Marco Travaglio a Che tempo che fa
Il vicedirettore de Il Fatto Quotidiano ospite di Fabio Fazio.
Marco Travaglio, che i telespettatori Rai non possono più vedere ad Annozero, è ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa (come l’11 maggio 2008. All’epoca ci furono polemiche infinite per l’intervento su Schifani. Anche questa volta, Travaglio, ha ricordato Schifani. Come indagato per mafia).
Nell’intervista, Travaglio anticipa gli intenti di Comizi d’Amore, il nuovo progetto di Michele Santoro di cui Il Fatto Quotidiano è partner. In sostanza, Travaglio ha chiarito che il progetto di Santoro vuole, in qualche modo, replicare in televisione il progetto già esplicitato su carta dal Fatto: ovvero, evitare i finanziamenti pubblici, evitare il solito circuito mediatico, uscire dal seminato per fare qualcosa di nuovo e di non ancora proposto in Italia. Un progetto, sulla carta, che va applaudito. Purché non si traduca, per questioni contingenti, in un banale capannello antiberlusconiano, perché non è di questo che l’informazione ha bisogno. Anzi. Visto che anche i cittadini comuni potranno entrare a far parte dell’amministrazione del programma, facendo parte dell’Associazione Servizio Pubblico che co-produrrà il programma, potrebbero proporre una moratoria: visto che c’è tanto da approfondire, in Italia, a Comizi d’amore non si parlerà di B. Non sarebbe male.
Nel corso dell’intervista, Travaglio – spesso erroneamente indicato come comunista per il solo fatto di aver assunto, come già fece il suo mentore Montanelli, posizioni antiberlusconiane, in un paese in cui la comunicazione non ha più un senso e le parole vengono svuotate del loro significato – ha avuto modo di ricordare che, in realtà, è un liberale, anche piuttosto conservatore.
Marco Travaglio a Che tempo che fa
Un antipasto di Comizi d’Amore
Travaglio annuncia che proporrà un antipasto di Comizi d’amore dopo la pubblicità. E così, lo aspettiamo.
In verità, l’antipasto annunciato, non è nient’altro che il solito editoriale di Marco Travaglio, quello che non fa più ad Annozero. Non che sia fatto male, anzi: è una tipologia di informazione di cui si sente il bisogno sempre di più, e quindi ben venga e grazie a Che tempo che fa per avercela proposta.
Però qualunque speranza di vedere, in Comizi d’Amore, qualcosa di veramente nuovo, al di là dell’operazione che sarà nuova per forza, be’, va a scemare.
Nel corso del monologo, però, Travaglio esce dalla retorica antiberlusconiana – e per questo, invece, ringraziamo lui – e riesce a fare un ottimo elenco di spese inutili che si potrebbero tagliare per superare la crisi. Fra di esse mette – un vero e proprio eretico, visto che è fra i pochi a dirlo – la TAV, indicata continuamente come un’opera necessaria mentre il traffico di merci è in calo e il clamoroso beauty contest, che ha fruttato zero euro allo stato. Travaglio dimostra, ancora una volta, che per essere di buonsenso non è necessario avere una tessera di partito, e che si può rinunciare alle ideologie: è un liberista, e l’ha ammesso pure lui, e nonostante ciò è contrario alla TAV, cavallo di battaglia dei liberisti italici.