Mare Fuori 2, Massimiliano Caiazzo: “La serie piace perché parla di crescita, e la crescita riguarda tutti”
Caiazzo ci ha raccontato anche dei messaggi che sono veicolati dalla serie e della polemica per il “troppo dialetto” legata anche alla serie di Zerocalcare
Fonte: Sabrina Cirillo
I protagonisti di Mare Fuori 2 crescono, e con loro gli attori protagonisti dell’affascinante serie tv di Raidue ambientata nell’Istituto di Pena Minorile di Napoli. Tra loro c’è anche il giovanissimo (ha 25 anni) Massimiliano Caiazzo, che fin dalla prima stagione interpreta Carmine Di Salvo, uno dei detenuti dell’Ipm, a cui il destino ha riservato una vita a dir poco difficile.
A poche ore dalla messa in onda della terza puntata di Mare Fuori 2, prevista per questa sera, mercoledì 1° dicembre 2021, alle 21:20 (anche su RaiPlay, dov’è possibile recuperare le puntate precedenti), abbiamo raggiunto l’interprete di Carmine, con cui abbiamo parlato a proposito del suo personaggio, dei temi della serie, ma anche di una recente polemica legata ad un’altra serie italiana (potete vedere il video qui in basso).
“Sono ripartito da zero. Erano passati due anni rispetto all’ultima volta sul set della serie, sono cresciuto ed anche il mio approccio è cambiato, si è evoluto. Mi sono concentrato su tutto ciò che poteva esserci di bella nella vita di Carmine, ciò che lo porta a prendere certe decisioni. Poi mi sono chiesto: che cosa potrebbe succedere che tuttò ciò che lo tiene a galla in questa guerra ti viene tolto dalla guerra stessa? Sono così arrivato a fare alcune scelte, alcune erano già scritte, altre le abbiamo fatte con il cast ed i registi (Milena Cocozza ed Ivan Silvestrini, ndr)”.
Carmine, nel suo dolore, viene sostenuto da Massimo (Carmine Recano), che nel quarto episodio lo salva da un gesto estremo. Un po’ come a dire che i più grandi dovrebbero sostenere le nuove generazioni mentre crescono: secondo te nell’Italia di oggi le cose vanno davvero così?
“Trarre una conclusione generalizzata mi sembra ‘osè’. Ci sono delle realtà in cui gli adulti sono effettivamente dei punti di riferimento, ma c’è una volontà di ascoltare sia da parte loro che da parte dei giovani. Nelle relazioni, in generale, bisogna giocare in due: l’adulto può avere tutte le buone intenzioni, ma anche il giovane deve essere capace di ascoltare. Questo avviene in alcune realtà, che sono esempi da seguire e di cui bisognerebbe parlare di più, ma ce ne sono anche alcune in cui non accade. Noi vogliamo mandare un messaggio non solo agli adulti, che comunque sono dei nostri punti di riferimento, ma anche alle nuove generazioni che possono essere diffidenti: proviamoci, fare una scelta è sempre meglio di non farla”.
Mare Fuori parla soprattutto ai giovani, ma tra il pubblico che segue questa serie ci sono anche molti adulti. Secondo te cos’è che ha catturato i più grandi di questa serie?
“Secondo me la forza di questa serie sta nel fatto che numerose realtà sono messe in gioco. Anche se le vicende sono circoscritte, le modalità di racconto fanno sì che possa toccare il cuore di tutti. C’è chi viene toccato dal personaggio di Carmine, chi da quello di Filippo… E poi parliamo di crescita all’interno di una circostanza limitante come quella del carcere: e la crescita riguarda tutti”.
Hai avuto qualche feedback dai tuoi coetanei, magari da ragazzi che come Carmine e gli altri personaggi della serie hanno scontato una pena?
“Stavamo girando la seconda stagione, eravamo nel centro storico di Napoli ad agosto. Mi fermò questo ragazzo, mi sembra fosse di Catania. Mi disse ‘Grazie, quando ho visto la tua scena ho iniziato a sudare, io mi sono ritrovato nella stessa condizione di Carmine’. Era una ragazzo che aveva scontato la pena, era stato reinserito in società e stava passando le vacanze con la fidanzata”.
L’ambientazione della serie è Napoli, che tu conosci molto bene, essendoci nato e cresciuto. Secondo te la rappresentazione che viene fatta in tv di questa città rispecchia la realtà o siamo ancora dalle parti degli stereotipi?
“Già il fatto che si produca tanto a Napoli è un attestato di grande fascino, per una città che ispira poeti, drammaturghi e registi. Sono molte anche le storie non ambientate a Napoli ma girate qui, proprio l’energia che emana. Ad un incontro alla Festa del Cinema di Roma sentii i Manetti Bros. dire che per un certo periodo della loro carriera hanno scelto di stare a Napoli proprio per l’energia che si respira. E’ vero che c’è uno stereotipo, ma lo si sta superando, e questa è una vittoria, a prescindere dalle storie che si vogliono raccontare”.
Mare Fuori 2 (ed anche il personaggio di Carmine, come tutti gli altri) fa un grande uso del napoletano e, per permettere una maggiore comprensione al pubblico, usa i sottotitoli. Siamo usciti da una polemica legata a Zerocalcare ed all’uso eccessivo del romanesco nella sua serie; anche Gomorra-La serie in passato fu criticata perché usava troppo il napoletano. Qual è il tuo punto di vista a riguardo?
“Ho visto la serie di Zerocalcare tre volte e sto per iniziare la quarta visione. A me non ha disturbato il romanesco, funziona molto all’interno del contesto. Zerocalcare è stato così brillante a suddividere le varie sfumature del romanesco: è una polemica che lascia il tempo che trova. Lui usa differenti registri linguistici, che vanno oltre l’idea del semplice dialetto, perché interagisce con varie fasce sociali. I sottotitoli all’estero sono una cosa normalissima, noi ci stiamo abituando: gli italiani sono maestri nel doppiaggio, ma alcuni attori usano la voce come ciliegina sulla torta della loro interpretazione”.