Massimo Giannini a Blogo: Il mio Ballarò stimolante e schierato, per il futuro vorrei più reportage e meno slogan
L’intervista di Blogo al conduttore di Ballarò Massimo Giannini.
E’ passato un anno da quando TvBlog, in anteprima, ha lanciato il nome di Massimo Giannini quale nuovo conduttore del talk show principe del prime time della Rai, ovvero Ballarò. Giovanni Floris era passato armi e bagagli a La7 ed il risultato della sfida fra i due programmi non era per niente scontato. Al termine della stagione televisiva vi abbiamo dato conto della classifica dei talk di prime time di questa annata, vinta proprio da Ballarò, con il programma di Floris che si è classificato solo quarto. Abbiamo contattato Massimo Giannini per commentare questo risultato, non soffermandoci solamente sul solo dato numerico, ma entrando anche nei dettagli di questo suo primo “anno televisivo”. Ecco il contenuto della nostra chiacchierata.
Prima di tutto complimenti, poi ti chiedo che sensazione si prova ad essere in cima al podio degli ascolti dei talk show di prime time come certificato dalla nostra classifica?
Gli ascolti non sono tutto, ma sono molto nel nostro lavoro. Stare così in alto un po’ di vertigine la si sente. Battute a parte, è stata una grande soddisfazione. Siamo riusciti a confermare il primato di Ballarò in un anno così difficile per i talk show. Aver battuto il diretto concorrente del martedì, ovvero il mio amico Giovanni Floris, oltre ad un “mostro” di questo genere televisivo, ovvero Michele Santoro, è stato un gran bel traguardo, anche se è una tappa intermedia questa. Ora dobbiamo infatti ripartire, per fare ancora meglio.
Te lo saresti aspettato ad inizio stagione ?
No e ti dico anche il perchè. Questo risultato non era per niente scontato perchè c’era un clima nel piccolo mondo della televisione e della stampa pieno di pregiudizi nei nostri confronti. Mi ricordo che sono usciti dei pezzi sia sulla carta stampata che sul web, in cui si diceva che la scelta della Rai era una follia e ci si chiedeva cosa sarebbe successo se dopo la prima puntata Floris avrebbe doppiato Giannini e di come sarebbero rotolate le teste da lì a poco del direttore di Rai3 Vianello e dello stesso Giannini. Venendo da una esperienza molto diversa, cioè dalla carta stampata ed entrando in un mondo a me completamente nuovo come quello del piccolo schermo, con questi risultati, riuscendo quindi a smentire quelle cassandre, oltre ai venerati maestri o presunti tali che orbitano nel mondo della televisione, la ritengo una medaglia che mi appunto molto volentieri sul petto.
Arrivando in un programma già ben consolidato come era Ballarò, cosa sei riuscito a metterci di Massimo Giannini ?
Sono salito su di un treno già in corsa. Sono arrivato a Ballarò alla fine di agosto e due settimane dopo siamo andati in onda con la prima puntata. Quindi, almeno all’inizio, cambiamenti profondi non è stato possibile farli. Poi però strada facendo abbiamo fatto delle piccole modifiche al programma ed in più io credo di averci messo il mio giornalismo. Sia nell’impostazione complessiva del programma, sia nello stile di conduzione, fino alla tipologia dei pezzi che abbiamo mandato in onda. C’è stata anche una mia partecipazione più diretta nel talk, con la forza o la debolezza, dipende da come la si osserva, delle opinioni che porto. Questo è un aspetto che mi piace e che anzi voglio rafforzare in futuro. Il mio Ballarò è un programma che non ha paura di schierarsi e di dire la sua. Ho sempre pensato che un’ idea di servizio pubblico ha finito di far si che ci lavorava pensasse che l’equidistanza fosse un’anticamera della quiescenza rispetto al potere.
Tradotto in una parola un po’ greve “la paraculaggine”
Direi di si. Questa cosa, che non appartiene alla cifra del giornalismo che ho sempre fatto nella carta stampata, voglio che continui a caratterizzarmi anche in questa avventura televisiva.
Hai sempre sentito la Rai dalla tua parte rispetto a questo tuo “modus operandi” ?
