Maria Latella a TvBlog: “Penalizzati dal traino di film e docu-serie. Torneremo fra inverno e primavera 2025”
“Basterà poco per renderlo familiare” assicura Maria Latella a TvBlog parlando del suo programma, A casa di Maria Latella. L’intervista
Si è conclusa lo scorso martedì la prima edizione di A casa di Maria Latella. Il programma dell’ex volto di Sky Tg24 ha abitato per due mesi la seconda serata del martedì di Rai 3 con l’ambizione di proporre qualcosa di diverso rispetto al classico talk-pollaio. Latella, infatti, ha deciso di mettere ogni settimana attorno al suo tavolo quattro diversi ospiti per discutere di un determinato tema.
Dalla difficoltà a trovare casa in Italia alla ricerca della longevità della vita, svariati sono gli argomenti che hanno dominato la discussione nel suo appartamento. A conclusione del primo ciclo di puntate, Maria Latella ha tentato di fare un bilancio su quest’esperienza con TvBlog.
A Tv Talk ha detto di essere “molto contenta” di come è andato il suo ritorno in Rai dopo vent’anni di assenza. Il programma ha registrato, però, ascolti non particolarmente positivi, con una media pari al 2,16% di share. Come si tengono insieme questi due aspetti?
Io valuto il risultato sulla base delle puntate che abbiamo fatto quando prima di noi c’era un programma, come Le ragazze, o sulla base delle puntate andate in replica. Considerando che si trattava di un programma nuovo, con una conduttrice nuova per le reti Rai, che andava in onda in un orario molto infelice, è un esperimento andato tutto sommato bene.
È stata più sbagliata la scelta di mandare in onda un programma fatto attorno a una tavola in seconda serata o di trasmetterlo nella seconda serata del martedì?
Gli elementi per me sono tre: il primo è il traino. Se hai prima di te un film o una docu-serie, non hai pubblico quando cominci: questo dicono i dati d’ascolto. Il secondo è l’orario di partenza: non eravamo una seconda serata, ma una terza serata contro “guerre stellari”. Siamo un programma che crede nella conversazione: con ostinata convinzione e determinazione penso che si possa dare al pubblico qualcosa di diverso dalla lite, finta o vera, che gli proponiamo da trent’anni. Per dare, però, al pubblico la possibilità di vederti, devi programmare prima qualcosa di più forte dei film e delle docu-serie, che su Rai 3, in prima serata, hanno dimostrato di non funzionare. Proporre un tipo di televisione in cui non sia necessario darsi sulla voce nella serata in cui altrove va in onda il bar di Guerre Stellari è stata una scelta molto coraggiosa. Io ho accettato perché penso che le sfide vadano raccolte.
È stata una scelta coraggiosa o, con il senno del poi, sbagliata?
Se non si crede nella possibilità di fare informazione nel servizio pubblico in termini diversi dagli altri, allora bisogna farsi delle domande.
Ha pagato i vent’anni trascorsi a Sky, che l’hanno portata a essere un volto non particolarmente noto per il pubblico Rai?
Assolutamente no. Sono sicura che con un traino diverso noi avremmo avuto con continuità lo stesso pubblico che abbiamo avuto nelle repliche e nelle sere in cui siamo stati trainati da Le Ragazze. Su Facebook abbiamo avuto tre milioni e mezzo di visualizzazioni con un video della puntata dedicata al rapporto tra genitori e figli, con ospiti Luigi Di Maio e Paolo Crepet. A me sono arrivati feedback che mi hanno fatto capire che la formula piace. I temi e la formula che abbiamo scelto sono così giusti che basterà poco per renderlo un appuntamento familiare.
Non si imputa nessuna responsabilità neanche per come ha svolto il ruolo di padrona di casa? Forse, in un ambiente domestico, la sua figura non esprimeva al meglio il concetto di empatia.
Penso che la gente abbia anche bisogno di dare fiducia a chi da quarant’anni si occupa di giornalismo in modo serio. La mia storia è di giornalista che si occupa di politica interna, politica internazionale e da dieci anni, in radio, di famiglia, scuola, educazione. I temi, che sono da servizio pubblico, sono lo strumento per coinvolgere lo spettatore nella conversazione che avviene attorno alla mia tavola.
Nella prima puntata avete affrontato il tema della difficoltà di trovare casa in Italia, con tanto di schede grafiche. Progressivamente vi siete aperti a tematiche più pop come la ricerca della longevità o il gossip e i pettegolezzi. C’è stata la volontà di trovare temi più trasversali e “ampi”?
