Mario Maffucci a Blogo: Il Festival di Carlo l’ho visto così
La chiacchierata di Blogo con Mario Maffucci sul 65° Festival della canzone italiana
Blogo ha chiesto allo storico dirigente di Rai1 Mario Maffucci, che si è occupato durante la sua vita professionale di molti Festival di Sanremo, di esprimere il suo pensiero rispetto all’edizione 2015 della kermesse canora più celebre del nostro paese, appena terminata. In un insieme di peana per questo Festival, sentiamo le considerazioni di un “vecchio signore” di Rai1, che ha pieno titolo di dire la sua.
Partiamo dal tuo giudizio su questo Sanremo
Intanto registriamo il grande consenso di pubblico che ha avuto e questo è certamente un elemento importante. Per quel che riguarda il mio gusto personale, non mi ha entusiasmato moltissimo. Il Festival è riuscito, certo, ma detto ciò mi permetto, con l’esperienza che ho, di fare alcune annotazioni.
Entriamo dunque nel dettaglio, cosa ti è piaciuto e cosa non ti è piaciuto di questo Sanremo 2015 ?
Trovo di positivo il ritmo che Carlo ha dato al programma nelle varie serate. Credo che questo sia il talento più evidente di Carlo. Lui è molto al servizio della gara musicale, invece si esprime di meno come personaggio televisivo. Sopratutto lui si pone l’obbiettivo di mandare in onda quello che c’è scritto sulla scaletta, questo è il suo grande pregio. Per fare questo però, trovo che sacrifichi molto la sua dimensione artistica. Nelle interviste per esempio, non ho sentito uscire la sua personalità. E’ molto funzionale al programma, ma non riesce a trasmettere emozioni. Diciamo che la sua conduzione è molto “normale”. L’impianto e la filosofia di questo Festival, ridotte all’osso, le posso anche condividere, quella cioè di mettersi al servizio del grande circo sanremese. Questo lui lo sa fare bene. Ha poi una tenuta psicofisica invidiabile, perchè anche negli ultimi minuti sembra appena uscito dal camerino. E’ veramente un grande fondista della televisione.
Trovi più lati positivi o negativi in questo Festival ?
Più i lati positivi sicuramente.
Un Festival molto premiato dal pubblico, che ne pensi di questo successo di ascolti ?
L’ascolto non lo fa solo il conduttore, ma lo fa anche il contenuto. La selezione musicale che Carlo ha portato in scena, ha incontrato il consenso del pubblico ed è questo, a mio giudizio, il valore vero di questa edizione di Sanremo. Con questo non voglio dire che qui ci sia un “Volare” o un “Si può dare di più”, ma il cast nel suo insieme ha funzionato.
Rispetto al cast di questo Festival c’è qualcuno che ti ha convinto di meno?
Alcune scelte non le ho apprezzato moltissimo. Dalla Conchita Wurst, all’esibizione canora della coppia Coruzzi-Di Michele. A me Platinette mi è molto simpatica ed è una persona squisita, acuta ed intelligente, ma tradotta in cantante non mi ha convinto moltissimo. Quella mi sembra più che altro un operazione di maniera, ma non riuscita. Io non l’avrei selezionata quella canzone, perchè semplicemente secondo me, artisticamente, non tiene.
Capitolo vallette, che ne pensi ?
Ridurre a vallette due cantanti che a modo loro hanno vinto il Festival, è una operazione non riuscita. O le prendi e dai spazio alla loro personalità, perchè tutte e due hanno una forte personalità, altrimenti far recitare loro le didascalie delle canzoni, a me sembra una operazione modesta. Questa è una conferma del fatto che Carlo con le donne non è mai stato un asso, cioè le ha sempre utilizzate solo in posizioni di assoluto servizio. Inoltre non ho mai visto tanti brutti vestiti indossati dalle conduttrici del Festival. Detto questo, devo dire che ieri sera, nella finale, le ho viste utilizzate meglio.
Il direttore Leone, come ogni anno, fu cosi anche l’anno scorso con il Fazio IV, candida l’attuale conduttore anche per l’edizione successiva. Tu saresti favorevole ad un Conti II ?
