Massimiliano Ossini: “Con Kalipè il sogno è di tornare ai tempi di Voyager. Solo divulgatore? No, posso fare anche altro”
Arriva questa sera su Rai 2 Kalipè, nuovo programma di divulgazione scientifica. Abbiamo intervistato Massimiliano Ossini, il conduttore
Parte questa sera in prima serata su Rai 2 Kalipè – A passo d’uomo, il nuovo programma di divulgazione scientifica che porterà i telespettatori in giro per il mondo nel corso dei cinque appuntamenti. Alla guida di Kalipè ci sarà Massimiliano Ossini, ideatore del programma insieme a Cristiano Strambi. Lo abbiamo intervistato alla vigilia di questo debutto.
Dopo tre pubblicazioni in libreria dal titolo Kalipè, ora esporti questo marchio anche per un programma di divulgazione scientifica su Rai 2. Qual è la mission del programma?
La mission è quella di raccontare il mondo utilizzando immagini pazzesche, che ci serviranno per cercare di catturare il pubblico più giovane. Ad affiancarmi in questo viaggio ci saranno anche ricercatori universitari per affrontare temi complessi e di estrema attualità.
Il titolo della prima puntata è “La cura”, con riferimento alla canzone di Franco Battiato. Come si articolerà il viaggio delle altre quattro puntate?
Ogni puntata ha un denominatore comune, che sarà sintetizzato ogni volta dal titolo di una canzone. Nelle cinque puntate, che saranno costituite tutte da immagini girate dalla nostra produzione, senza documentari d’acquisizione, verrà costruito un racconto che farà sì che non ci saranno tanti blocchi giustapposti, ma una narrazione unitaria.
Nelle puntate saranno coinvolti diversi cantanti, da Sting e Nek, ospiti della prima puntata, a Simona Molinari e Niccolò Fabi. Scelta per fare dialogare volti pop su tematiche a loro care?
La scelta di portare in trasmissione dei cantanti è legata alla frequentazione del mondo giovanile, che io lego in particolare al rapporto con i miei figli. Loro di fronte a un programma di divulgazione come quelli di Alberto Angela o Mario Tozzi cambiano canale. Porterò ad esempio a Kalipè Dj Asco, amato dai miei figli, che fa musica che io non ascolto, ma che va sull’Himalaya, in Nepal, perché si sente molto vicino a quel tipo di cultura.
La Rai ha fatto un importante sforzo produttivo, sostenuto in questi giorni anche da un discreto battage pubblicitario con diverse ospitate in tv per promuovere Kalipè. Qual è l’aspettativa tua e dell’azienda in termini di ascolti?
Io spero che possa essere a tutti gli effetti la vecchia macchina da guerra Voyager, innanzitutto perché questo è un programma prodotto interamente dalla Rai con tutte risorse interne all’azienda di grandissima professionalità. Kalipè, se dovesse andare bene, mi piacerebbe che potesse diventare un appuntamento fisso, affiancato magari anche da degli spin off in daytime.
Ad eccezione di Campioni di domani, questo programma segna il tuo ritorno su Rai 2 dopo la chiusura di Mezzogiorno in famiglia. Credi che la chiusura della trasmissione di Guardì, di cui tu eri alla conduzione nelle ultime edizioni, abbia dato una svolta alla tua carriera a favore dell’aspetto divulgativo?
Non mi sono chiuso alle spalle la possibilità di tornare a fare spettacolo. Un quiz, ad esempio, lo vedrei nelle mie corde.