Non è l’Arena, Massimo Giletti a Blogo: “Certo che ho paura ma ciò non mi impedirà di dare voce a chi non ce l’ha” (Video)
L’intervista di TvBlog a Massimo Giletti, a poche ore dall’inizio della quarta edizione di Non è l’Arena.
Massimo Giletti, a partire da questa sera, domenica 27 settembre 2020, sarà al timone della quarta edizione di Non è l’Arena, il programma di approfondimento giornalistico della domenica sera di La7.
In occasione della conferenza stampa di presentazione del programma, noi di TvBlog abbiamo intervistato il giornalista e conduttore torinese, attualmente sotto scorta, a seguito delle minacce ricevute dal boss Filippo Graviano, dopo l’inchiesta sui boss scarcerati a causa dell’emergenza sanitaria.
Lo slogan di questa edizione è “Fatti, non opinioni”. Qual è il significato di questo slogan, come mai questa poca importanza, tra virgolette, nei riguardi delle opinioni?
No, è che io sono un uomo concreto. Facendo un talk, è chiaro che raccolgo opinioni ed è fondamentale la parola. Io, però, sono uno che, a fine giornata, dico ai miei ragazzi “Bene, abbiamo chiacchierato molto, abbiamo detto tante cose però bisogna anche farle le cose” e credo che il nostro programma, in modo diverso, su tante storie che ha affrontato, ha fatto delle battaglie di contenuto che sono arrivate ad un fatto compiuto. Io potrei fare un elenco di battaglie che ho fatto al fianco di donne violentate, di persone, che avevano avuto la forza di denunciare e sono state messe agli angoli, e poi, grazie alle battaglie televisive, sono state addirittura inserite in consigli di amministrazione dalla quale erano stati buttati fuori… Ecco, quindi, quando dico “i fatti” io racconto me stesso, io sono uno che opera sul concreto, non sono mai stato un filosofo della parola.
Lei ora è sotto scorta e volevo chiederle se anche per un istante, per una frazione di secondo, ha avuto la tentazione di arretrare di fronte alle inchieste che conduce, una specie di ripensamento, anche per un timore naturale per la sua vita, per la sua sicurezza?
Certo che ho paura, perché devo negare, se la tua domanda vuole arrivare a questo sì, io ho paura, è inevitabile. Ho sempre diffidato, tra l’altro, storicamente, di persone che non hanno paura quindi un senso di incoscienza. La paura serve per affrontare le minacce in modo razionale. Sai che c’è e quindi devi fare una contro risposta. Il limite della paura però è pesante su chi fa il mio lavoro perché potrebbe influenzare l’approccio editoriale del programma, farmi andare in un’altra direzione… Non credo che questo succederà perché la paura, che fa parte del mio momento di vita, non mi deve impedire di dare voce a chi non ha voce.
Durante la conferenza, si è parlato spesso della mancata solidarietà di una parte dei suoi colleghi. Ha trovato delle motivazioni?
La mancanza di solidarietà di persone che ritenevo molto vicine, sì, ci ho pensato, ci ho pensato a lungo e non sono riuscito a trovare una spiegazione. Sinceramente, non l’ho trovata anche perché è difficile da trovare, perché, in fondo, oggi mandare un sms, anche finto, anche fintamente, senza anima, lo puoi fare quindi neanche arrivare a quello mi lascia perplesso… Se, però, spreco energie a chiedermi ancora oggi perché non l’hanno fatto… Insomma, se lo domanderanno loro, loro sanno chi sono.
Per quanto riguarda il Coronavirus, dare spazio a tante voci, a tante opinioni e a tanti punti di vista, non può causare confusione al telespettatore, in un momento cosi delicato?
Abbiamo vissuto tutti in una grande confusione. Ho nell’immagine quando il professor Burioni diceva “A Milano sì, vanno in giro con la mascherina da domenica 2 febbraio forse perché c’è lo smog, da noi non ci sarà mai nessun rischio, non c’è rischio…” e stava parlando uno dei più importanti esperti… Allora, se anche uno dei più importanti esperti, il 2 di febbraio, non aveva chiaro quello che stava succedendo, figurarsi la gente normale… Io credo che le persone debbano esprimere quello che sentono, le proprie idee, le proprie opinioni, ma il confronto deve esser sempre fatto con qualcuno che poi dica “No, guardi, sta dicendo una cosa ma non è questa…”. Questo è il confronto. Se vogliamo solo far sentire una campana, una versione, e allora siamo una dittatura di un certo tipo di sistema e io sono sempre stato abbastanza anarchico.
Lei avverte un pregiudizio nei suoi confronti e se sì, da dove potrebbe avere origine?
Ma è evidente che c’è un pregiudizio su di me. Ho visto articoli, anche di persone che mi hanno espresso solidarietà, dicendo “Sì, però, comunque, anche se Giletti…”… E questo è inspiegabile. “Anche se Giletti…” ma cosa vuol dire? Che significato ha?
E non ha trovato delle motivazioni anche in questo caso?
Ma non so, mi stupiscono, sinceramente, questi modi di vedere le cose, questo modo di vedere le cose a volte mi lascia perplesso.
Nel video, ci sono le dichiarazioni integrali di Massimo Giletti.