Marino Bartoletti contro DAZN: “Basta al calcio degli ‘spacciatori’… anche le pecore nel loro piccolo si incazzano”
Marino Bartoletti annuncia su FB che non si abbonerà a DAZN: il succo del post è che a tutto c’è un limite, anche al commercio del calcio.
La frammentazione dell’offerta di Serie A sta destabilizzando i consumatori abituali di Campionato, anche i professionisti del settore. Se Antonio Padellaro su Il fatto quotidiano di oggi ironizza sulla scarsa considerazione di Sky per i propri affezionati clienti “malati di pallone […] scodinzolanti con la carta di credito in bocca che implorano. quant’è?” senza ricevere risposta ed evoca un salutare ed economico ritorno alla radiolina graccchiante con Tutto il calcio minuto per minuto, Marino Bartoletti fa sapere dalla sua pagina Facebook che non ha intenzione di sottoscrivere altri abbonamenti, DAZN in testa, per seguire integralmente i prossimi campionati.
“DAZN? NOGRZ” si intitola il post comparso qualche giorno fa, nel quale il giornalista esprime il proprio disappunto per la deriva che sta assumendo il mercato dei diritti televisivi del calcio in Italia.
“Non farò l’abbonamento a Dazn. Prevengo e accetto i chissene… i cui formulatori possono tranquillamente fermarsi a questo punto del post.
Non farò l’abbonamento a Dazn, perché mi sono stancato del calcio degli spacciatori: detto ovviamente in maniera metaforica e col massimo rispetto per le attività imprenditoriali collegate e per le persone che vi operano.
Ho trascorso molti decenni della mia vita a vedere partite: centinaia, forse migliaia dal vivo in tutti i luoghi d’Italia e del mondo. E tantissime ne ho viste ovviamente in televisione (anzi c’è stato un momento, ai tempi di “Quelli che il calcio”, in cui io e Carlo Sassi eravamo gli unici italiani che potevano vedere in diretta e in contemporanea tutti gli incontri del campionato). Ma tante partite NON le ho viste! E non per questo non sono sopravvissuto o ho compromesso il mio know-how personale e professionale. Naturalmente mi sono adeguato alla contemporaneità, anche perché rientra nell’ambito dei miei doveri di aggiornamento. Ma a un certo punto arriva il momento in cui uno ha il diritto di dire basta”.
Sembra quasi uno sfogo quello di Bartoletti, deciso a non sottostare alle logiche lucrose degli ‘spacciatori’, come li chiama lui, di partite.
“Sono soddisfatto cliente di Sky dalla fondazione […] ma credo che persino chi “vende” calcio abbia l’obbligo di adeguarsi alle esigenze o perlomeno alle sensibilità di chi lo compra: non sempre di forzarle o violentarle […] Proviamo ad abbozzare un esempio comprensibile. Io fino a ieri, con una certa cifra, entravo dal salumiere e compravo 100 grammi di prosciutto. Oggi accade che con quella stessa cifra […] di grammi me ne danno 70 e se voglio gli altri 30 devo entrare nella nuova salumeria accanto: e ovviamente pagarli (e quindi aggiungere altro denaro) senza peraltro avere alcuna idea di che sapore avrà quel prosciutto. Uscendo di metafora, perché dovrei adattarmi, “riacculturarmi”, integrare forzatamente le mie conoscenze tecnologiche, acquistare o affittare aggeggi che non desidero, aggiungere al mio vocabolario parole che non mi interessano come “Chromecast” o “Q Platinum” (e figuriamoci il loro “ebidta”) e poi correre anche il rischio di vedere delle formichine che giocano sul mio smartphone?”
aggiunge Bartoletti nel suo sfogo, tra l’analisi e l’arringa. Da qui la sua decisione, quella di non sottostare alle nuove logiche:
“E allora dico stop e, se non altro per principio, mi farò bastare quei 70 grammi. Se devo vedere qualcosa, posso tranquillamente aspettare gli highlights e documentarmi nei tanti altri modi ai quali questo lavoro mi ha comunque attrezzato. Sono “vecchio”? Sì, ma anche orgogliosamente un po’ più saggio (o forse meno minchione) e rivendico il mio diritto alla resistenza umana contro quello che decidono gli altri sul mio portafoglio e persino sulla mia cultura. […] Le pecore devono essere tosate e non scorticate. Non ce l’ho con i proprietari delle cesoie, ma soprattutto con gli avidi gestori del pascolo. Ricordando ai primi, che comunque pure le cesoie si possono spuntare perché anche le pecore, nel loro piccolo, ogni tanto si incazzano […]”.