Max Laudadio a Blogo: “Assolto con Michelle Hunziker. Torno a Striscia e debutto a Tv 2000 con uno scopo: aiutare gli altri”
L’assoluzione dal ‘caso Rody Mirri’, i 14 anni a Striscia la notizia, la radio ed il debutto a Tv 2000: lunga intervista a Max Laudadio.
[raw content=”
“]
La sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Rimini parla chiaro: Michelle Hunziker e Max Laudadio sono stati assolti da ogni imputazione. I due erano sotto processo su denuncia del talent scout Rodolfo Mirri, il quale aveva chiesto anche un milione e mezzo di euro di danni. La vicenda era nata nel 2010 a Striscia la notizia, quando un’inchiesta firmata dallo storico inviato aveva denunciato il comportamento dell’agente che prometteva ingaggi nel mondo dello spettacolo in cambio di prestazioni sessuali a delle giovani alle prime armi.
Laudadio, sei stato assolto.
“Non avevo dubbi che il risultato fosse questo. Sapevo di non aver commesso nessun reato. Peraltro, erano cinque i capi d’imputazione – interferenza illecita, diffamazione, violazione di domicilio, sostituzione di persona e intralcio al lavoro – che mi portavano ad una richiesta del pm di un anno e quattro mesi di reclusione. Sapevo di non aver commesso niente di tutto ciò e confidavo nella giustizia”.
Sarai un habitué delle cause.
“Un giorno sì e l’altro pure i miei servizi vanno a finire in indagini. Troppo spesso sul banco degli imputati ci finisco io con le mie inchieste e non i delinquenti che vado a cercare. Anche nel caso di Rody Mirri, è stato lui a denunciare me ma nessuno ha fatto un’inchiesta contro di lui. Questo è incredibile, mi lascia basito. Tra l’altro, non ho mai avuto una condanna”.
Legalmente vi autogestite come gli inviati de Le Iene o siete seguiti dall’ufficio legale di Mediaset?
“Antonio Ricci, con l’ufficio legale di Mediaset, copre tutto il lavoro degli inviati. Il lavoro viene messo in onda da Striscia la notizia quindi normalmente in una causa siamo indagati sia noi che realizziamo il servizio che l’editore ed autore del programma, Antonio Ricci. C’è sempre un concorso di colpa”.
Che edizione di Striscia sarà per te?
“Tornerò a parlare di persone che hanno bisogno, è un argomento che mi interessa particolarmente. E parlerò di sicurezza. Iniziamo da questi temi”.
Antonio Ricci ha parlato di una “clausola di rescissione con una penale pazzesca” per gli inviati. Aggiungendo: “Sono fiducioso che questa clausola verrà tolta entro lunedì altrimenti non andremo in onda”. Di cosa si tratta?
“Non posso parlare di questo argomento”.
Andiamo indietro nel tempo, allora. Tutto è iniziato facendo il capo animatore nei villaggi turistici: corretto?
“Quando ero ragazzino pensavo fosse la giusta gavetta per iniziare questo lavoro, senza sapere dove mi avrebbe portato o se mi avrebbe portato a qualcosa. Di base, posso dire con certezza che il lavoro nei villaggi dà tanto: ti disinibisce, ti permette di lavorare senza vergognarsi, ti dà una prima base per lo spettacolo. Poi, crescendo, ti accorgi anche dei difetti che ti porti dietro da quell’esperienza: tendi ad essere sempre sopra le righe e ad esagerare”.
La prima esperienza televisiva è stata a Match Music.
“Sono approdato lì proprio grazie ai villaggi. Fanny (Fidenzo, ndr), importante inviata di Match Music, era capo-coreografa nel villaggio dove lavoravo anche io. Quell’anno mi propose di andare a lavorare con lei. Accettai perché c’era bisogno di sostituire Fabio Volo ed Andrea Pellizzari che per la prima volta andavano a condurre un programma da soli. Li ho ritrovati, poi, in studio a condurre Le Iene quando ho fatto il mio primo anno lì”.
