Meraviglie d’Africa è un vero e proprio film: protagonisti la Namibia, Alberto Angela e la squadra tv
Lo speciale di Capodanno 2024, Meraviglie d’Africa – Namibia, colpisce per la cinemarografia e per il racconto: un film di supereroi…
Non solo per le citazioni che attraversano la puntata – che si apre con un richiamo a Guerre Stellari, si chiude con 2001 – Odissea nello spazio ed è puntellata da colonne sonore che evocano grandi deserti -, ma per la sua costruzione visiva e per la sua struttura narrativa Meraviglie d’Africa – Namibia si srotola come un meraviglioso film dalla cinematografia affascinante e dal racconto appassionante.
Un docureality della natura
I suoi protagonisti sono diversi. In primis le meraviglie della Namibia, da quelle naturali a quelle animali, passando dalla sua storia ancestrale (aggettivo che Angela usa più volte per sottolineare l’origine comune per l’intera umanità che ha mosso in Africa i suoi primi passi) alla sua cultura antica.
La sua forza viene fuori grazie a un taglio narrativo che fa sì che tutto sembri scorrere ‘naturalmente’ sotto gli occhi di Angela e delle telecamere: la visita al parco naturale di Etosha è un viaggio nel quotidiano dei suoi abitanti, catturato dalle telecamere che stanno ben attente a guardarsi intorno senza disturbare, mentre colgono il racconto della ‘guida’ e organizzano lo sguardo per non perdersi nulla.
Basta ripensare al ghepardo, ‘seguito’ al passo dalla jeep di Angela e dal mezzo di supporto con le telecamere, che spunta sullo sfondo in un gioco di messe a fuoco che alterna narratore e oggetto del narrare (intorno al minuto 22), allo scontro ‘live’ tra gnu e orice che rimanda ai grandi doc di Attenborough o al leone che incrocia il passo della troupe unendo ‘wilderness’ a consuetudine ‘safaristica’: un aspetto che si troverà anche nell’incontro con i San, popolazione cara ad Angela e che qui svolge una funzione da romanzo di formazione. Ma ne parleremo tra poco.
Alberto Angela torna nel suo ‘habitat naturale’
Protagonista di questo Meraviglie d’Africa è senza dubbio Alberto Angela, narratore onnipresente e ‘onnisciente’ che si mette in ascolto del ‘creato’ col suo approccio assolutamente scientifico, da paleoantropologo quale è. Ci porta per mano in territori sconosciuti complicati, estremi, di cui ci riesce a farci percepire tutto lo spessore, in una tridimensionalità narrativa che non è comune nei racconti documentari.
Ciò si deve non solo alla capacità di ‘ascolto’ che emerge dall’approccio reality, ma anche al fatto che qui ritroviamo l’Alberto Angela più ‘autentico’, più ‘innamorato’, che torna alle origini della grande madre Africa e che torna anche alle sue origini di paleontologo e di paleo-antropologo. Non che sia ‘fuori luogo’ quando gira per i saloni di Versailles o tra i viali di Milano, ma tra le dune del deserto si percepisce nettamente il suo rapporto profondo con la ricerca, nelle sue varie forme. Soprattutto in quelle che lo hanno visto formarsi.
Lo si respira, ad esempio, nella descrizione e nell’interpretazione delle incisioni rupestri di Twyfelfontein, che è poi lo ‘spunto’ stesso dello speciale, dal momento che è Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco in Namibia. Lo si avverte nel racconto della sabbia, nel suo aggirarsi tra le meraviglie naturali di altopiani corrosi dall’acqua e dal vento. Lo si tocca nel contatto con le popolazioni San, a noi più note col nome di Boscimani, che più volte ha avuto modo di incontrare, come ricorda lui stesso e come mostra anche ai telespettatori rievocando un incidente col miele che diventa ancora occasione di scherzo con i nativi.
