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E’ morto Mattia Torre, autore di Boris e La Linea Verticale

E’ morto all’età di 47 anni Mattia Torre, sceneggiatore diventato famoso per essere stato tra i creatori di Boris ed apprezzato anche per aver scritto, tra le altre cose, La Linea Verticale ed alcuni monologhi diventati virali

pubblicato 19 Luglio 2019 aggiornato 30 Agosto 2020 16:47

Aveva scherzato sulla malattia che l’aveva colpito, Mattia Torre. Autore tv, tra gli artefici del successo della “fuoriserie italiana” Boris, Torre è morto oggi, 19 luglio 2019, all’età di 47 anni, per quella malattia che gli aveva permesso di rivedere la vita da un’altra prospettiva e di raccontarla prima in un libro e poi in una serie tv, La Linea Verticale.

Romano, la sua formazione è stata principalmente teatrale. Proprio in quest’ambiente conosce Giacomo Ciarrapico. I due, con Luca Vendruscolo, formeranno il trio a cui si deve la sceneggiatura di Boris, la comedy italiana diventata un cult e da cui fu realizzato anche un film.

Torre, però, non è stato solo serie tv: ha scritto quattro libri (oltre a “La Linea Verticale” anche “Faleminderit Aprile 99 Albania durante la guerra”, “456 morte alla famiglia!” ed “In mezzo al mare”), film (“Piovono mucche”, “Ogni maledetto Natale”, “Il grande salto”, quest’ultimo uscito un mese fa), serie tv (ha sceneggiato anche un episodio de I Cesaroni e scritto Buttafuori, andata in onda su Raitre) e monologhi teatrali.

La scoperta della malattia ha inevitabilmente influenzato il suo lavoro. Il già citato La Linea Verticale, infatti, è ispirato dalla sua esperienza in un ospedale italiano. La serie tv, andata in onda nel 2018 su Raitre, vede come protagonista Luigi (Valerio Mastandrea), che si ritrova ad essere ricoverato per un tumore. La sua vita ordinaria viene così stravolta: Luigi fa la scoperta di un mondo che unisce medici, infermieri e pazienti e che porta alla consapevolezza della gioia di vivere.

“La malattia è arrivata in maniera esplosiva, deflagrante, ha cambiato tutto, e anche se è difficile ammetterlo, ha cambiato tutto in meglio”, dice il personaggio di Luigi in un monologo, tra i momenti più toccanti della serie. “Mi ha aperto gli occhi, la testa, il cuore. Ora ho nuovi desideri, voglio essere centrato, voglio stare in piedi e vivere in asse su una linea verticale. Non voglio avere paura, perché la paura ti mangia e non serve a niente. Voglio pagare le tasse con gioia perché un ospedale pubblico mi ha salvato la vita senza chiedermi nulla in cambio. Voglio guardarmi intorno e vivere tutto quello che è possibile con generosità e vitalità. Questo tumore mi ha salvato la vita, senza questo tumore sarei senz’altro morto”.

Apprezzata dalla critica a livello unanime, La Linea Verticale, scritta e diretta dallo stesso Torre, ha confermato le sue doti di abile sceneggiatore e monologhista. Proprio a Valerio Mastandrea, negli ultimi mesi, Torre aveva affidato due monologhi, diventati manco a dirlo virali.

Il primo risale al settembre dell’anno scorso, durante una puntata di E poi c’è Cattelan a teatro, e riguarda il rapporto tra genitori e figli (lo potete vedere in alto): un racconto di come diventare genitori cambi la vita, costringa chiunque a rivedere le proprie abitudini ed a rinunciare ad uscite e momenti di svago frequenti. Ma i figli, conclude il monologo, “ti fanno ripiombare, che manco l’ipnosi, nel tuo passato: l’odore degli alberi prima di entrare a scuola, la catena sporca della bici, le ginocchia sbucciate. Questi ricordi sono la mazzata finale, i gin tonic hanno smesso di darti l’illusione dell’eternità. Ma il tuo cuore non è mai stato così grande”.

L’altro monologo risale invece a pochi mesi fa: a dargli voce è sempre Mastandrea, questa volta a Propaganda Live. Il testo, tratto da “In mezzo al mare”, affronta il tema della responsabilità: “Tutto il paese va avanti in un susseguirsi di colpe di cui è responsabile sempre quello di prima. O quello prima ancora. Ed è una piccola magia tutta italiana: milioni di cittadini e nessuno ha una sola responsabilità”.

Tra i primi ad esprimere il proprio cordoglio per la scomparsa di Mattia Torre c’è Corrado Guzzanti, con cui l’autore aveva lavorato per Dov’è Mario?. “Venti romanzi ancora da scrivere, cento sceneggiature”, scrive su Facebook. “Una curiosità, un coraggio e un senso dell’umorismo rari in questo mondo, rarissimi in Italia. Uno che se adesso gli dicessi ‘che la terra ti sia lieve’ ti scoppierebbe a ridere in faccia, ci scriverebbe sopra un monologo. Mi mancherai tanto. Ci eri indispensabile”.