Sei stato tre anni a Le Iene.
“Corretto”.
“Non hai la stoffa per diventare qualcuno”, ti disse Davide Parenti. Aveva torto?
“Non aveva torto. Ero un ragazzo giovane con tanta voglia di fare, ma anche con tanti difetti. Do ragione a Davide Parenti: non ero in grado di fare questo lavoro, ai tempi. Grazie a lui e alle sue forti provocazioni ho messo la testa apposto per poter lavorare in quest’ambiente. La stima nei suoi confronti non è mai scemata”.
Com’è avvenuto il passaggio da Le Iene a Striscia?
“E’ avvenuto su un campo da calcio. Giocavo con la Nazionale Artisti insieme ad alcuni inviati di Striscia e ad altri colleghi. Fra questi c’era anche Lorenzo Beccati, autore storico del programma nonché voce del Gabibbo. Un giorno, durante una partita, gli chiesi se c’era la possibilità di provare a fare un servizio per Striscia. Così è nato tutto. E’ stato il primo caso di un inviato che passava da Le Iene a Striscia“.
Il primo servizio?
“Le armi vendute illegalmente come souvenir nei negozi di San Marino”.
Ed il migliore, secondo te?
“Per quello che hanno rappresentato i quaranta servizi in onda, direi il caso di Massimo Banfer. Era quello che rubava – posso dirlo in maniera certa perché è stato condannato – fondi per le vittime della strada tramite un’associazione e la presenza di testimonial importanti come Valentino Rossi e Max Biaggi. Ad un certo punto, noi scopriamo che quei soldi li aveva utilizzati per comprarsi un hotel in Canada. Sono andato a trovarlo in Canada quattro. Ora non può più tornare in Italia… ma ogni volta che torna, lo vado a salutare perché deve ancora restituire i soldi della beneficenza”.
Il caso MasterChef, mediaticamente, ha fatto parlare parecchio.
“Il caso MasterChef è un caso che ho seguito con grande attenzione perché ho sempre seguito temi vicini alla cucina. Lo scorso anno la cucina molecolare, quest’anno MasterChef. E’ stato uno dei tanti argomenti che ho trattato: niente di più, niente di meno”.
Sono arrivate minacce ed insulti per quei servizi.
“Minacce ne ricevo per ogni servizio. Una più, una meno, non mi cambia. Anni fa ho fatto un servizio contro le moto nei boschi: essendoci centinaia di motociclisti che vanno nei boschi, quello è stato uno dei servizi che mi ha fatto ricevere più insulti in assoluto. Ma ne rifarei altri venti di servizi così. Loro sanno che è illegale, però le leggi in Italia vanno bene solo se non ti tolgono vantaggi. Io invece sono per la legge uguale per tutti”.
Non dev’essere – semplifichiamo – ‘facile’ la vita dell’inviato alla costante ricerca dei furbetti.
“Ogni lavoro ha i suoi pro ed i suoi contro. Noi siamo tanto fortunati. Tantissimo. Certamente, il nostro impegno è gigante: Striscia va in onda 221 volte all’anno, io consegno circa 90 servizi l’anno. Un giorno sì, un giorno no. Significa lavorare 250 giorni, sette su sette, senza orari per mangiare o dormire. Quando si è dietro ad un truffatore, non si può certo decidere quali orari fare. Sto sotto casa di una persona anche per quindici ore consecutive. E’ stancante, senza dubbio. Ma quando ti rendi conto che questo è un lavoro socialmente utile, allora la stanchezza passa in secondo piano”.
Fai inchieste ma non sei giornalista.
“Non mi interessa e non mi è mai interessato. Non mi sento un giornalista. Non mi sento neppure un attore, un conduttore radiofonico, un fotografo, un cantante. Mi sento un po’ di tutto e va bene così”.
Questo è il tuo tredicesimo anno a Striscia.
