Mai Dire Candid, con un occhio a Pirandello
Chi lo dice che se la candid non è scostumata non fa ridere? E, soprattutto, chi dice che la candid debba solo far ridere? Finalmente è arrivato un programma in grado di riportare questo genere televisivo, così bistrattato e involgarito, ai fasti dell’inventore Nanni Loy (e non a caso il pubblico l’ha premiato con un
Chi lo dice che se la candid non è scostumata non fa ridere? E, soprattutto, chi dice che la candid debba solo far ridere? Finalmente è arrivato un programma in grado di riportare questo genere televisivo, così bistrattato e involgarito, ai fasti dell’inventore Nanni Loy (e non a caso il pubblico l’ha premiato con un ottimo ascolto al debutto).
Mai Dire Candid, il ponte levatoio tra la denuncia delle Iene e l’irriverenza della Gialappa’s con un occhio glamour targato Ilary Blasi, si apre giustamente con un debito al Maestro, cercando di ispirarsi al canovaccio originario per farne strumento di analisi sociale.
L’idea non è quella di provocare fine a se stessa, né di sfottere la gente in modo gratuito come ci hanno abituato i vari Candid Camera Show di importazione. Qui entra in gioco il meccanismo tutto pirandelliano della riflessione umoristica.
Prendete il caso dell’istigazione all’abbandono di animali. C’è una Iena che convince degli sconosciuti ad aiutarlo a sbarazzarsi del proprio cane. Ognuno reagisce a modo suo, chi sfatando vecchi pregiudizi come quelli dei napoletani furfanti (che nella situazione si comportano più che onestamente), chi smentendo l’aria da persona perbene, visto che a cedere è proprio il vecchietto apparentemente timorato.
Di mezzo c’è una prestazione in denaro che non tutti si sentono di rifiutare (e che la Gialappa’s, ad hoc, è pronta a massacrare con il suo consueto sarcasmo).
Quel che funziona in una candid del genere, apparentemente paternalista o prevedibile, è la differenza che secondo Pirandello passa tra il semplice avvertimento del contrario e il più profondo sentimento del contrario. Nel primo caso ti trovi di fronte a comicità pura, che ti fa sganasciare senza pensare. Nel secondo caso si innesca un meccanismo per cui ridi ma con coscienza critica, chiedendoti le ragioni per cui ‘la vecchia imbellettata’ si sia conciata in quel modo e quale sia il suo profilo esistenziale.
Insomma, con Mai Dire Candid la tv potrebbe riscoprire la vocazione all’umorismo puro, riportando il sociale in una formula di intrattenimento leggera, condita da piacevoli inserti in studio.
Certo, man mano che si va avanti si punta anche a delle scelte autoriali più boccaccesce – vedi una suora alle prese con improbabili vibratori – ma il tutto senza mai perdere di vista la ricerca di senso.
Sono i programmi tutti italiani come questi – e in tal caso forse si può parlare di unica vera novità sperimentale della stagione – che ti fanno disprezzare format disumani come Balls of Steel, in cui la candid diventa pretesto per consacrare petomani e bullismi da strada.