Mario Rosini, secondo a Sanremo 2004: “Molti più sconosciuti oggi che nel mio festival. Quello non era un cast di serie B”
Mario Rosini arrivò secondo a Sanremo 2004: “Dopo quell’esperienza provai a riaffacciarmi, ma trovai sempre le porte chiuse”. Il commento sull’ultimo festival: “Brani altamente radiofonici; è diventata una rincorsa al look. Si dà sempre più importanza all’effimero”
Secondo a Sanremo in occasione della sua prima e unica partecipazione. Mario Rosini conquistò la medaglia d’argento nel 2004, posizionandosi alle spalle di Marco Masini nell’edizione condotta da Simona Ventura e diretta, sul fronte musicale, da Tony Renis.
“Dopo quell’esperienza provai a riaffacciarmi al festival, ma trovai sempre le porte chiuse”, racconta oggi l’artista a TvBlog. “La musica però mica finisce, resta anche senza un’esposizione mediatica. Il pubblico magari si aspettava una continuazione che non c’è stata. Non so spiegarne i motivi, il mio compito era cantare bene, il resto non lo gestivo io”.
Classe 1963 e originario di Gioia del Colle, Rosini si appassionò al pianoforte da ragazzo: “Scoprii questo magnifico strumento, me ne innamorai la prima volta che lo vidi”. Col fratello Gianni diede quindi vita al Duo Rosini: “Cantavamo insieme e partecipavamo a i festival pugliesi. Eravamo bravi, tanto che li vincevamo tutti. E’ stata una scuola pure quella lì, una bella scuola. Abbiamo registrato un disco di musica folkloristica in dialetto barese-leccese. Lo realizzammo a Milano e ricordo ancora il viaggio lunghissimo che facemmo”.
Intrapresa la strada da solista, cominciarono le collaborazioni con i grandi artisti italiani. Da Anna Oxa a Mia Martini, passando per Rossana Casale, Tosca, Grazia Di Michele e Irene Grandi. “Ero il pianista nei loro tour nazionali – spiega – nel caso di Mimì presi parte anche ai suoi ultimi impegni”.
Una lista a cui si aggiungono i nomi di Gino Vannelli, Alex Britti, Neri per Caso e, soprattutto, Pino Daniele, che gli produsse ben due dischi. Come compositore, invece, ha scritto canzoni per Iva Zanicchi, Eduardo De Crescenzo, Anna Tatangelo, Massimo Ranieri, Dirotta su Cuba e Simona Bencini.
La chiamata a Sanremo come arrivò?
La mia casa discografica fece domanda e Tony Renis approvò il brano. ‘Sei la vita mia’ piacque molto e mi regalò un ottimo secondo posto. Fu una bella apparizione e rimanemmo tutti soddisfatti.
Sei un amante del jazz, tuttavia quella canzone toccava tutt’altro genere.
Non fu scritta da me, ma essendo un amante di tutta la musica non ebbi problemi. Non mi vedrai mai in una veste sola, mi ritengo camaleontico. Pensa, l’altro giorno ho provato a cantare ‘Nessun Dorma’, per il gusto di cimentarmi in un genere non mio.
Il boicottaggio della kermesse da parte delle case discografiche portò alla composizione di un cast che venne considerato un po’ da tutti di ‘serie B’.
Non era un cast di serie B, ti devo correggere. Non era un gruppo di totali sconosciuti. C’erano Masini, Neffa, Piotta, Pappalardo, Bungaro, Mingardi, Dj Francesco, Daniele Groff allora in auge, Meneguzzi al top della carriera, Mario Venuti. Vedo più sconosciuti oggi rispetto a quando lo feci io.
Lo scontro con le major impedì comunque a Renis di assicurarsi parecchi big.
Denigrarono Renis perché non accettò di scendere a compromessi. Calpestò i piedi a chi non doveva calpestarli e ci diedero tutti addosso, manco avessimo compiuto chissà quale crimine. Ma resto convinto che fosse un cast ugualmente importante, con belle voci e ottimi professionisti. Ad ogni modo, questa situazione l’ho percepita dopo. Sul momento ero così nel pallone e concentrato nel voler dare il massimo che non pensavo a niente e nessuno.
