giardini del Quirinale, illuminati, a segnare la necessità di un’apertura all’esterno, anche questo un elemento giocato l’anno scorso.
Il testo del Messaggio del Presidente della Repubblica Mattarella del 31 dicembre 2021
Anche l’ultimo discorso di Mattarella risponde a una delle caratteristiche della sua ‘prosa’: l’attacco chirurgico. Quel “tra pochi giorni, come dispone la Costituzione, si concluderà il mio ruolo di Presidente” è una dichiarazione secca e asciuttissima sull’ineluttabilità della fine del settennato. Nessuna concessione a deroghe, anzi c’è anche una sintesi di quello che un Capo di Stato è chiamato a fare. In primis rispettare la Costituzione.
Uno dei passaggi più sentiti, ed emotivi, riguarda il riferimento alla pandemia e soprattutto il profondo, e sincero, ringraziamento alla grande maggioranza degli italiani che “per la maturità e il senso di responsabilità che hanno dimostrato” vaccinandosi. “Maturità e responsabilità“: due termini scelti con cura e assolutamente perfetti per sottolineare le mancanze di quanti sprecano un’occasione impensabile solo qualche anno fa.
“Cosa avremmo dato lo scorso anno per avere il vaccino? Sprecarlo è un’offesa a chi non l’ha avuto e chi non riesce oggi ad averlo”.
Quando si dice la perfezione. E per rivolgersi ai giovani cita la lettera del professore di Ravanusa, morto nell’esplosione di qualche settimana fa. Un omaggio delicato anche ai professori in prima linea.
Tra i ringraziamenti, quelli a tutte le istituzioni che gli sono stati accanto – e il pronome Io viene usato più spesso del solito in questo bilancio di un settennato — ai Premier e al Santo Padre. Quindi torna a rivolgersi alle cittadine e alle cittadini italiane/i.
“Il destino dell’Italia dipende da ciascuno di noi. Abbiamo sottolineato che dalle difficoltà si esce soltanto se ciascuno è svolgere fare fino in fondo il proprio compito”.
Sedici minuti, serrati e con ogni parola limata e messa al punto giusto, come sempre. È stato un onore, Presidente Mattarella.
Care concittadine, cari concittadini,
ho sempre vissuto questo tradizionale appuntamento di fine anno con molto coinvolgimento e anche con un po’ di emozione.
Oggi questi sentimenti sono accresciuti dal fatto che, tra pochi giorni, come dispone la Costituzione, si concluderà il mio ruolo di Presidente.
L’augurio che sento di rivolgervi si fa, quindi, più intenso perché, alla necessità di guardare insieme con fiducia e speranza al nuovo anno, si aggiunge il bisogno di esprimere il mio grazie a ciascuno di voi per aver mostrato, a più riprese, il volto autentico dell’Italia: quello laborioso, creativo, solidale.
Sono stati sette anni impegnativi, complessi, densi di emozioni: mi tornano in mente i momenti più felici ma anche i giorni drammatici, quelli in cui sembravano prevalere le difficoltà e le sofferenze.
Ho percepito accanto a me l’aspirazione diffusa degli italiani a essere una vera comunità, con un senso di solidarietà che precede, e affianca, le molteplici differenze di idee e di interessi.
In questi giorni ho ripercorso nel pensiero quello che insieme abbiamo vissuto in questi ultimi due anni: il tempo della pandemia che ha sconvolto il mondo e le nostre vite.
Ci stringiamo ancora una volta attorno alle famiglie delle tante vittime: il loro lutto è stato, ed è, il lutto di tutta Italia.
Dobbiamo ricordare, come patrimonio inestimabile di umanità, l’abnegazione dei medici, dei sanitari, dei volontari. Di chi si è impegnato per contrastare il virus. Di chi ha continuato a svolgere i suoi compiti nonostante il pericolo. I meriti di chi, fidandosi della scienza e delle istituzioni, ha adottato le precauzioni raccomandate e ha scelto di vaccinarsi: la quasi totalità degli italiani, che voglio, ancora una volta, ringraziare per la maturità e per il senso di responsabilità dimostrati.
In queste ore in cui i contagi tornano a preoccupare e i livelli di guardia si alzano a causa delle varianti del virus – imprevedibili nelle mutevoli configurazioni – si avverte talvolta un senso di frustrazione.
Non dobbiamo scoraggiarci. Si è fatto molto.
I vaccini sono stati, e sono, uno strumento prezioso, non perché garantiscano l’invulnerabilità ma perché rappresentano la difesa che consente di ridurre in misura decisiva danni e rischi, per sé e per gli altri.
