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Maggie Smith ha fatto di Lady Violet un’icona

Una scrittura brillante impreziosita dalla maestria di un’attrice straordinaria: ecco perché Lady Violet è uno dei personaggi femminili più contemporanei del panorama seriale

27 Settembre 2024 18:03

Maggie Smith è scomparsa oggi, venerdì 27 settembre 2024, all’età di 89 anni. Una carriera meravigliosa la sua, difficile anche da contenere in un ‘coccodrillo’ e talmente sfaccettata, variegata, stupendamente condotta da non poter essere riassunta senza appiattirla, senza ridimensionarla.

Il teatro è stata forse la forma d’arte che più le ha permesso di dare sfogo al suo talento e alla sua straordinaria professionalità. Shakespeare (accanto a Laurence Oliver in Otello nel 1964, giusto per ricordare uno dei suoi impegni più iconici), Miss Julie di Strindberg, Čechov, Shaffer, Albee, fino alla sua ultima apparizione in teatro, nel 2019 in A German Life, di Christopher Hampton. Il 2019 è anche l’anno del primo film di Downton Abbey, cui seguì un secondo capitolo nel 2022, mentre la sua ultima apparizione sul grande schermo è del 2023 con The Miracle Club, di Thaddeus O’Sullivan. Era già previsto che non partecipasse al terzo film di Downton Abbey, nelle sale nel 2025: il suo personaggio era già spirato, circondato dalle persone più care, nel secondo lungometraggio. Del resto già alla fine della serie, in una divertente intervista a Graham Norton del 2015, Maggie Smith aveva dichiarato che sarebbe stato ‘incredibile’ interpretare ancora Lady Violet, ormai più che centenaria nella storia. Partecipò, però, ai successivi due film alcuni anni dopo: del resto senza di lei Downton non sarebbe stata la stessa, sebbene i film abbiano depotenziato l’arguzia, l’eleganza, quel nobile manierismo per cui Lady Violet è stata tanto amata. Fu in quella stessa intervista che Dame Smith confessò, con l’innocenza e la sfacciataggine dei grandi, di non aver mai visto una sola puntata della serie.

Lady Violet, un personaggio femminile scolpito dell’immaginario collettivo

Downton Abbey è stato l’unico titolo seriale nella lunghissima carriera di Maggie Smith. Ha partecipato a diversi prodotti televisivi, ma per lo più si è trattato di film tv o di singoli appuntamenti. La storia della famiglia Crawley, eredi della Contea di Grantham e illustri esponenti della nobiltà ‘campestre’ dell’Inghilterra alle prese con i turbamenti del Novecento, ha rappresentato per l’attrice l’unico impegno televisivo di medio-lunga serialità. La sua Lady Violet è stata un personaggio principale del cast, il fulcro narrativo della trasformazione stessa della famiglia, il perno che ha aiutato il pubblico da una parte a comprendere l’eterna contemporaneità del pragmatismo femminile – nessuna come Lady Violet ha dimostrato di sapersi adattare a ogni situazione, sorprendendo chi l’avrebbe immaginata esclusivamente come rigida tenutaria dell’onore della nobiltà inglese – e dall’altra a cogliere le trasformazioni di una società verso cui in fondo Lady Violet è sempre stata curiosa.

Il personaggio di Lady Violet è sicuramente uno dei migliori mai usciti dalla penna di Julian Fellowes. I dialoghi e le massime della Contessa Madre sono sempre stati asciutti e taglienti, dei veri laser; le scene e le situazioni di cui è stata protagonista nella serie sono sempre state dei momenti in cui gli autori fornivano una chiave di lettura agli avvenimenti degli altri personaggi e del contesto. Penso, ad esempio, alla difficoltà di chiamare per nome Tom, l’ormai marito della nipote più piccola, a fronte dell’abitudine di rivolgersi a lui come Branson, l’autista, ma anche agli scambi sempre in punta di fioretto con l’amica/nemica Isobel Crawley o con la nuora. E quella battuta sul weekend è la quintessenza dell’old fashioned (e nello stesso tempo della realtà di una Partita Iva…).

 

Maggie Smith ha fatto di Lady Violet uno dei migliori personaggi femminili della serialità

Senza Maggie Smith, Lady Violet non avrebbe avuto quello spessore che pur la scrittura ha cercato di assicurarle. Lo so, banale e senza possibilità di controprova, ma sfido chiunque ad affermare onestamente il contrario.

Ogni minima alzata di sopracciglio, ogni accennata smorfia è stato un mattone che ha costruito il piedistallo di un personaggio fictional entrato nell’immaginario collettivo. E se cè una scena che per me rappresenta la grandezza interpretativa della Smith è nel leggero, quasi impercettibile, inciampo della ‘nonna’ che va verso il letto di morte della nipotina (S3E5). Una ripresa di spalle, con una Lady Violet che per un istante cede sotto il peso di un dolore insostenibile, ma che rapidamente scuote quel macigno che grava sulle sue spalle alzandosi il velo, consapevole che lei, per status e per ruolo, quel dolore non può permetterselo, e torna a camminare spedita. Tutto senza una parola. Tutto senza un’espressione del volto. E se non è maestria questa…

 

Ogni minimo movimento di Maggie Smith è un tratto caratteriale di Lady Violet. Ogni mugugno, ogni sospiro, ogni sguardo, ogni passo di questa magnifica attrice ha rappresentato un elemento della personalità della Contessa Madre. La maestria di Maggie Smith – e quante persone che si definiscono attori/attrici dovrebbero ridimensionare il proprio ego sapendo (o meglio credendo) di far parte della sua stessa ‘categoria professionale’ – ha esaltato un copione sicuramente brillante, dandogli però una tridimensionalità che resiste al tempo. E quella in basso è una delle foto di cui si potrebbe dire “si possono sentire…”. Chi ha amato la serie saprà senza dubbio accompagnare l’immagine con la risatina compiaciuta della Contessa Madre…

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Certo, la percezione/interpretazione del tutto è condizionata dal ‘fruitore’: io sono donna, peraltro ormai decisamente fuori dall’adolescenza, amante della bella scrittura, affascinata dalle ricostruzioni storiche ben fatte, formatasi nella lettura di testi audiovisivi. Il background conta nella lettura di un testo e nella fruizione di un’esperienza mediale. Ma il successo internazionale di questa serie, che ha trovato concordi uomini e donne di diversa formazione e di diverse nazionalità da oltre 10 anni, fa capire che il racconto ha saputo affascinare per la sua accuratezza tecnica e per la sua brillantezza artistica, cogliendo il contemporaneo nello storico e rendendolo accattivante per il pubblico degli anni ’10 e ’20 del Terzo Millennio.

In questo senso, dunque, ci potranno essere delle scene e delle battute che resteranno nel cuore di alcuni pubblici e non di altri, magari. Ma Lady Violet rappresenta un compendio di magnificenza femminile, con i suoi pro e i suoi contro.

Non possiamo che ringraziare Maggie Smith per averci regalato uno dei personaggi femminili più contemporanei nel panorama seriale di tutti i tempi interpretando il ruolo di un’anziana Lady nostalgica della grandezza dell’Impero, per averla resa immortale e per aver ricordato a tutti che siamo donne e come tali “possiamo essere contraddittorie quanto vogliamo“.

Downton Abbey