Abbiamo cercato di alternare i temi. Prima della longevità ci siamo occupati delle elezioni americane, cercandolo di fare in un modo diverso rispetto a come lo stesso tema può essere affrontato in prima serata. In quel caso, ad esempio, abbiamo deciso di sfruttare le memorie dei nostri ospiti: Emma Marcegaglia ha studiato in America, Casini ci ha ricordato degli episodi della politica del passato rispetto alla Casa Bianca, Marisa Laurito rappresenta lo spettacolo e lo spettacolo e Napoli sono gli Stati Uniti. A loro abbiamo poi aggiunto il punto di vista internazionale della corrispondente americana del Financial Times.
Nella prima puntata avevate nello stesso parterre di ospiti due under 40. Questo scenario non si è più ripetuto. Avete preferito rendere più omogenea l’età dei commensali per facilitare la conversazione?
Non è più successo che avessimo insieme due ospiti under 40, ma sono venuti anche Luigi Di Maio e Maura Gancitano, che hanno meno di quarant’anni. L’attenzione a mescolare età diverse c’è stata sempre, anche se sappiamo che Rai 3, e soprattutto Rai 3 in seconda serata, ha un pubblico di un’età definita, non sicuramente trentenne.
Dario Vergassola è stato un habitué del suo programma. Su otto puntate in tre lui c’era. Si può dire che è diventato una sua spalla televisiva?
Io amo moltissimo sorridere e credo che sia necessario farlo soprattutto in seconda serata, quando uno arriva già abbastanza stanco. Dario Vergassola è stato il mio interlocutore più leggero: avevamo fatto qualcosa d’analogo, con altri personaggi, anche nelle edizioni su Sky. Io sono una persona che ama sorridere, conversare e farlo in una dimensione conviviale. Non sono finta: se fossi stata finta, d’altra parte, avrei avuto una storia professionale diversa. Quello che do in tv è quello che sono. Non mi piace prendermi sul serio anche perché nessuno di noi in tv sta facendo la Cappella Sistina. Per questo bisogna sorridere di noi stessi e possibilmente cercare di fare sorridere chi ci segue.
C’è l’intenzione di proporre Vergassola come presenza fissa nella prossima edizione?
Non abbiamo ancora cominciato a pensare come sarà la nuova edizione.
A Tv Talk ha detto di aver invitato Sigfrido Ranucci, ospite anche lui lo scorso sabato di Mia Ceran, ma il conduttore di Report ha declinato l’invito. Ci sono stati altri conduttori Rai che hanno rifiutato la proposta di venire da lei?
Ranucci l’ho invitato nelle prime puntate, proprio all’inizio, ma lui mi ha spiegato che Report sarebbe partito molto più avanti. Non ci sono stati però altri conduttori che ho invitato e non sono venuti. Hanno invece accettato il mio invito Carlo Conti, Massimo Giletti e Antonino Monteleone.
Il programma è registrato. Questo implica due diversi aspetti: l’assenza di diretta, che non consente di sfruttare spunti offerti dalla stretta attualità, e la presenza di un montaggio, che toglie spontaneità e naturalezza alla conversazione. Siete stati penalizzati da questo?
La diretta non è adatta a un programma del genere: siccome si mangia e si beve davvero, il montaggio ha la sua importanza. Nel prossimo ciclo di puntate cercheremo però di accorciare i tempi tra la registrazione e la messa in onda.
A proposito del montaggio, nella terza puntata si percepisce un taglio mentre Daniela Preziosi interviene parlando dell’attuale destra al governo. È stato fatto per ragioni di minutaggio o ci sono dietro motivazioni editoriali?
Ma una che invita Daniela Preziosi poi la taglia? Credo fra l’altro di essere stata l’unica a invitarla.
In un’intervista a La Stampa lei ha difeso l’attuale governance Rai. Si è sentita in imbarazzo per le parole pronunciate dal direttore dell’Approfondimento Paolo Corsini nei confronti di Corrado Formigli?
Non ho mai commentato vicende fra giornalisti: non lo facevo quando lavoravo al Corriere della Sera, non mi metto a farlo ora. La mia storia è quella di una giornalista che fa questo lavoro da quarant’anni, senza appartenere ad alcun club e senza occuparsi delle polemiche che in tutti questi anni ho visto riguardare altri colleghi.
In quale collocazione e in quale periodo vedremo in onda la seconda edizione di A casa di Maria Latella?
Sulla collocazione siamo in fase di interlocuzione. Dovremmo tornare in onda fra l’inverno e la primavera del 2025.