Come dentro un film
Come dentro a un film, o a una saga, abbiamo un prequel e un sequel: l’episodio del miele versato sulla camicia è l’occasione per ricordare non solo un episodio divertente, ma anche chi non c’è più, come alcuni dei San che lo accompagnarono in quell’occasione, morti poi in un incendio. Un modo per ricordare le difficoltà di una vita estrema, ma anche un filo emotivo, drammatico e personale che disegna un arco narrativo dei protagonisti e che lega indissolubilmente pubblico, il loro simulacro e nativi in un abbraccio davvero particolare.
Il ‘discorso di Angela’ alla nazione (dei telespettatori)
“L’Africa fa parte di noi. un continente maltrattato, certamente temuto, frainteso, dal quale però tutti proveniamo perché è qui che è nata l’umanità […] Quel che vediamo è un riassunto delle nostre origini, perché anche noi veniamo da questi ambienti. È come se fossimo tornati nel punto in cui è iniziata la nostra straordinaria storia. [….] Questo… questi… siamo noi”
commenta Alberto Angela accompagnando le immagini realizzate nel parco naturale di Etosha o le danze San e ricorda a tutti che l’umanità è nata lì, da quel continente dal quale tanti vogliono prendere le distanze. Questo richiamo alla ‘madre Africa’ fa del programma di Alberto Angela quasi il trait d’union tra il Messaggio di Fine Anno di Mattarella, che ha richiamato gli italiani all’ascolto e all’accoglienza dei migranti, e l’omelia di Papa Francesco, che ha ricordato la centralità della (ma)donna, madre e consolazione. Le richiami di Angela alla matrice comune dell’umanità diventa così una sorta di ‘terzo discorso alla nazione’: dopo quello istituzionale rivolto ai cittadini e quello religioso indirizzato ai credenti, nel Capodanno 2024 arriva quello socio-culturale per i telespettatori. E il cerchio si chiude.
Alberto Angela ‘che fa cose’
A suo modo, Alberto Angela è diventato per il pubblico una sorta di supereroe dalle mille abilità. Volendo giocare un po’, questo speciale di Meraviglie ci ha regalato un Alberto Angela più ‘prismatico’ del solito. Semiologo, fonetista (quella lezione sul clic consonantico meriterebbe un approfondimento), antropologo, paleontologo, geologo, critico cinematografico, storico, musicologo e anche ‘pilota’: tra la Due Cavalli a Parigi e la Jeep in Namibia si è ‘inaugurato’ un nuovo ‘filone virale’, ovvero “Alberto Angela che guida cose”. Anche un elicottero, parrebbe…
Scherzi a parte, “l’onniscienza” (mai disturbante) di Alberto è più che altro la testimonianza dell’approccio multidisciplinare che da sempre fa da trama ai racconti della famiglia Angela e dà la misura della sua complessità. Uno sguardo a 360° in cui ciascuno può così trovare un elemento di interesse che possa fare da gancio al resto del racconto.
I supereroi della produzione
Ma ci sono altri supereroi in questo prodotto ed è la squadra di Alberto Angela: menzioni speciali in questa puntata va al regista, al direttore della fotografia, ai cameramen (micidiali), ai dronisti e agli specialisti delle riprese aeree, perché questa volta sono spuntati anche gli elicotteri.
Due keyword per la confezione: preparazione e ascolto.
Le immagini sono, come detto, l’ingrediente mozzafiato di queste produzioni e con Meraviglie questo emerge nettamente. Quel che colpisce, ancora di più in questa esperienza namibiana, è l’attento lavoro di preparazione di ogni singola scena, di ogni minima inquadratura.
L’inizio sulle dune, le dinamiche nel parco naturale, le suggestioni dei ‘canyon’ (che Kubrick non visitò mai, ma Angela sì) non sono ‘solo’ magnifiche riprese, ma sono frutto di studio attento dei luoghi e degli effetti che si vogliono raggiungere e di un gran lavoro preparatorio che in pieno deserto, in estate, è roba davvero da supereroi.
Anche i telespettatori più ingenui non possono che notare la solidissima progettualità di questi prodotti, curata da assoluti professionisti; una progettualità che si accompagna a una non scontata capacità di ascolto e di flessibilità che guarda solo al risultato. Sono quindi necessari i complimenti anche agli autori. Un’orchestrazione piena di meraviglie, esaltata dal suo solista. E buon anno a tutti.