Mauro Masi promette di fare i nomi in un libro in uscita. E intanto fa chiarezza sul “Codice Masi”
L’ex direttore generale della Rai racconta la sua verità sugli 800 giorni di dirigenza e fa i nomi di chi gli ha remato contro
Mauro Masi, ex direttore generale della Rai, fa parte oramai della storia passata. Ma in un periodo in cui nomine e accadimenti fanno discutere, rispunta anche il suo nome per l’annuncio di un libro in uscita a marzo (la data non è ancora certa), dal titolo Un nemico alla Rai – 800 giorni “contro” nella tv pubblica. In un’intervista rilasciata a Chi in edicola quest’oggi, Masi racconta che l’idea del libro nasce per fare chiarezza sul periodo nel quale è stato dg, per sgombrare dalla gente dubbi su una gestione non chiara e poco equilibrata della tv di stato.
Il ricordo che lo spettatore medio ha di Masi è probabilmente legato alla famosa telefonata in diretta ad Annozero, il programma di Michele Santoro al tempo campione d’ascolto; oppure all’arrivo di Giuliano Ferrara nella fascia di access prime time e Vittorio Sgarbi in prima serata (uno dei più grossi flop televisivi di tutti i tempi). Insomma, ricordi che in qualche modo fanno ripensare alla politica. Ma è proprio questo che Masi vuole spiegare.
Tra le altre cose, Masi racconta a Chi:
Io sono entrato in Rai dove c’era una chiara e ben definita tendenza politica. Non mi nascondo dietro un dito e dico che l’orientamento era a sinistra, lo sanno tutti, e non ammetterlo sarebbe ipocrita. Mi si sono messi contro in tanti, ad iniziare dal partito Rai. […] Il mio sogno era quello di far rispettare a tutti le stesse regole. Soprattutto riequilibrare l’informazione televisiva. Ho proposto Bruno Vespa in prima serata, Giuliano Ferrara e infine Sgarbi. Volevo garantire un pluralismo per addizione: ovvero cinque programmi al centrodestra, cinque al centrosinistra. Ho sbagliato, qualcosa non ha funzionato.
Masi sostiene insomma di aver agito in buona fede, ma dice anche che rifarebbe tutto ciò che ha fatto nel suo periodo da dg. Come la sospensione di Vauro:
Io volevo e sognavo che tutti applicassero le stesse regole. L’ho fatto mettendoci sempre la faccia. Percepivo a pelle di essere trattato come un nemico. Cinque giorni dopo la mia nomina, ad esempio, ho sospeso Vauro Senesi per una vignetta allucinante e orribile sui cadaveri e le bare del terremoto in Abruzzo. Da lì in poi è stata guerra. Molto appariscente la guerra con la sinistra, molto meno evidente, ma eccome se esistente, quella con alcuni esponenti della destra in Rai.
I suoi problemi, sostiene, sono nati principalmente perché la sua nomina è avvenuta grazie al governo Berlusconi:
Io sono stato nominato da Berlusconi e per un certo mondo di sinistra avevo un marchio. Che sciocchezza, che bestialità! Io dovevo essere giudicato per il lavoro svolto.
Ma ora promette di raccontare la verità, di fare i nomi di chi gli ha remato contro e di presentare documenti originali a testimonianza di quanto scrive. Sottolinea inoltre come lui non sia da considerare un nemico della Rai anche perché l’ha “salvata” dalle mani di Murdoch, che offriva 50 milioni di euro l’anno, per 7 anni, per comprarla. Qualcuno l’ha accusato di aver fatto saltare la trattativa, ma lui dice di essersi semplicemente rifiutato di svenderla.
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