Mauro Masi: “Mai stato un censore, quando ero in Rai Santoro e Dandini non hanno perso una puntata”
L’ex direttore generale della Rai in un’intervista al Fatto Quotidiano difende il proprio operato, e ricorda: “Quando c’ero io, Santoro era in Rai. E ora?”
La Rai di Mauro Masi era più libera di quella di Lorenza Lei? E’ quello che lascia intendere l’ex direttore generale della tv pubblica, attualmente amministratore delegato del Consap, in un’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano. Masi (che – giova ricordarlo – per la Rai aveva progetti culturali di un certo spessore) spiega a Carlo Tecce, che gli domanda se gli dispiaccia essere ricordato come Masi il censore:
“Sì, perché non corrisponde al vero. Con me in viale Mazzini, a parte le opinioni personali, i programmi di Michele Santoro e Serena Dandini non hanno perso una puntata”.
Masi, insomma, non voleva cacciare Santoro, anzi:
“Io immaginavo un contributo diverso per lui. Ripeto: io avevo lui e la Dandini in azienda, adesso non ci sono più. E in futuro valuteremo queste scelte”.
Probabilmente il Masi intervistato dal Fatto Quotidiano non è lo stesso Masi che in una telefonata a Luigi Bisignani diceva:
“La verità è che da quando questi hanno capito che il Consiglio non mi ha passato il licenziamento di Santoro si sentono più forti. L’unica cosa che mi era riuscita è di togliere la Busi perché l’ho fatta di autonomia e non è passata dal consiglio”.
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Masi, poi, nell’intervista si lascia andare anche a un laconico giudizio su Augusto Minzolini.
“I nostri rapporti sono inesistenti. Non mi va di litigare con lui. È un provocatore, e pure intelligente”.
Infine, il fidanzato di Ingrid Muccitelli ricorda le sensazioni che provava in Rai:
“E’ un’azienda che ti fa seguire da tanti giornalisti, e non nego che solleticava la mia vanità. Però, in viale Mazzini non esiste nulla di riservato, anche uno sbadiglio viene scritto. E poi non dovevamo cercare il pluralismo in un’addizione: cinque programmi di centrosinistra non pareggiano cinque programmi opposti di centrodestra”.
Se se ne fosse accorto prima, su Raiuno non avremmo visto (e pagato) il programma di Vittorio Sgarbi (e probabilmente oggi non vedremmo Giuliano Ferrara).