Mathias Mougoue del Grande Fratello 2: “Fui il primo concorrente nero. Venni percepito come un intruso, della tv mi stufai subito”
TvBlog per la rubrica TvOff ha intervistato Mathias Mougoue, concorrente del Grande Fratello 2: “Mi vedevano come un intruso, venni rimproverato di essere accademicamente preparato. Della televisione mi stufai subito. Ambiente difficile, ci sono figli e figliastri”
Per definire la sua breve avventura in televisione cita un proverbio a lui caro: “Meglio essere la testa di un topo che la coda di un leone”. A Mathias Mougoue i riflettori non sono mai piaciuti e, appena ha potuto, se n’è allontanato, tornando alla realtà quotidiana fatta di normalità e piccole grandi soddisfazioni.
Quarantaquattro anni oggi, a ventisei entrò nella casa del Grande Fratello. Seconda edizione, ma primo caso di concorrente di colore in un reality italiano. “Rimasi là dentro un mese, mi percepivano come un intruso. Mi dicevano: ‘Uno come te che ci fa al Gf?’ Gli rispondevo: ‘Forse è il momento di portare un po’ di cultura’. Mi rimproveravano di essere accademicamente preparato”.
Nato in Camerun, Mathias partecipò al programma con una laurea magistrale in Lingue già conseguita, a cui successivamente se ne sarebbe aggiunta un’altra in Scienze della Comunicazione. “Mi sono sposato. Attualmente vivo a Pavia e lavoro a Milano come impiegato nel settore delle assicurazioni”.
Ai provini si presentò con le idee chiarissime e non rimase spiazzato quando tra i selezionatori qualcuno gli confidò che probabilmente non possedeva il physique du role: “Secondo me la svolta ci fu grazie alla mia reazione. Replicai che sarei stato un’alternativa assoluta a tutto quello che avrebbero potuto vedere, sentire e sperimentare senza di me”.
Il kick-off, previsto per il 13 settembre 2001, venne rinviato di una settimana a causa dell’attacco alle torri gemelle di New York. “Si stavano svolgendo le ultime formalità, quando arrivò la notizia ero a colloquio con uno degli autori. Il giorno dopo ci informarono che tutto era rimandato al 20 settembre per via del momento cruciale che il mondo stava vivendo”.
Che ricordi hai di quella settimana?
“Fu un incubo, sette giorni di stress indicibile. L’evento creava apprensione, inoltre non sapevano se rimandarci a casa o tenerci bloccati in albergo, come poi avvenne. Fu la soluzione più ragionevole. Dormimmo in hotel diversi, cambiati di volta in volta, la cosa era abbastanza segreta. Dovevamo collaborare per non farci scoprire, c’era la caccia ai partecipanti, chi pensava di aver colto le nostre identità non ci dava pace”.
In hotel vi consentirono di avere contatti col mondo esterno?
“Sì, potevamo parlare con i nostri cari e guardare la televisione. Ricordo di aver appreso dalla tv dell’incidente ad Alex Zanardi. Eravamo liberi, seppur in un contesto di segregazione”.
L’esperienza nella casa durò un mese. Come fu l’ambientamento?
“Ero il primo concorrente nero, la gente non se lo aspettava. Sembrava quasi che quel reality fosse un’esclusiva per gli italiani, sentivo questo sentimento tra i concorrenti. Nella mente di qualcuno ancora adesso è così e mi rammarica molto”.
Sei rimasto in contatto con qualcuno dei tuoi ex coinquilini?
“Legai con tanti, ma con una persona ancora oggi mi sento spesso: Francesco Gagliardelli (soprannominato Medioman dalla Gialappa’s Band, ndr). Gli affibbiarono l’etichetta del leghista, ma poverino non lo è affatto. Lui sa dove sono, quando torno, cosa faccio. Per quel che riguarda gli altri, ho mantenuto contatti sporadici con Tati, che adesso vive negli Stati Uniti”.
Sul fronte delle delusioni, c’è un concorrente che ti ha lasciato un ricordo particolarmente negativo?
“Non c’è persona che non vorrei rivedere. Si possono avere percorsi, opinioni e vedute divergenti, ma al di là dei litigi e delle arrabbiature abbiamo condiviso una magia che solo noi possiamo sentire e capire. Fummo esposti come carne da macello su un bancone. Il pubblico poteva dire qualsiasi cosa di noi senza che potessimo controbattere. In quel contesto non può che nascere un legame intenso e poco importa se non ci siamo più visti e forse non ci vedremo più”.
Finito il Gf, iniziarono le ospitate. Programmi, locali e discoteche ti chiamarono.
“Mi stufai subito, devo essere onesto. Per contratto dovevo essere disponibile per un anno, tuttavia smisi di andare in tv già a febbraio. Parliamo di un ambiente difficile, ermetico. Ci sono figli e figliastri, non è un contesto accogliente come qualcuno può immaginare. Non mi aspettavo grandi cose, avevo la mia carriera universitaria a cui tenevo. Dovevo rispettare gli accordi, però avevo capito che non interessavo e quando venivo chiamato facevo in modo di non rendermi disponibile. Utilizzai i soldi guadagnati per i miei studi, erano funzionali alla mia formazione”.
A questo punto non posso non chiedertelo: per quale motivo partecipasti al Grande Fratello?
“Rispondo molto serenamente: mi ero stufato della televisione italiana, che poco insegnava ai ragazzi della mia generazione. Ero partito da un Paese in cui si nutriva un profondo rispetto per i media. Dopo sei anni in Italia mi ero reso conto che gli stessi media formavano dei somari. Volevo dimostrare che pur avendo gli addominali potevo offrire agli spettatori qualcosa di diverso dalle solite banalità”.
Mi pare di capire che la tua missione fallì.
“Invece no. C’erano due possibilità e in entrambe ne sarei uscito vincitore. O entravo e la gente capiva che c’era chi aveva qualcosa di valido da raccontare, oppure mi buttavano fuori, ammettendo di non volere una tv diversa. Si è imposta la seconda tesi”.
Tra i tuoi compagni di viaggio c’erano anche Flavio Montrucchio, che poi trionfò, ed Eleonora Daniele. Sei stupito della loro carriera televisiva?
“Non mi sorprende nulla, non per le persone che sono, bensì per un sistema che ha già i suoi prescelti e crea loro i presupposti per un percorso adeguato. La tv è un business, non si piazzano sul mercato prodotti a cui non tieni”.
Se la tv di allora non ti piaceva, cosa pensi di quella attuale?
“E’ peggiorata. Ieri era messa male, oggi siamo scesi sotto terra, qualcuno chiami un becchino. Dopo la morte di mia sorella smisi di guardarla, ultimamente ho ricominciato. Affermare che ci sia qualcosa che catturi la mia attenzione è esagerato. Guardo molto i canali francesi e americani, con tutto il trash che c’è, perlomeno trovi qualcosina che non ti delude. In Italia salvo Striscia la notizia e i canali non tradizionali del digitale terrestre, tipo Focus”.
E dei reality attuali che opinione hai?
“Li possono troncare tutti, hanno veramente esagerato. Serve una rifondazione, non hanno più niente da raccontare. A che Grande Fratello siamo arrivati? Probabilmente vogliono creare qualche brivido a chi all’epoca non era nato e oggi ha diciassette anni. Non trovo altre spiegazioni”.