Massimo Giletti: “In onda su Rai1 il mercoledì sera da febbraio 2015, ci sarà politica, intrattenimento e attualità”
Non c’è ancora un titolo definitivo, ma ecco come sarà in linea generale il nuovo programma di Giletti, al quale sta lavorando anche Giampiero Solari
Massimo Giletti ha fornito a Il Corriere della Sera qualche notizia in più del suo nuovo programma che lo riporterà in prima serata. Manca ancora il titolo, ma andrà in onda il mercoledì sera su Rai1 da febbraio 2015 ad aprile. Il conduttore, che continuerà comunque con la sua Arena domenicale, ha spiegato che si tratterà di “un esperimento, un incrocio e una sovrapposizione di linguaggi”:
Stiamo lavorando con Giampiero Solari, che è anche l’autore di Fiorello. Ci sarà la politica, l’attualità, l’intrattenimento. Anzi, più intrattenimento che attualità. Varietà e paillettes non funzionano più. Dovremo studiare molto.
L’idea a quanto pare è di incrociare i due modelli Vespa e Fiorello, anche se “non sarà facile”. Giletti ha voluto evidenziare un aspetto:
Per la prima volta da anni, una prima serata di Raiuno viene ideata all’interno dell’azienda con un budget ridottissimo rispetto ad altri prodotti di questo tipo. È una sfida molto stimolante, fortemente voluta dal direttore di Raiuno Giancarlo Leone proprio perché si torna a produrre idee all’interno della vecchia fabbrica della Rai. Sono sempre stato contrario ai format industriali.
Insomma, un programma che si inserisce nel contesto della ‘nuova Rai’, quella che – evidentemente per risparmiare – punta sulla produzione di format interni e di moduli innovativi. Giletti ha rivelato che la sua “ambizione è regalare un’emozione al telespettatore”. Vedremo se riuscirà a farlo. Intanto, sul futuro della Rai il giornalista formatosi nella ‘scuola’ di Giovanni Minoli e cresciuto in quella di Michele Guardì ha fatto notare:
Osservo che qualsiasi azienda sarebbe crollata dopo anni e anni di polemiche politiche, continui cambi di vertice, attacchi di qualsiasi tipo, con un direttore generale privo dei poteri comuni a quelli previsti in qualsiasi altra azienda. Invece la Rai è ancora lì, che va avanti, tuttora centrale nel sistema culturale del nostro Paese. Qualcosa vorrà pur dire, no?