Ricordo la sensazione di impotenza e di disperazione che respiravamo nei primi mesi della pandemia di fronte alle scene drammatiche delle vittime del virus. Alle bare trasportate dai mezzi militari. Al lungo, necessario confinamento di tutti in casa. Alle scuole, agli uffici, ai negozi chiusi. Agli ospedali al collasso.
Cosa avremmo dato, in quei giorni, per avere il vaccino?
La ricerca e la scienza ci hanno consegnato, molto prima di quanto si potesse sperare, questa opportunità. Sprecarla è anche un’offesa a chi non l’ha avuta e a chi non riesce oggi ad averla.
I vaccini hanno salvato tante migliaia di vite, hanno ridotto di molto – ripeto – la pericolosità della malattia.
Basta pensare a come l’anno passato abbiamo trascorso le festività natalizie e come invece è stato possibile farlo in questi giorni, sia pure con prudenza e limitazioni.
La pandemia ha inferto ferite profonde: sociali, economiche, morali. Ha provocato disagi per i giovani, solitudine per gli anziani, sofferenze per le persone con disabilità. La crisi su scala globale ha causato povertà, esclusioni e perdite di lavoro. Sovente chi già era svantaggiato è stato costretto a patire ulteriori duri contraccolpi.
Eppure ci siamo rialzati. Grazie al comportamento responsabile degli italiani – anche se tra perduranti difficoltà che richiedono di mantenere adeguati livelli di sicurezza – ci siamo avviati sulla strada della ripartenza; con politiche di sostegno a chi era stato colpito dalla frenata dell’economia e della società e grazie al quadro di fiducia suscitato dai nuovi strumenti europei.
Una risposta solidale, all’altezza della gravità della situazione, che l’Europa è stata capace di dare e a cui l’Italia ha fornito un contributo decisivo.
Abbiamo anche trovato dentro di noi le risorse per reagire, per ricostruire. Questo cammino è iniziato. Sarà ancora lungo e non privo di difficoltà. Ma le condizioni economiche del Paese hanno visto un recupero oltre le aspettative e le speranze di un anno addietro. Un recupero che è stato accompagnato da una ripresa della vita sociale.
Nel corso di questi anni la nostra Italia ha vissuto e subito altre gravi sofferenze. La minaccia del terrorismo internazionale di matrice islamista, che ha dolorosamente mietuto molte vittime tra i nostri connazionali all’estero. I gravi disastri per responsabilità umane, i terremoti, le alluvioni. I caduti, militari e civili, per il dovere. I tanti morti sul lavoro. Le donne vittime di violenza.
Anche nei momenti più bui, non mi sono mai sentito solo e ho cercato di trasmettere un sentimento di fiducia e di gratitudine a chi era in prima linea. Ai sindaci e alle loro comunità. Ai presidenti di Regione, a quanti hanno incessantemente lavorato nei territori, accanto alle persone.
Il volto reale di una Repubblica unita e solidale.
È il patriottismo concretamente espresso nella vita della Repubblica.
La Costituzione affida al Capo dello Stato il compito di rappresentare l’unità nazionale.
Questo compito – che ho cercato di assolvere con impegno – è stato facilitato dalla coscienza del legame, essenziale in democrazia, che esiste tra istituzioni e società; e che la nostra Costituzione disegna in modo così puntuale.
Questo legame va continuamente rinsaldato dall’azione responsabile, dalla lealtà di chi si trova a svolgere pro-tempore un incarico pubblico, a tutti i livelli. Ma non potrebbe resistere senza il sostegno proveniente dai cittadini.
Spesso le cronache si incentrano sui punti di tensione e sulle fratture. Che esistono e non vanno nascoste. Ma soprattutto nei momenti di grave difficoltà nazionale emerge l’attitudine del nostro popolo a preservare la coesione del Paese, a sentirsi partecipe del medesimo destino.
Unità istituzionale e unità morale sono le due espressioni di quel che ci tiene insieme. Di ciò su cui si fonda la Repubblica.
Credo che ciascun Presidente della Repubblica, all’atto della sua elezione, avverta due esigenze di fondo: spogliarsi di ogni precedente appartenenza e farsi carico esclusivamente dell’interesse generale, del bene comune come bene di tutti e di ciascuno. E poi salvaguardare ruolo, poteri e prerogative dell’istituzione che riceve dal suo predecessore e che – esercitandoli pienamente fino all’ultimo giorno del suo mandato – deve trasmettere integri al suo successore.
Non tocca a me dire se e quanto sia riuscito ad adempiere a questo dovere. Quel che desidero dirvi è che mi sono adoperato, in ogni circostanza, per svolgere il mio compito nel rispetto rigoroso del dettato costituzionale.
È la Costituzione il fondamento, saldo e vigoroso, della unità nazionale. Lo sono i suoi principi e i suoi valori che vanno vissuti dagli attori politici e sociali e da tutti i cittadini.