In quell’edizione nacque l’idea delle cover.
Vero, la serata la inventò Renis. Io omaggiai Mia Martini e mi esibii da solo al piano in Almeno tu nell’Universo.
Le canzoni vennero per la prima volta votate interamente dal pubblico, ma al televoto contro Masini non ci fu partita.
Porto dentro di me ricordi forti e bellissimi. Non avevo la percezione che Marco fosse favorito. Eravamo lì tutti presi dalle nostre esibizioni, l’ultimo pensiero andava alla classifica. La mia priorità era portare a casa una buona performance.
Sei rimasto in contatto con Simona Ventura e Tony Renis?
Non li ho più incrociati. Sono anni che non li vedo e non li sento.
Per quante volte la richiesta di poter nuovamente partecipare al festival è stata respinta?
Ho fatto domanda praticamente ogni anno, fino a due anni fa. Poi ho detto ‘basta’, sennò sembravo un altro Jalisse (ride, ndr). Ormai i tempi sono cambiati, pazienza. Non mi scoraggio, la musica non ha confini e non ha bisogno di queste conferme. Nell’ultimo disco di Massimo Ranieri ho curato tutta la parte relativa ai cori. Purtroppo la gente che non ti vede più in tv pensa che non lavori e hai cambiato mestiere.
A tal proposito, non posso non citare le battute di Loretta Goggi e Chiara Francini durante Benedetta Primavera. Commentando quel Sanremo si stupirono del suo secondo posto e del fatto che fosse praticamente sparito dai radar.
E’ stato un momento che non ho capito. Innanzitutto mi chiamarono Marco, ma quella è una sciocchezza. Diverso il discorso sull’ironia: qual era la morale di quella gag? Quello sfottò a cosa serviva? Io non do fastidio a nessuno e svolgo il mio lavoro, che significato aveva quell’attacco? Fortunatamente il web si è rivoltato sui social. La gente mi stima e mi vuole bene.
Poco fa ho colto una frecciata al Festival di quest’anno. Lo hai guardato?
Dieci cantanti non sapevo sinceramente chi fossero, eppure vivo in Italia. Dicono che hanno i follower, ma la musica si basa sui follower o sulle emozioni? Questo è stato a tutti gli effetti il Sanremo delle radio. Tutti i brani sono altamente radiofonici. Senza contare che ormai è diventata una rincorsa al look. Si dà sempre più importanza all’effimero e ci stiamo allontanando dalla verità della musica.
Non c’è stato proprio nulla da promuovere?
Una canzone ti deve conquistare, deve darti una sterzata emotiva, un po’ come fece quella che Tosca portò quattro anni fa. Voglio quel tipo di emozione. Purtroppo non ne ho trovate. C’è stato tanto sfarzo di luci, di look, di tormentoni che sai già che sentirai per mesi. Una canzone capace di tenermi fermo sulla sedia non l’ho sentita. Diodato, pugliese come me, ha una vocalità che si avvicina al mio gusto e mi piace.
Nel 2020 hai preso parte ad X Factor, ma in Romania.
Sì, mi sono esibito alle audizioni. La mia manager era rumena, mi ha consigliato l’iscrizione e ho accettato. Pur passando, non sono più tornato. Erano sopraggiunti degli impegni. E’ stata comunque un’esperienza positiva, ho trovato un’organizzazione molto professionale.
Cosa cantasti?
Il brano ‘L’Infinità’ di Claudio Mattone, eseguita da De Crescenzo.
In Italia non hai mai fatto domanda per programmi analoghi?
L’ho fatto. Ma non posso svelarti niente.
Contestualmente, porti avanti il tuo impegno nelle vesti di presidente del ‘Premio Mia Martini’.
Sono in carica dal 2005, è una bella famiglia a cui sono molto legato. Le selezioni si svolgono a Scalea, poi a Bagnara Calabra, città di nascita di Mimì, va in scena la fase finale.