Certo, se la merita una seconda edizione, poi è lui ovviamente che deve decidere.
Ma in generale, sei favorevole a che il conduttore torni anche l’anno successivo ?
Io ho teorizzato che ogni Festival deve avere un conduttore diverso. Perchè il nuovo conduttore ci mette dentro più energia, creatività e vuole lasciare un segno. Poi deve cambiare sopratutto perchè il cast dei cantanti è fortemente condizionato dai gusti musicali del suo direttore artistico. Quindi si rischierebbe che ogni edizione, sia quasi una replica, musicalmente parlando, della precedente.
Che ne pensi della lunghezza biblica delle serate del Fesival ?
I cantanti in gara sono troppi. L’esperienza insegna che quattordici sono il numero giusto e anzi, forse addirittura dodici. Il fatto che Carlo ha portato il numero dei cantanti da 16 a 20, significa che ha avuto delle pressioni da parte delle case discografiche ed ha cercato di mediare con senso di responsabilità. Non è molto naturale fare questi finali a notte fonda. Per carità, li ho fatti anche io, ma mi hanno talmente segnato che poi sono riuscito ad accorciare le serate.
A che ora dovrebbero terminare le serate secondo te ?
Al massimo tra le undici e mezza e la mezzanotte.
Capitolo eliminazioni. C’è chi dice che quattro sono poche e che ce ne vorrebbero di più durante le serate feriali del Festival, che ne pensi ?
Credo che le quattro eliminazioni che ha fatto Carlo, sia una buona scelta.
Tu sei stato l’artefice dell’arrivo di Carlo Conti nella prima serata di Rai1, con lo show del giovedì sera degli anni ’90 dal Bandiera gialla di Rimini “Su le mani”. Ci racconti come lo scegliesti ?
Bonolis era appena andato a Canale5 ed avevamo bisogno di un nuovo conduttore per la Rete 1. Lui era un giovane di belle speranze, che aveva avuto un ottimo successo in Toscana e decidemmo di provarlo per il programma estivo e si è dimostrata una buona scelta la nostra.
Qual è la caratteristica di Carlo Conti che ti piace di più ?
Carlo Conti è un personaggio televisivo che ti da delle sicurezze. Tu hai quel tipo di prodotto e sei praticamente certo che con Carlo ti porterai a casa quel determinato risultato. Con un prodotto industriale come la televisione, il fatto che Carlo ti dia questa certezza, è un pregio enorme. Lui poi è davvero un grandissimo professionista.
A tuo giudizio sarebbe perfetto quindi anche per la televisione commerciale?
Si, perchè no.
Qual è il punto debole ed il punto forte di questo Festival ?
Il punto debole è che manca l’estrosità ed anche la narrazione. Il punto forte è la sicurezza dello spettacolo e del ritmo che ha saputo dare Carlo alle serate.
Cosa intendi per narrazione ?
Ho fatto tanti Festival, ma su 4 ho avuto anche la direzione artistica. Cioè quelli di Bongiorno-Chiambretti, Vianello ed i due di Fazio. Prendiamo il primo: c’era una narrazione che legava tutte le serate, con Chiambretti che faceva il diavoletto e l’angioletto, la Marini che faceva la vamp da conquistare e Bongiorno che faceva il guru della televisione, lo schema era quello di una commedia. Anche l’anno dopo con Vianello, c’era lo schema della bella, ovvero la Herzigova e la bruttarella, ovvero la Veronica Pivetti, con continui battibecchi fra di loro e Sandra Mondaini che rimaneva sullo sfondo. Nel Fazio I c’era l’idea del “tutti fanno Sanremo”, dal premio Nobel Dulbecco, che fece un bellissimo valzer con la Casta, a Gorbaciov, fino alla persona comune, sviluppata poi nel Fazio II con il tentativo di coinvolgere il grande Pavarotti in grandi duetti storici, che poi non abbiamo potuto fare per altri motivi.
Chi è Carlo Conti oggi secondo Mario Maffucci ?
Carlo Conti è di fatto il Baudo degli anni duemila, spero che conquisti la sua personalità e maturità artistica.
Grazie a Mario Maffucci per aver voluto condividere con noi le sue impressioni su questo 65° Festival della canzone italiana.