E a questo riguardo, anche in questa occasione, sento di dover esprimere riconoscenza per la leale collaborazione con le altre istituzioni della Repubblica.
Innanzitutto con il Parlamento, che esprime la sovranità popolare.
Nello stesso modo rivolgo un pensiero riconoscente ai Presidenti del Consiglio e ai Governi che si sono succeduti in questi anni.
La governabilità che le istituzioni hanno contribuito a realizzare ha permesso al Paese, soprattutto in alcuni passaggi particolarmente difficili e impegnativi, di evitare pericolosi salti nel buio.
Ci troviamo dentro processi di cambiamento che si fanno sempre più accelerati.
Occorre naturalmente il coraggio di guardare la realtà senza filtri di comodo. Alle antiche diseguaglianze la stagione della pandemia ne ha aggiunte di nuove. Le dinamiche spontanee dei mercati talvolta producono squilibri o addirittura ingiustizie che vanno corrette anche al fine di un maggiore e migliore sviluppo economico. Una ancora troppo diffusa precarietà sta scoraggiando i giovani nel costruire famiglia e futuro. La forte diminuzione delle nascite rappresenta oggi uno degli aspetti più preoccupanti della nostra società.
Le transizioni ecologica e digitale sono necessità ineludibili, e possono diventare anche un’occasione per migliorare il nostro modello sociale.
L’Italia dispone delle risorse necessarie per affrontare le sfide dei tempi nuovi.
Pensando al futuro della nostra società, mi torna alla mente lo sguardo di tanti giovani che ho incontrato in questi anni. Giovani che si impegnano nel volontariato, giovani che si distinguono negli studi, giovani che amano il proprio lavoro, giovani che – come è necessario – si impegnano nella vita delle istituzioni, giovani che vogliono apprendere e conoscere, giovani che emergono nello sport, giovani che hanno patito a causa di condizioni difficili e che risalgono la china imboccando una strada nuova.
I giovani sono portatori della loro originalità, della loro libertà. Sono diversi da chi li ha preceduti. E chiedono che il testimone non venga negato alle loro mani.
Alle nuove generazioni sento di dover dire: non fermatevi, non scoraggiatevi, prendetevi il vostro futuro perché soltanto così lo donerete alla società.
Vorrei ricordare la commovente lettera del professor Pietro Carmina, vittima del recente, drammatico crollo di Ravanusa. Professore di filosofia e storia, andando in pensione due anni fa, aveva scritto ai suoi studenti: “Usate le parole che vi ho insegnato per difendervi e per difendere chi quelle parole non le ha. Non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi. Infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela la vita, non adattatevi, impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa. Voi non siete il futuro, siete il presente. Vi prego: non siate mai indifferenti, non abbiate paura di rischiare per non sbagliare…”.
Faccio mie – con rispetto – queste parole di esortazione così efficaci, che manifestano anche la dedizione dei nostri docenti al loro compito educativo.
Desidero rivolgere un augurio affettuoso e un ringraziamento sincero a Papa Francesco per la forza del suo magistero, e per l’amore che esprime all’Italia e all’Europa, sottolineando come questo Continente possa svolgere un’importante funzione di pace, di equilibrio, di difesa dei diritti umani nel mondo che cambia.
Care concittadine e cari concittadini, siamo pronti ad accogliere il nuovo anno, ed è un momento di speranza. Guardiamo avanti, sapendo che il destino dell’Italia dipende anche da ciascuno di noi.
Tante volte abbiamo parlato di una nuova stagione dei doveri. Tante volte, soprattutto negli ultimi tempi, abbiamo sottolineato che dalle difficoltà si esce soltanto se ognuno accetta di fare fino in fondo la parte propria.
Se guardo al cammino che abbiamo fatto insieme in questi sette anni nutro fiducia.
L’Italia crescerà. E lo farà quanto più avrà coscienza del comune destino del nostro popolo, e dei popoli europei.
Buon anno a tutti voi!
E alla nostra Italia!
Il video del Discorso del Presidente Mattarella del 31 dicembre 2021
Come seguire il Discorso di Fine Anno 2021 di Mattarella in tv
Come vuole la tradizione, il Discordo di Fine Anno del Presidente della Repubblica viene trasmesso a reti unificate e va in onda subito dopo il Tg1 delle 20.
L’appuntamento è quindi per le 20.30 su Rai 1, Rai 2, Rai 3, Rai News, La7, Sky Tg24, Tv2000 mentre ci sono Canale 5, Rete 4.
Messaggio di Fine Anno 2021 di Mattarella in streaming
Il Messaggio di Fine Anno del Presidente Mattarella è in streaming su RaiPlay, su Mediaset Play nelle dirette di Canale 5 e sul live streaming di La7.