Maurizio Costanzo: “Il futuro della tv è il web, c’è bisogno di idee”
Maurizio Costanzo traccia un identikit della tv di oggi e guarda al futuro del mezzo: intanto si è dato al ‘talk radio’ su 102,5.
Maurizio Costanzo racconta la ‘sua’ tv, quella che ha fatto e anche quella che vorrebbe fare, in una lunga intervista rilasciata al Tgcom e pubblicata oggi sul portale online dell’informazione Mediaset. Ed è proprio sul web, nel web e col web che si intreccia il destino della tv italiana, alla ricerca di nuove idee e di formati, capaci di uscire dal ‘solito giro’ di talent, fiction e game show per cercare anche durate diverse, format più brevi, avvicinando sempre più la tv generalista a quella del DTT.
“Questa televisione non può che andare incontro ad una mutazione con l’inserimento nel Web. La tv generalista ancora riesce a catalizzare un pubblico adulto, i giovani si riversano sul Web e proprio questo è il futuro, [mentre] penso che il digitale abbia un ventaglio più largo di offerte ma inevitabilmente si sta avvicinando alla generalista. Vedo comunque una bella programmazione in giro e con tanta roba bella”
dice ‘il baffo della tv italiana’, che nel 1976 introdusse con ‘Bontà loro’ non solo (o non tanto) la formula del talk show in Italia quanto ‘l’uomo comune’ nello studio tv, che è poi diventato il ‘must’ degli ultimi trent’anni sul piccolo schermo italiano.
Tra la roba bella che vede sul digitale terrestre magari c’è anche il daytime di Amici, sbarcato quest’anno su Real Time. Ma se speravate di ‘strappargli’ qualche ‘confidenza’ sul passaggio del format della De Filippi ‘sull’altra sponda’ questa non è l’intervista giusta. Si limita semplicemente a osservare che
“su Real Time c’è un altro pubblico ancora, più avvezzo alle novità, più consapevole. Passare ai canali digitali non è facile per le persone un po’ avanti nell’età che non riescono a smanettare il telecomando”.
Beh, talvolta è difficile arrivare anche al 7, figurarsi oltre. Ma lui che ormai ‘oltre’ c’è andato, preferendo le onde radio e ritagliandosi una ‘nicchia’ nella seconda serata del sabato sera di Rai 1 con “S’è fatta notte” insieme all’amico di una vita Enrico Vaime, può permettersi di osservare questi 60 anni di tv italiana. Cosa gli manca? A ben guardare due elementi che hanno fatto grande la Rai monopolista:
“Rimpiango la tv pedagogica. La possibilità che sia strumento di insegnamento. Basterebbe poco per creare una trasmissione con questa intenzione. Ma devono essere progetti mirati ad un pubblico giovane, con un linguaggio moderno. Ho discusso spesso per realizzare tutto ciò… E nella tv di oggi è impossibile fare il varietà, mancano gli autori. Oggi ci si riversa solo su fiction, game show e talent”
commenta Costanzo, che sembrerebbe quasi candidarsi alla direzione di una rete, dopo l’esperienza già fatta anni fa a Canale 5 dal 1997 al 1999:
“[Dirigere una rete] è difficile ma anche stimolante. La costruzione di un palinsesto ha sempre esercitato su di me un grande fascino. La tv è realizzazione di idee, proprio in questo momento c’è bisogno di questo”
ribadisce il giornalista e conduttore, che continua a proporre, ideare, elaborare proposte per la tv e magari anche ‘combattere’ per portare qualche cambiamento concreto, come un cambiamento della durata del prime time:
“Non ho mai capito questa insistenza ad allungare i tempi. È una abitudine dei conduttori che vogliono ‘fregare’ il concorrente. E lo so bene perché con il Costanzo show in seconda serata, spesso sono dovuto intervenire per cercare di andare in onda in un orario consono. Dopo una soglia oraria c’è la tendenza a voler captare più pubblico e share, questo impedisce lo sviluppo di quello che viene dopo e, infatti, la seconda serata va in onda in ore assurde”.
Ecco, visto che Costanzo pone la questione some se si trattasse di un’abitudine del conduttore – e non come una strategia di programmazione pro Auditel – potrebbe iniziare a parlarne con la sua metà, il cui sabato sera si ‘estende’ verso l’infinito e oltre (evitando per poco la sovrapposizione proprio con S’è fatta notte). Certo, la De Filippi non è l’unica e si inserisce in un filone (o un malcostume, come preferite) collaudato da tempo, ma va anche detto che mai come in questa stagione tv si son sperimentate formule ‘brevi’ anche per il prime time soprattutto – se non esclusivamente – sulla Rai.
Ma torniamo all’intervista di Costanzo al Tgcom. Inevitabile chiedere a lui che nel corso della sua carriera ha scoperto tanti talenti se si profila all’orizzonte un giovane presentatore di successo:
“C’è in giro un giovane presentatore di successo? Sicuramente c’è, ma sul Web e nei canali digitali, non sulle generaliste. Anche Alessandro Cattelan è bravo ma non lo considererei proprio un debuttante”.
Beh, se non lui chi altro? Si accettano proposte…