Massimo Giletti a Blogo: Sono un anti-format, un artigiano del prodotto. Troppi talk in televisione, ma io non amo Rambo
L’intervista a Massimo Giletti
Dopo la puntata speciale di domenica scorsa con lo scoop dell’intervista ad un combattente dell’Isis, torna oggi pomeriggio alle ore 16 su Rai1 l’appuntamento con l’Arena con un reportage-inchiesta dedicato all’acqua di Palermo. Al timone dello speciale ci sarà ovviamente il suo condottiero e conduttore Massimo Giletti. Con Giletti abbiamo parlato di questo nuovo debutto, ma anche dello stato di salute del genere talk nella televisione di oggi, del suo futuro e anche di quello della Rai.
Prima di tutto complimenti per lo scoop che hai presentato domenica, ci racconti come è nato ?
Quest’estate ho osservato come tutti questa ondata di profughi che stavano arrivando dalla Siria e dall’Iraq ed ero convinto che solo andando in quelle zone si poteva capire cosa stava succedendo. Abbiamo quindi approntato questo viaggio, insieme al regista Roberto Campagna, per andare direttamente nei posti dove nasce questo fenomeno.
E l’incontro con il militante dell’Isis?
Quello è il frutto del fatto che ci siamo spinti fino alla prima linea del fronte. Eravamo a circa 300-400 metri di distanza dalla trincea dell’Isis, in una zona dove ogni giorno ci sono molti combattimenti. Un paio di giorni prima era stato catturato un combattente dell’Isis ed era ancora lì sotto interrogatorio, ho chiesto se era possibile intervistarlo.
Quando andrà in onda il reportage?
Credo in ottobre, non si sa ancora la data precisa e spero non troppo in avanti.
Che differenze ci saranno nell’Arena di quest’anno ?
Credo che un prodotto vincente non si debba cambiare. Quando si fanno 4 milioni di telespettatori con il 22% di share, modificare sarebbe un suicidio. Ci sarà la prima parte d’inchiesta e talk e la seconda con le interviste dei Protagonisti.
E’ vero che sarà il tuo ultimo anno all’Arena ?
Non lo so, a marzo mi scadrà il contratto. Come sempre sarà una decisione che prenderò con il mio direttore. Dopo così tanti anni e tanti successi, replicare è sempre più difficile. L’Arena prende parecchio tempo della mia vita. Ed è un programma che vivo molto sulla mia pelle, forse anche troppo, ma penso anche che solo lavorando in questo modo si possa arrivare in alto. L’impegno mentale è totale, non parlo solo per me ma anche per lo sforzo che sono costretto a chiedere al mio gruppo di lavoro.
Se non ci dovesse essere più l’Arena cosa ci sarebbe per Massimo Giletti ?
Non ho mai programmato a lungo termine in televisione. Nella mia vita ho spesso voltato pagina. Non mi preoccupa cambiare, ma l’importante è fare scelte ragionando e conservando sempre estrema umiltà.
Tornerà “I Duellanti” ?
Sarà la Rai a deciderlo. Ciò che vorrei far capire è che i Duellanti è stato creato da sole tre persone: io, Annamaria De Nittis ed Emanuela Imparato. Un programma totalmente interno all’azienda, realizzato in tre settimane. Ha fatto ascolti molto alti in seconda serata, credo quindi che possa avere un suo futuro.
Hanno avuto grande successo le repliche delle serate dedicate ai grandi della musica leggera questa estate, verrà sviluppata in un nuovo programma questa idea ?
E’ auspicabile pensare di riuscire a trovare risorse ed energie per lavorare ad un progetto come quello. Io sono un anti-format, sono un artigiano del prodotto, lo lavoro, lo costruisco, lo butto, lo rifaccio e questo prende tantissimo tempo e forze. E’ molto più facile condurre un format che ti viene dato già pronto, già testato. La mia sfida è di produrlo all’interno dell’azienda perchè sono orgoglioso di essere un uomo Rai e rimango convinto che all’interno della televisione pubblica ci siano risorse enormi che vanno sfruttate e valorizzate. Mi dici se torneranno questi appuntamenti? Ti dico che io la domenica non mi faccio una passeggiata, ma ho un programma che parte a settembre a finisce a maggio, quindi trovare tempo e forze per fare un prodotto di grande qualità non è semplice.
