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Massimo Bernardini: “I talent uccidono i talenti irregolari”. Contro Zoro e i conduttori dei talk, pro Gubitosi e Tarantola

Ospite a Reputescion, il conduttore di Tv Talk si è scagliato contro i talk show politici

pubblicato 16 Dicembre 2013 aggiornato 3 Settembre 2020 10:35

Diffidare sempre delle acque chete. Chi è sempre stato abituato a un Massimo Bernardini placido su RaiTre, ma spesso e volentieri riottoso su Twitter, lo ha ritrovato a Reputescion ospite “velenosetto”. Andrea Scanzi è riuscito a fargli criticare la tv per la prima volta senza diplomazie, facendogli inimicare più di un collega che a questo punto potrebbe declinare i suoi prossimi inviti.

Innanzitutto, persino Bernardini si è lanciato nella crociata anti-talent, sperando che qualche lauta offerta come giudice non faccia presto cambiare idea anche a lui:

“Secondo me i talent hanno dei grandi limiti. Io credo ancora nel talento irregolare. A me pare che i talent siano fatti apposta per uccidere i talenti irregolari e per imporre quello che sa muoversi meglio, sa toccare la nota più alta, imitare meglio il grande artista. Quello che è fermo, che non sta al gioco dello showbusiness e che magari ha dentro una cosa anomala, diciamo la verità uno come Bob Dylan 21enne sarebbe cacciato a pedate da tutti. Secondo me il limite strutturale che hanno i talent è quello lì, ma d’altra parte è quello che passa oggi il convento, dove un giovane oggi può provare a emergere. La discografia è finita, non c’è il discografico illuminato che lavora sul talento anomalo, è il conformismo il vero problema dei talent”.

Grazie a Scanzi abbiamo appreso che lui è registrato alla Siae come melodista trascrittore e che il suo sogno nel cassetto è di condurre un programma musicale nella tv di stato:

“In Rai è l’unica cosa che mi piacerebbe fare, è come se mi stessi costruendo una reputazione televisiva per arrivare a fare un programma musicale credibile per il mercato televisivo. Si possono fare delle cose se un network te le fare. Per ora non ci sono riuscito, se non due puntate da 50 minuti che mi ha fatto fare l’ex Direttore Ruffini. Io viaggiai per un mese e mezzo nell’estate musicale italiana. Si chiamava Le tribune della musica, un piccolo programma, è stata l’unica cosa che sono riuscito a fare”.

E chi l’avrebbe mai detto che Bernardini, che dedica ai talk politici la prima parte di Tv Talk ogni settimana, è il primo ad annoiarsi a guardarli?

“C’è una crisi d’agenda, si occupano sempre delle stesse cose. I media del nostro Paese sono ammalati, c’è una centralità della politica che non è così centrale nella nostra vita. Certi conduttori dovrebbero considerare l’effetto noia. Invece per tanti di loro il talk show politico è un bel modo di diventare centro nel sistema”.

Ecco che Bernardini ha trovato un limite mascherato da pregio in tutti, da Giuseppe Cruciani (“secondo me è un vero talento, perché è diverso, non accetta il ricatto del pubblico, del buonismo, però anche lui si è come ammalato, è diventato autoreferenziale. Quando tu capisci che la sua diversità è un vezzo il pubblico capisce che era tutto finto“) a Giuliano Ferrara: (“E’ in sé un animale diverso, ma quando lo vedi riaccasarsi nei posti dove l’avevi già visto dici ‘allora?'”) a Gianluigi Paragone (“ha scoperto delle cose prima di tutti gli altri, come la crisi del piccolo imprenditore. Adesso nella Gabbia anche lui comincia a giocare con la sua trasgressione. Torniamo alla vecchia storia della rissa cominciata a Porta a porta”).

Solo Santoro viene risparmiato dallo spirito critico all’improvviso riesploso di Bernardini:

“Santoro si è stancato di quello che gli chiede il mercato, anche su La7 è il secondo talk show italiano per importanza. Il mercato lo obbliga a questa formula. Però in lui c’è un drammaturgia diversa. Quando Santoro si inventa i falsi personaggi che fanno delle parti vere e lui è il vero Santoro che gli fa domande questo è un modo per far evolvere la sua drammaturgia. E’ ancora la cosa migliore che la televisione italiana fa della politica. In lui c’è una quota di personalità e originalità televisiva che è ancora importante”.

Tra i criticati c’è anche il conduttore di Virus (“La parte delle interviste di Porro su RaiDue è molto buona. E’ molto preparato, ha questa chiave distaccata e ironica. Però mi ha colpito che nel nero che seguì la mia rissa con La Russa mi guardò e mi disse: ‘Come ti sei permesso di trattarlo così? E’ un ministro’. E’ una persona per me, gli ho detto ciò pensavo. Il Vicedirettore del Giornale Porro i ministri li tratta in un altro modo probabilmente”).

