Mattino Cinque, Federico Novella difendeva Berlusconi da Vauro. E criticava Fazio
Il giovanissimo partner della Panicucci è un “partigiano” Mediaset
Federica Panicucci, da quando ha ricevuto la buona Novella, ha ritrovato il sorriso. La nuova coppia di Mattino Cinque, che fa molto L’ex Pupa e il Bellone, promette già di andare d’amore e d’accordo.
Lady Fargetta è stata, infatti, omaggiata da un mazzo di rose al loro primo incontro, che l’hanno conquistata subito. Per questo, intercettata da Video Mediaset, ha speso solo aggettivi complimentosi per il nuovo partner:
“Galante, simpatico, comunicativo, educato, perbene”.
Federico Novella, il nuovo conduttore di Mattino Cinque che debutta “giovanissimo” alla conduzione di punta (31 anni), si definisce, invece, preciso, appassionato ed entusiasta.
Fa il giornalista televisivo da dieci anni e la sua carriera è interamente legata a Mediaset. Ma la gavetta l’ha cominciata sulla carta stampata.
Ha raccontato a Tv Sorrisi e canzoni che a 19 anni scrisse da studente una lettera a Il Foglio, per protestare contro alcune inesattezze del suo libro di storia. Il Giornale lo intervistò e da allora lui avviò una collaborazione con il quotidiano.
Si è occupato di politica sin dall’età di 19 anni, poi a 21 anni, nel 2003, ha fatto il primo stage a Studio Aperto. Ecco com’è riuscito a farsi scegliere:
“Una notte, mentre preparavo un esame, ho mandato una lettera di presentazione a tutti: direttori di giornali, televisioni, radio. Mario Giordano fu l’unico a rispondermi. Conosceva già la mia firma e mi propose uno stage. Lui stesso mi ha chiamato dicendomi che, in accordo con l’azienda, aveva deciso di propormi Mattino Cinque. Non ho fatto nessun provino. La considero una grande opportunità, anche se sento un po’ il peso della responsabilità”.
Ricordiamo, però, che Novella non è nuovo alla presenza in video, visto che da settembre del 2012 conduce la rubrica quotidiana di Tgcom24, Checkpoint, in cui si occupa di politica.
Da qui ha iniziato a ricevere una serie di apprezzamenti per il suo aspetto fisico. Persino Flavia Vento, ospite della D’Urso, ha ammesso di avere un debole per lui. Ma Novella è già sposatissimo (con la giornalista Mediaset Marta Vittadini, che si occupa di spettacolo) con due figlie, di 3 e 5 anni.
Ma veniamo a quello che le cronache ufficiali non dicono. Tipo che, già giovanissimo, Novella ha avuto l’onore di ospitare a Check Point Silvio Berlusconi, o di intervistare Piersilvio Berlusconi per Tgcom l’anno scorso.
Evidentemente la sua carriera di editorialista al Giornale dev’essere stata apprezzata dai piani alti. Vorrei ricordare, in particolare, due editoriali in cui l’educato Novella ha rivelato un’insolita vena passionale.
Federico Novella contro Fazio il fazioso
Il primo risale al dicembre 2008, quando un 26enne Novella si scagliava già contro i poteri forti (della controparte). Rileggiamone uno stralcio:
“Premessa antirompiscatole: Fazio vada pure in tv, abbasso la censura, ci mancherebbe che gli tolgano il microfono, al campione della libera informazione barra satira. Detto questo, e sottolineato che non siamo fascisti e prevaricatori, sarà il caso di pigliare la misura delle cose. Quando il presidente Rai Petruccioli dice che Fazio «fa interviste con grande urbanità e attenzione», non presiede la Rai e i suoi abbonati: presiede se stesso e basta. Perché Fabio Fazio non sarà il peggio della tv: ma mettersi a dire che adesso è il campione di «pluralismo», che adesso lui «è il nostro David Letterman», è come dire che Rutelli è il nostro De Gasperi. È troppo”.
“Quanto al pluralismo, potremmo subito ricordare che nel 2006 l’Authority ha condannato «Che tempo che fa» per aver violato le norme sulla par condicio. Non stupisce che adesso il presidente della Vigilanza Villari voglia vederci chiaro. Il fatto che il programma sia stato definito «Il Porta a Porta della sinistra che piace» dovrebbe indurci a riflettere”.
Dal diritto di critica all’offesa acida il passo è breve:
“Sta di fatto che il Fabio, che di questa repubblica è il gran ciambellano, la sua faziosità non l’ha mai ammessa. Il savonese ancora ce lo spaccia per un prodotto bipartisan, per non sgualcire la sua veste di bravo ragazzo, buono come il pane con tre strati di nutella, che sorride sempre, che anestetizza, ti intorpidisce più un’ora di Fazio che 90 cc di Lexotan in una botta sola. Dunque, checché ne dica Petruccioli: sfortunatamente Fazio non è Letterman, e fortunatamente Letterman non è Fazio. Diciamo che Letterman sta a Fazio come il peperoncino sta alla pappa reale. Lui al massimo dice «Buonasera» al sinistro di turno, ma a voce bassa, come fa il prete quando confessa. Da lui «marchetta rossa trionferà.”.