Come vedi la nuova Rai ?
Beh, penso che la vedremo nel 2016, anche se non credo che cambieranno molte cose da qui alla prossima primavera. So comunque che qualcosa di positivo si sta muovendo, per esempio mi dicono che si stiano facendo dei comitati editoriali a livelli alti e questo credo che sia un grandissimo segnale. Ritengo sia importante avere degli appuntamenti fissi in cui i vari dirigenti si scambino delle idee, confrontandosi fra di loro e con un direttore generale quindi che ascolta molto la sua squadra.
Qualcuno vorrebbe usare il bilancino nell’invitare gli ospiti nei talk, che ne pensi ?
Limitarsi al bilancino, al numero degli invitati e all’appartenenza politica degli invitati stessi, non credo sia il vero problema. Essendo io uomo di prodotto, ritengo che sia il contenuto di ciò che mandi in onda a fare la vera differenza. E’ ovvio che il conduttore deve essere un uomo super partes, anche perchè il nostro stipendio è pagato da tutti i cittadini. Forse però questa è la parte più difficile da realizzare.
Matteo Renzi non parla benissimo dei talk show, tu che ne pensi?
Quando sono tornato dal reportage dall’Iraq pensavo di trovare Rambo al posto di Giannini (ride, ndr). Renzi è un uomo forte e lo ha dimostrato ampiamente andando dritto per la sua strada senza guardare in faccia a nessuno. Ha un obbiettivo e lo vuole raggiungere. Essendo un uomo forte non credo ami molto la dialettica fine a se stessa, che non produce risultati utili. Però la libertà di parola e di critica è fondamentale. In verità Renzi sa bene che è diventato Renzi proprio grazie -anche- ai talk che hanno amplificato con forza il suo messaggio da rottamatore.
E’ un genere che ormai ha il fiato corto ?
E’ innegabile che con una proliferazione del genere talk, porta con se una assuefazione forzata nel pubblico, quasi salvifica! Se si inizia alla mattina e si finisce alla notte a discutere anche del sesso degli angeli, non ne usciamo più. Tra l’altro i dati di ascolto sono chiari…al di là di Rambo.
Cosa manca principalmente secondo te nei talk di oggi ?
In questi talk non si cambia mai idea, ognuno racconta la sua, invece secondo me il talk deve riuscire anche a far cambiare idea e opinione. A mio parere l’obbiettivo dei talk è di spiegare e mettere sul piatto quanti più pareri possibili e dare gli elementi anche per far cambiare idea, per stimolare, senza alzare per forza i toni. Per esempio quando sentivo qualcuno dei miei ospiti che alla fine del dibattito diceva “eh però ha ragione”, provavo soddisfazione.
Oggi andrai in onda alle 16 con un reportage in esterna, precisamente da Palermo per parlare dell’acqua di quella città, sarà un caso isolato oppure intendi farlo altre volte durante la stagione ?
Lavorerò per avere sviluppi in questo senso, perchè credo che solo andare nel territorio -in certi casi- può dare forza ad una inchiesta.
Ed a proposito di inchieste sul posto, tu hai iniziato con Giovanni Minoli e con Mixer, che ricordo hai di quel periodo e rifaresti tutto?
Un ricordo straordinario perchè si realizzava un percorso nuovo televisivamente parlando, molto all’avanguardia. Rifarei tutto, ma quel periodo di Mixer credo sia irripetibile, sia umanamente che professionalmente.
Cosa diresti oggi a quel ragazzo che aveva già il destino scritto nell’azienda di famiglia ma che ha voluto intraprendere una strada diversa ?
Direi che purtroppo non si possono più vivere quelle situazioni. Era una società televisiva in grande sviluppo e in espansione e che sperimentava. Oggi conta solo il risultato in un equilibrio di spesa che rende difficile se non impossibile l’innesto di giovani.
Grazie a Massimo Giletti ed in bocca al lupo per la nuova stagione dell’Arena.