Tra un massacro e l’altro, da buon aziendalista, Bernardini difende solo i suoi datori di lavoro:

“L’attuale direzione Rai, Gubitosi e Tarantola, è tra le più autonome dalla politica. Uno dei cancri della Rai non è tanto chi comanda in Italia, ma nel fatto che quelli che sono dentro si attaccano alla politica per fare carriera dentro l’azienda. Tu hai un collega che è figlio di qualcun altro e si appellerà a qualcun altro. Gubitosi questa cosa la sta correggendo. E’ lui che ha questa responsabilità ed è lui a dialogare con la politica. Noi però abbiamo questa Commissione di Vigilanza che non ce l’ha nessun Paese al mondo, che ti controlla i programmi. I dirigenti Rai devono andare ogni due mesi a dire quello che fanno a questo Parlamentino. Abbiamo questa struttura che adesso è una specie di Minculpop interno. Per chi lavora dentro la Rai è una vera sofferenza”.

Per il resto il conduttore di RaiTre ha difeso Masterpiece, ma riconoscendo che è a sua volta difettoso:

“La Rai ha talmente bisogno di rcuperare il rapporto di fiducia col cittadino che paga il canone, che strade come Masterpiece sono da benedire anche con tutti i loro difetti. E Masterpiece ne ha di difetti. Il canone è uno dei grandi problemi per il cittadino italiano, che non sa più perché pagarlo, perché vede una Rai uguale a tutto il resto. Masterpiece è una delle ragioni per pagare il canone”.

Persino Diego Bianchi si è beccato una bella sparata contro il suo Gazebo:

“A me Zoro piace tantissimo, ma secondo me ha dei piccoli difetti di autoreferenzialità romana. Se non sei romano e di sinistra rischi che non te ne freghi un po’ niente. Il difetto è spalmarlo su tre sere. Non so se quel tipo di gioiello che è Gazebo può stare su tre sere, è più da una volta a settimana. Magari mi sbaglio, perché sta andando abbastanza bene”.

Alla domanda di Scanzi, che il suo Tempo e la storia abbia un po’ soppiantato il Minoli di Rai Educational, Bernardini ha comunque onorato il maestro:

“Minoli è molto più bravo di me. Io sono molto medio. Lui mi ha insegnato a prendere molto sul serio la televisione, a tenere presente che hai davanti la gente. Quindi mai autoreferenzialità, poi magari uno ci casca, però devi sapere che non ti devi riposare. E’ una sfida importante, perché è sempre pedagogica come sostiene Minoli. Devi starci molto attento”.

Tra le “criticate” c’è stata anche Geppi Cucciari, a cui il giornalista ha rinfacciato di essere troppo dipendente dai testi altrui:

“Secondo me è un gran talento, dovrebbe credere più lei nel suo talento. Ha un gran desiderio di avere autori che le scrivono tutto. Se si togliesse il copione sarebbe fantastica. Ha la capacità di inventare da zero una cosa e di improvvisare creativamente”.

A chi gli rinfaccia di essere fazioso, Bernardini risponde:

“E’ il discorso in cui siamo immersi che è troppo fazioso, talmente fazioso che tutti cii incasellano. I conduttori sono una razza tutto sommato tranquilla, però c’è la corsa a incasellarli perché tutto il sistema è malato di questa roba. Oggi che contenuto hanno la destra e la sinistra? Ce l’hanno ancora?”.

A chi gli dà del cellino, non conferma né smentisce:

“Uno non può strapparsi di dosso la nostra storia. Non posso dire che non c’entro nulla con i ciellini. Se vuol dire fai parte di un orrendo sistema di potere che sta tenendo nelle sue orrende morse l’Italia dico di no, se uno mi dice hai conosciuto Don Giussani dico dì sì, è stata la grazia che ha salvato la mia vita perché mi fa alzare la mattina con la voglia di affrontare la vita e mi fa andare a letto la sera con la voglia di riaffrontarla la mattina dopo”.

Alla fine Bernardini ha scoperto che il suo web-feeling è al 43% negativo, al 41% neutro, al 16% positivo. Ecco il suo Reputometro:

    +0,05 Posizionamento debole. Contenuti negativi e neutri si bilanciano, fino a ridurre al minimo quelli positivi. Chi non lo ama lo considera snob verso il telespettatore medio e ritiene che il suo Tv Talk scivoli verso l’autoreferenzialità mascherata da analisi critica. I suoi estimatori apprezzano il suo aplomb e la qualità dei suoi programmi, sia per come sono confezionati che per il carattere Educational

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Alla fine Bernardini ha chiuso la seconda edizione di Reputescion da buon critico televisivo, con un’ottima analisi del gioiellino di Andrea Scanzi:

“E’ una trasmissione brillante dal punto di vista formale. La scrittura televisiva, dentro un prodotto piccolo, è fatta molto bene. Gli elementi devono essere molto chiari quando si fa tv e qui la scrittura e la grafica sono molto chiare, lo studio è molto ben scandito. A me piace molto che non sia un talk, ma un faccia a faccia che aiuta a capire i personaggi. Direi che il conduttore è molto buono, secondo me dovrebbe accendersi un po’ di più, si è dato un tono di freddezza che secondo me non gli corrisponde. Ti accenderei un po’ di più se fossi il tuo autore”.

Se fosse così schietto e sagace anche il sabato pomeriggio, in cui è sempre frenetico e diplomatico…