Si, devo dire di si. Vista da fuori e ce ne siamo occupati anche quando stavo a Repubblica, la Rai sembrava essere oppressa dalle pressioni di politici e del palazzo, rispetto però alla mia esperienza ciò accade molto meno di quanto non lo si pensi. Ci sono stati dei momenti in cui al governante di turno non è piaciuto come raccontavamo alcune situazioni, ma da parte di Rai devo dire che non ho mai avuto alcuna pressione. Questa cosa non me l’aspettavo, mi ha fatto piacere e ne sono molto contento.
Dicevi che forse al governo qualche momento di Ballarò non è piaciuto, ma alla fine Renzi lo hai ospitato nel tuo programma, anzi per la verità sei andato tu da lui
Si sono andato a Palazzo Chigi ad intervistarlo, anzi oltre a quella mi intervista ce ne ha data un’ altra con Alessandro Poggi. L’ha fatto con noi e non con il nostro concorrente diretto, è un riconoscimento importante per la nostra squadra. Tra l’altro l’intervista che gli feci era forte e per certi versi spigolosa, oltre che rispettosa, come faccio con tutti del resto.
Quali sono state le difficoltà più grandi che hai incontrato strada facendo ?
Direi la caccia all’ospite, figlia del moltiplicarsi dei talk nella televisione italiana, la trovo frustrante e a volte sconfortante. Una difficoltà era riuscire poi ad approfondire i temi che molto spesso in televisione vengono esauriti con frasi ad effetto, oltre che con slogan che magari arrivano facilmente al telespettatore, ma che non lo aiutano a comprendere fino in fondo il tema e l’argomento. Ecco, io ho cercato e cercherò di farlo ancora di più in futuro, di affiancare cioè a queste frasi anche dei discorsi più profondi che aiutino davvero il nostro pubblico a capire meglio ciò di cui stiamo parlando. Ci piacerebbe indicare delle soluzioni ai problemi che non siano demagogiche ma percorribili e questo è complicato in televisione perchè quello che prevale alla fine sono le battute dei Salvini o delle Meloni della situazione.
Non basterebbe allora invitarli di meno questo personaggi, chiamandone magari degli altri che aiutino davvero a trovarle queste soluzioni ?
Non invitarli sarebbe sbagliato, anche solo per una questione di consensi elettorali, oppure anche solo certificati dai sondaggi per cui questi personaggi hanno un seguito rilevante nel paese. Si tratta di invitarli e sottoporli ad un vaglio critico rispetto alle posizioni che assumono, che non si limiti a far dire loro solamente l’ennesimo slogan.
Su quali innovazioni state lavorando per la nuova edizione di settembre ?
Siamo ancora in una fase istruttoria di quella che sarà la nuova edizione di Ballarò. Ti posso dire però che vorrei investire ancora di più su quello che già quest’anno mi ha dato più soddisfazioni. Voglio puntare ancora di più sui collegamenti esterni, per aprire lo studio alle voci della società reale. Verità vuol dire anche accendere di più i riflettori rispetto a quello che pensano le persone comuni. Non possiamo schiacciare il tutto fra lo “storytelling” del Renzismo da una parte e la narrazione banalizzante del populismo dall’altra. Questo schema lo puoi rompere solamente se racconti la verità della vita di tutti i giorni e secondo me questo lo si può fare con i collegamenti diretti.
Pensate di avere ospiti fissi comici nella prossima stagione ?
Anche su questo stiamo facendo le nostre riflessioni. Nella stagione passata abbiamo alternato i comici e comunque basta vedere la curva degli ascolti anche di un fuoriclasse come Crozza all’interno del programma di Floris, come questa si alzi di molto in quei frangenti. Quello del comico è un tema vero e ci stiamo ragionando.
Non senti il bisogno di cambiare un po’ la formula del programma, magari inserendo un reportage ad inizio puntata, per poi sviluppare l’argomento con un talk in onda successivamente?
Lo abbiamo già fatto in parte quest’anno, ma l’intenzione è senza dubbio quella di rafforzare tutta la parte originale del nostro programma, partendo dalle inchieste, fino ai reportage.
Al martedì hai un forte concorrente del calibro di Giovanni Floris, ovvero il tuo predecessore. Praticamente vi dividete il pubblico “da talk” del martedì, non ti hai mai sfiorato l’idea di spostare il tuo Ballarò in altra serata ?