Peccato che non mi pare di aver trovato, nell’archivio di Novella, degli editoriali altrettanto pluralisti.
Federico Novella in difesa di Berlusconi contro Vauro
Il secondo, ancor più pepato e che per questo riportiamo integralmente, risale all’aprile 2009, al ridosso del terremoto all’Aquila del 2009, che vedeva Silvio Berlusconi spadroneggiare sulle reti Mediaset con i suoi proclami. Allora l’ancor più giovane Novella mostrò una vena patriottica davvero singolare, che non dev’essere passata inosservata. Si scagliò, infatti, con i nemici numero uno del Cav.:
“Nella scala Mercalli dell’orrido, il vignettista Vauro gioca al rialzo, e l’altra sera da Santoro ce l’ha dimostrato. Altro capolavoro della miseria: Berlusconi sulle macerie vestito da antico romano: ‘Ecco la New Town’. Ora, per carità, continui pure a partorire nefandezze finché vuole, massì, anche sul secondo canale pubblico, qui nessuno vuole spezzargli la matita. La censura è roba da trogloditi, oltre che da ingenui: anche perché sappiamo bene con quale velocità supersonica guitti e vignettisti si autopromuovono martiri del regime. Non sia mai. Liberi tutti di esprimersi, anche nella maniera più animalesca, liberi tutti di foderare porcherie con l’articolo 21 della Costituzione, liberi tutti di approfittare della tv di Stato per sghignazzare sulle vittime d’una catastrofe naturale. Noi però siamo liberi di additare costui al pubblico disprezzo, siamo liberi di indignarci, di gridare al cattivo gusto e al cattivo esempio, siamo liberi di ammettere che talvolta Vauro fa centro, ma stavolta fa solo ribrezzo. Perché se è vero che la satira riesce meglio a sinistra, stavolta non si scappa: se questa è la satira del servizio pubblico, fateci almeno dire che è la peggior satira del peggior servizio pubblico“.
Ammazza, che enfant prodige!
“La sacrosanta satira, pure quella più focosa, dovrebbe fustigare divertendo: e in studio da Santoro, quando Vauro gigioneggia sull’aumento di cubatura delle casse da morto, non c’e nessuno a sganasciarsi dalle risate. Nessuno si sbellica, mentre Vauro sfotte sulle vacanze di Pasqua in tendopoli. Nessuno si tiene la pancia dalla ridarola, mentre Vauro fa cabaret sui cadaveri estratti e le responsabilità seppellite. Ecco, il punto è anche questo: un comico che profana il dolore puoi anche mandarlo giù a fatica, ma un comico profanatorio e pure incapace no. Figuriamoci poi se, come in questo caso, il comico è profanatorio, incapace e in aggiunta fieramente partigiano: perché sappiamo bene che la satira è intoccabile solo se picchia a destra, altrimenti è robaccia, è Bagaglino, è una provocazione dei postfascisti. Difatti, quando Santoro s’imbufalisce perché una radio trasmette una sua imitazione, ci saremmo aspettati plotoni di vignettisti sputafuoco. Invece in quel caso Vauro non sente, non parla e non scrive. Inspiegabilmente il supereroe del dileggio ha la penna scarica, la matita spuntata, la gola secca, la sindrome del foglio bianco. Che caso”.
Infine, una chiosa da gran professionista:
“Già sappiamo che questa sarà musica alle orecchie di Vauro: per lui le critiche sono come il concime per il contadino, o la curva sud per il calciatore. Non aspettava altro, lui, se non tradurre in successo il disgusto che provoca: finché ghigna sui capelli di Berlusconi, la barba lunga di Gasparri e l’altezza di Brunetta va benissimo, anche sul Papa e i preservativi dico che ci si può stare, sul caso Eluana è già francamente troppo, ma sbracare sul terremoto no: non ce l’aspettavamo neanche da lui. E invece ha colpito ancora nel segno, il livoroso pistoiese: gonfierà il petto da patriota dell’umorismo, ci appunterà un’altra mostrina al coraggio delle sue idee. Potremmo annotare che è troppo facile fare l’eroe nel fortino blindato di Annozero: provi un po’ Vauro a decantare le sue opere per le strade aquilane o nella tendopoli di Piazza d’Armi, o di Onna, o di Paganica. Faccia ironia sulla Protezione civile davanti ai volontari della Protezione civile; sui morti davanti ai parenti dei morti. Vediamo come finisce. Se non lo fa, è perché questa malintesa idea di satira, che puntualmente risale il tubo catodico come la feccia dal pozzo, è senza limiti; dunque senza responsabilità; dunque senza colpe, senza rimorsi, senza obbligo di scuse, senza dignità. Dunque, in definitiva, senza vergogna. Afferrato il concetto, o dobbiamo fare il disegnino?”.
Dopo pezzi del genere, così disinteressati e appassionati oltre che sicuramente ben scritti, Novella è davvero un esempio per i giovani giornalisti italiani che si meritano un’occasione (?).