Home Enrico Mentana Mentana al TgLa7: un colpaccio “seriale”

Mentana al TgLa7: un colpaccio “seriale”

Mentana conduce Tg La7La “passionaccia” ha vinto anche stavolta. Il sacro fuoco del giornalismo, incarnato da Enrico Mentana, è riuscito a trasformare la succursale dei tg in un evento televisivo (gli ascolti, del 7.03% e 1.489.000 spettatori, sono un record assoluto). Presentandosi come Cappuccetto Rosso, per i tanti ‘in bocca al lupo ricevuti’, l’ex guru

pubblicato 31 Agosto 2010 aggiornato 5 Settembre 2020 13:15


Mentana conduce Tg La7

La “passionaccia” ha vinto anche stavolta. Il sacro fuoco del giornalismo, incarnato da Enrico Mentana, è riuscito a trasformare la succursale dei tg in un evento televisivo (gli ascolti, del 7.03% e 1.489.000 spettatori, sono un record assoluto). Presentandosi come Cappuccetto Rosso, per i tanti ‘in bocca al lupo ricevuti’, l’ex guru dell’informazione Mediaset ha realizzato un notiziario a sua immagine e somiglianza, che si regge sul potere della sua sola dialettica.

In molti saranno rimasti spiazzati dall’assoluto minimalismo di grafica e studio, pur nel suo abbagliante cromatismo tecnologico, che riduce al minimo la possibilità di distrarsi (niente led, pochi stacchi, alcun movimento redazionale alle spalle del conduttore) e di perdere per strada le parole dell’anchorman.

Parole che riempiono la notizia nuda e cruda, la condiscono di un’esigenza di senso e a volte persino di qualche staffilata moralistica non necessaria: l’appello alla deontologia professionale dei due medici, che hanno litigato in sala parto a Messina, era pleonastico, su.

Mentana conduce Tg La7
Mentana conduce Tg La7
Mentana conduce Tg La7
Mentana conduce Tg La7
Mentana conduce Tg La7
Mentana conduce Tg La7
Mentana conduce Tg La7
Mentana conduce Tg La7

Ma, quello che ha più personalmente colpito il sottoscritto, è l’intro con cui Mentana ha illustrato la sua rentreée giornalistica. Un cappello introduttivo degno della scena di un telefilm che anticipa la sigla, in cui il buon Enrico si è dimostrato campione di retorica (specie della ‘preterizione’, ovvero quell’abile procedimento per cui neghi di fare qualcosa che alla fine stai facendo). Il giornalista non vuole mettere se stesso prima della notizia, ma in fondo è quello che fa e che conquista il pubblico, perché è uno dei pochi che ha ancora la credibilità per farlo.

E, proprio dal cappello introduttivo, Mentana dovrebbe ripartire per ‘snellire’ il tg vero e proprio, ispirandosi un po’ alla sua rubrica su Rds di sintesi delle news. Una sorta di editoriale pre-informativo, che potrebbe fare del Tg La7 la risposta giornalistica a In Treatment. Con una sola pecca: il legarsi troppo alla figura carismatica di Mentana rischia di creare qualche impedimento al principio di serialità su cui si impernia.

Con Mentana ti chiedi sempre ‘dove eravamo rimasti’ e lo aspetti alla puntata successiva, perdonandogli persino il lancio di servizi non propriamente professionali (quello sulle Gheddafine, frivolezza dell’argomento a parte, lasciava un po’ il tempo che trovava in quanto a sciatteria tecnica). E poi lo vedi collegarsi con un’eccitatissima Costamagna, subito dopo In onda, e con i suoi ospiti Lerner e Feltri. E capisci che a Mentana il mezzobusto gli sta stretto. Lui vorrebbe fare contemporaneamente anche Matrix.

Allora capisci anche che il bisogno di un giornalismo migliore, in lui, ha trovato la primadonna di principale richiamo, al punto da umiliare il resto della redazione nella sua succedaneità. Prepariamoci a picchi e a crolli, insomma.

Enrico Mentana