“Forse è addirittura il quattordicesimo”.
Non hai mai pensato di mollare?
“Ho sempre fatto tante cose contemporaneamente. Striscia è sempre stato il mio zoccolo duro, quello che mi ha dato tanto. Parallelamente, però, ho sempre fatto altre cose: ho fatto per otto anni la radio, quest’anno lavorerò in altre televisioni con altri programmi, poi le mostre fotografiche, il teatro. Le scelte non si fanno solo per le proprie esigenze ma anche per quello che offre il mercato”.
Hai citato la radio. Com’era finita con Radio 2? C’erano state svariate polemiche.
“Le polemiche nascono quando le persone hanno la paglia ‘al sedere’. Successe un casino per una situazione assolutamente stupida. Il mio era un programma da bar e, come può succedere in qualsiasi programma da bar, un tipo disse: ‘Non se ne può più dei privilegi dei politici…’. Io feci un commento del tipo ‘Se solo facessero il loro lavoro…’. Questo dette fastidio a qualcuno”.
Dette fastidio a Schifani, principalmente.
“Schifani che, invece di fare il proprio lavoro, si mise ad ascoltare la radio. Aveva tempo per ascoltare la radio. E decise che una persona che faceva servizio pubblico non poteva dire ‘frasi qualunquiste’ come quella. Io risposi dicendo che era il programma ad essere qualunquista, non io. Sarebbe come chiedere a Striscia di non fare inchieste: sarebbe impossibile, la trasmissione è fatta così. Il mio programma era fatto così: era qualunquista, serviva per far parlare la gente. Ma c’è una verità che in pochi sanno”.
Prego.
“Due giorni dopo quel fatto terminava il mio contratto con Radio 2. Tutti hanno pensato ad un allontanamento censorio, invece era semplicemente finito il contratto. Poi non so se quella vicenda possa aver condizionato qualcosa o qualcuno. Non ci furono problemi da parte mia. Mi fece solo sorridere Schifani, doveva avere cose più importanti a cui pensare”.
Torneresti a far radio?
“La radio è la mia vita. Non riesco mai a rifiutare offerte radiofoniche”.
Il tuo cognome, passami la battuta, ti ha portato a Tv 2000.
“Son sempre stato un non credente ateo. Due anni fa credo di aver avuto il dono profondo della conversione. Non me lo aspettavo. Non me lo aspettavo a 43 anni. Non credevo fosse possibile. Invece è successo, mi ha fatto riflettere e scegliere le cose giuste da portare avanti. Ha cambiato il mio modo di vivere. Sono molto felice di portare questo cognome (ride, ndr). E chissà, può darsi che mi abbia portato sul serio a Tv 2000”.
Come sarà Pulci Famose, il tuo programma?
“Sarà un gioiellino. Nasce per aiutare le piccole associazioni di beneficenza. Quando un programma nasce per aiutare gli altri e non per fare ascolti, è già un bel passo avanti. Strutturalmente, Pulci Famose doveva essere un programma in esterna. Invece la rete mi ha fatto una controproposta e quindi è diventato un grande show. Sarà un varietà con comici, musica dal vivo, ospiti. Il filo conduttore sarà questo grandissimo mercatino dell’usato composto non da cimeli di personaggi famosi, ma da oggetti che butterebbero via. Oggetti che potrebbero non avere valore ma che serviranno per finanziare progetti importanti di beneficenza”.
Cosa vuole fare da grande Max Laudadio?
“Mi piacerebbe continuare a fare quello che sto facendo: lavorare in questo ambiente. Però, con un obiettivo principe: quello di aiutare gli altri. Mi piacerebbe che tutto il mio lavoro artistico potesse avere uno sfondo sociale. Per questo motivo Pulci Famose. Per questo motivo faccio mostre fotografiche con scopi benefici. Per questo motivo ho un’associazione (Associazione On, ndr). Vorrei restituire agli altri la grande fortuna che ho avuto nella mia vita”.