MEA CULPA: attenzione, io non sono più a Tv Talk da settembre…
Un pomeriggio al Salone del Libro di Torino. Sono nei pressi dello stand della Rai. Devo presentare il film doc intitolato “Concerto italiano” che nel settembre prossimo inaugurerà la nuova edizione del Prix Italia. Lo scorso anno andò molto bene con “Torino Gira”, una scommessa: raccontare in non più di sessanta minuti la storia della
Un pomeriggio al Salone del Libro di Torino. Sono nei pressi dello stand della Rai. Devo presentare il film doc intitolato “Concerto italiano” che nel settembre prossimo inaugurerà la nuova edizione del Prix Italia. Lo scorso anno andò molto bene con “Torino Gira”, una scommessa: raccontare in non più di sessanta minuti la storia della città capitale dal 1861 ai nostri giorni. Dieci minuti di applausi al Piccolo Regio e ripetute messe in onda. Una emozione senza pari.
Questa volta, più o meno con gli stessi minuti (pochi di più) debbo raccontare una storia, anzi le storie dell’Unità d’ Italia attraverso le immagini e i sonori che partivano dal 1961 (centenario dell’Unità, celebrato a Torino) e possono rappresentare l’ultimo messo secolo, appunto fino al 150 anni. Ce la farò?
Nel pomeriggio, dopo la presentazione, incontro una persona che non conoscevo se non attraverso i suoi libri, saggi e romanzi validi: Alessandro Zaccuri. Il quale, per Sat2000, conduce il programma “Il Grande Talk”. Come molti sanno questo programma, ad un certo punto delle sue vicende non centenarie, si è disunito. Da una parte ,”Il Grande Talk” ha continuato nella sua strada, e chi vuole può andare a verificare le differenze rispetto al passato. Dall’altra, “Tv Talk”, condotto da Massimo Bernardini (un amicone), che su Rai3 ha preso una strada diversa rispetto alle sue origini ed è quella trasmissione settimanale che, anche in questo caso, ognuno può vedere e giudicare come meglio gli piace.
Zaccuri è stato gentile, ho ricambiato, e ci siamo salutati in fretta inghiottiti dal ritmo assordante (più che le parole al Salone comandano le musiche da discoteca o da musiche terzomondiste), oltre che dai nostri reciproci impegni.
Assolto il mio compito allo stand della Rai, dove era avvenuta la presentazione del Prix e di “Concerto italiano”, ho raggiunto un altro padiglione dove avrei dovuto conversare con una brava giornalista, nonchè critico tv, Alessandra Comazzi, della “Stampa”. L’oggetto della conversazione, che è stata piacevole anche a suo dire della Comazzi, era il libro che ho dedicato ad una diva famosa di ieri, anzi dell’altro ieri: “Greta Garbo- Diventare star per sempre”.
Prima di questa seconda presentazione, è avvenuta una cosa curiosa su cui voglio tornare per soffermarmi un attimo sugli strani effetti dell tv di oggi. Vengo avvicinato da signore e signori che si complimentano per i miei interventi a “Tv Talk”, trasmissione con cui ho collaborato per quattro anni filati. Questa porzione di garbato pubblico di varia età- vecchi e giovani- non solo di complimentava, facendomi molto piacere, ma si rallegrava del fatto che essi mi seguivano con gusto e profitto anche in queste settimane.
Sono rimasto stupefatto, basito. Li ho lasciati parlare per un poco, quindi, chiamato per la conversazione sulla Garbo, mi sono allontanato, e loro cortesemente hanno assistito alla conversazione stessa, al termine della quale sono riuscito a dire-nel mentre ringraziavo e firmavo copie- a qualcuno dei complimentosi che io non compaio più a “Tv Talk” dal settembre scorso. Li ho visti sorpresi. Una meravigliosa giovane signora, con un sorriso, ha detto: “Si deve che ci è rimasto negli occhi e nel cuore”.
I sorrisi si sono mescolati e ci siamo salutati con ironica simpatia. Non era la prima volta che mi capitava di esser fatto segno a complimenti per smemoratezza attiva, cioè a ricordi sinceramente ribaditi proprio sulla mia partecipazione a “Tv Talk”.
Mi sono ricordato, preso dalla curiosità del fatto , i alcuni paradossi della storia. Ad esempio, facendo le ricerche su due attori Osvaldo Valenti e Luisa Ferida, fucilati in una strada di Milano a seconda guerra mondiale appena finita, scoprii che c’erano giornalisti e giornali che per anni continuarono a pubblicare articoli in cui testimoni oculari dicevano di avere visto i due a Saigon, in Svizzera e in altri paesi.
Scoprii anche che cose del genere, ovvero suggestioni mentali capaci di ricordare l’inesistente, si erano e si sono ripetute più volte: dopo la morte di Martin Luther King, di Marilyn Monroe e di James Dean…
Le spiegazioni possono essere diverse. Una cosa è certa: cinema e tv, da quando ci sono, hanno dato un fenomenale contributo alla visionarietà e alla mitomania. Due “mali” che dal Novecento in poi hanno attecchito e resistono.
Beh, per quanto mi riguarda, il piccolo incidente mi ha suscitato un ottimo, si può dire?, buon umote. Ho pensato che gli smemorati delle memorie inesistenti, e resistenti, mi potessero aver scambiato con gli amici ancora a “Tv Talk”, Giorgio Simonelli e Daniele Doglio. Ai quali non penso proprio di somigliare, se non per i fili bianchi nei capelli. Lusingato. Lusingatissimo. Ma, ripeto, da settembre non sono più a “Tv Talk” e vivo benissimo, anche nella memoria di gente troppo buona, nonostante gli effetti imponderabili delle tv, persone incontrate per caso. Tutti insieme appassionatamente avvinti negli effetti subliminali delle tv.
Mea culpa? Mia massima culpa? No cose delle tv. Attenzione, cari amici sono fuori dal talk e prima o poi dirò il perchè. Per continuare a sorridere.
Italo Moscati