Indubbiamente questa sovrapposizione del martedì sera di due talk show forti balza agli occhi. Noi siamo riusciti a vincere questa sfida, come i dati della tua classifica hanno certificato, ma non c’è ombra di dubbio che sia io che Giovanni andiamo il martedì sera a pescare nel medesimo bacino. Anche se devo dire che in alcuni martedì la somma degli ascolti del mio programma e di quello di Giovanni ha superato il 14%, più di quello che faceva Ballarò l’anno scorso quando il programma di Giovanni andava in onda in splendida solitudine. In realtà il mercato c’è, è che non succedono cose che spingono la gente a sintonizzarsi di più su questi programmi. Detto questo Ballarò è ormai un marchio Rai che ha fatto del martedì la sua giornata d’elezione, è quindi poco praticabile la strada di cambiare giorno di messa in onda, cosa questa che più facilmente può essere adottata da altri che sono arrivati dopo.
Ti è mancata la carta stampata in questo anno “televisivo” ?
Scrivere è una delle passioni che più mi gratifica. Ci penso spesso, ma devo anche dire che per esempio tutti gli editoriali che faccio a Ballarò in realtà sono prima scritti che parlati, quindi alla fine della fiera scrivo ancora.
Ormai ti senti “televisivo” o vedi un ritorno alla carata stampata nel tuo domani?
Non so rispondere. Non credo di essere televisivo nel senso classico del termine. Mi sento un giornalista che si è cimentato e si cimenterà con le diverse piattaforme informative che i tempi che sta vivendo gli mettono a disposizione. In questo momento c’è la televisione, mi diverte molto e mi piace farla. Ce la metterò tutta anche nella prossima stagione per farla al meglio possibile.
Ti piacerebbe fare un programma sullo stile del David Letterman Show ?
Magari, ma non credo di esserne capace. Parlando proprio di lui, ho visto che in occasione della chiusura della sua avventura televisiva ha detto una cosa che mi è piaciuta moltissimo e che riassume quello che secondo me dovrebbe essere lo spirito di quelli che fanno questo lavoro e cioè: “Ho l’impressione che in tutti questi anni la gente che ci guardava voleva vedere qualcosa di gradevole ed io ho semplicemente provato a darglielo”. Su un piano differente io credo che questo sia l’approccio giusto. Cercare di dare qualcosa che possa piacere al pubblico, ma sopratutto di fare in modo che al termine del programma, quando il telespettatore spegne il televisore dica: “Ecco di quel problema ho capito qualcosa”. Se si riuscisse a fare questo, secondo me avremmo fatto già la metà del nostro lavoro.
Com’è la televisione vista dal di dentro ?
E’ una fabbrica magnifica. Una potenzialità infinita, poi mi piace moltissimo questo farsi minuto per minuto, il divenire continuo della diretta.
Segui gli altri talk show? C’è n’è uno in particolare che preferisci ?
Per ragioni di ufficio li guardo un po’ tutti.
Un inferno praticamente
Eh un pochino si (ride, ndr). Ma apprezzo sicuramente il modo di fare televisione di Michele Santoro. Lui è un maestro rispetto ad una formula che considero più nelle mie corde. Una conduzione cioè che non si limita a fare il vigile urbano, ma ci mette molto del suo. Poi trovo molto bella Piazzapulita, considero Corrado Formigli un professionista eccellente, sa fare televisione come piace a me.
Mi dai un aggettivo per questa tua prima stagione a Ballarò?
Stimolante. Perchè mi considero all’inizio di un percorso. Il risultato di questa prima stagione ci ha premiato, quindi siamo soddisfatti. Vedo però enormi margini di crescita, quindi il risultato di quest’anno lo interpreto come uno stimolo per fare meglio l’anno prossimo. Sono convinto che questo sia possibile, anzi penso che sia doveroso da parte nostra.
Chiudiamo con una domanda più leggera, siamo pur sempre in estate, posso chiederti qual è la tua canzone preferita?
Te ne dico due: “Don’t give up” di Peter Gabriel e “You’ve got a friend” di James Taylor.
Grazie a Massimo Giannini e buon’estate in attesa di tuffarsi nella nuova edizione di Ballarò, in onda da settembre il martedì in prima serata su Rai3.