Massimo racconta Troisi, su Rai Storia la carriera di un comico rivoluzionario
A pochi mesi dal 20° anniversario della morte, il canale 54 del DTT ricorda uno dei ‘grandi’ di Napoli
Totò, Maradona, Massimo Troisi: è questa la ‘trinità’ che spesso campeggia sulle pareti dei locali di Napoli a rappresentare tre anime di una città che ha sempre qualcosa da raccontare. Icone di una tradizione novecentesca che abbraccia la città generazione dopo generazione, la triade sopravvive nei racconti, negli aneddoti, nelle leggende che accompagnano il mito, oltre che nei film, negli sketch e nelle partite che restano nel patrimonio e nell’immaginario comune.
Ok, avrete capito che Troisi rientra nel mio personale Pantheon per quel modo di prendere in giro i luoghi comuni di Napoli che dopo di lui nessuno è riuscito più a portare in scena, preferendo cavalcarli in maniera molto più comoda e rassicurante. E invece lui che ‘non sapeva cantare’, che viaggiava per diletto e non perché emigrante, lui che scherzava con Arbore e Minà sull’eterna iconografia della pizza e del mandolino è rimasto nel cuore di molti, non solo in Campania.
E così in questo lunedì 23 dicembre, che vede su Rai 5 confermata la tradizione eduardiana di “Natale in Casa Cupiello”, Rai Storia ha pensato bene di proporre in prima serata lo speciale Massimo racconta Troisi, una raccolta di filmati, sketch e interviste in cui è lo stesso comico a raccontare se stesso e la sua carriera. Dagli esordi a San Giorgio a Cremano con La Smorfia all’approdo in Rai nel cabaret Non Stop, dal primo fortunato film con Lello Arena, “Ricomincio da Tre”, al solido binomio con Benigni, per arrivare a “Il Postino” che lo ha consacrato a livello internazionale, ma che ha finito per aggravare la sua cronica cardiopatia, portandolo via in un pomeriggio del giugno del 1994.
Sono passati quasi venti anni da allora, ma la forza di Troisi resta inalterata, come si potrà vedere anche stasera su Rai Storia. Spero che oltre alla splendida intervista ‘doppia’ con Pino Daniele fatta da Gianni Minà in una storica puntata di Alta Classe (A.D. 1992) si ripropongano spezzoni di “E’ morto Troisi, Viva Troisi”, una sorta di documentario ‘apotropaico’ che girò lui stesso nel 1982 coinvolgendo gli amici, da Benigni ad Arena, da Boncompagni a Pippo Franco. Uno speciale ‘surreale’ che Troisi realizzò per un ciclo di appuntamenti dedicato ai nuovi comici italiani commissionato dalla Rai e nel quale esorcizzava la sua malattia cardiaca, nota solo alle persone più care.
Ve lo proponiamo in basso, a testimonianza di come Troisi abbia rappresentato una rivoluzione copernicana nella comicità partenopea. Chi altro avrebbe avuto il coraggio di raccontarsi in una camera ardente. Ma dopo di lui, di quella rivoluzione è rimasto ben poco.