Le frecciatine di Giancarlo Magalli hanno strappato a tutti un sorriso almeno una volta. Ma, se l’ironia si tramuta in protervia e scarsa autocritica, iniziano a diventare indigeste. Il conduttore ormai pensionando dei Fatti vostri ha pensato bene di festeggiare il su prossimo ritorno su RaiUno continuando a recriminare a destra e manca, oltre a mostrarsi scettico persino sul programma che andrà a condurre.
Il suo fantomatico Mi gioco la nonna partirà su RaiUno venerdì 18 maggio, al termine di Tale e Quale show: eredità pesante, visto il successo del varietà di Carlo Conti. Ecco come Magalli, pur schietto e onesto come pochi, ci invoglia a guardarlo intervistato da Tv Sorrisi e canzoni:
“Non mi pare vero di andare in onda con un programma dove non ci siano gare di ballo, cuochi, canzoni anni 60 e tre giudici famosi. Infatti andrà malissimo. Abbiamo modificato tantissimo il format di partenza tedesco (Family Showdown) che è brutto, con il conduttore ingessato che sembra un cameriere. E c’è troppo antagonismo, quasi non si parlano. Noi saremo più caldi. L’errore dei format è di non adattarli. Anche cose comprate in Francia o Spagna, Paesi che si ritengono a noi più vicini, possono non funzionare. Hanno gusti televisivi molto diversi”.
L’intuizione che va riconosciuta a Magalli è di essersi personalmente inventato il jolly della nonna, da giocare in emergenza per le due famiglie-squadre che si scontreranno in prove atletiche e di abilità. Il pensiero va subito a Giochi senza frontiere, di cui il presentatore è stato l’organizzatore fra il ’70 e il ’74.
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Proseguendo nell’intervista, il nostro non può proprio fare a meno di ricordare il suo lungo esilio da RaiUno per colpa dell’ex direttore Fabrizio Del Noce:
“Sono otto-nove anni, e intanto qualche prima sperata sporadica in giro l’ho fatta. Del Noce diventò direttore di RaiUno e fece il repulisti: io, Baudo, Carrà, Frizzi. Fabrizio si riprese per il rotto della cuffia con Soliti ignoti, e Raffaella manca ancora. Così mi sono rifugiato su RaiDue all’ora di pranzo. Io avrei dovuto sostituire Bonolis ad affari tuoi, ma poi ci mise Pupo. Poi è arrivato Max Giusti… Gente che va anche bene, ma non è in grado di coprire quelle fasce. Conti funziona, lui sì”.
Magalli, ogni volta, dimentica nelle interviste che Del Noce gli fece testare un quiz nell’access prime time, Mister – il gioco dei nomi, di una verbosità e lentezza mostruosa (qui la mia recensione dei tempi). Infatti fece una brutta performance, secondo le logiche numeriche dei tempi, contro Striscia la notizia. Guardate come ne scriveva il Corriere della Sera.
L’incontenibile Giancarlo ricorda pure che anni fa il Comune di Sanremo gli propose la guida del Festival, ma la discografia pose il veto:
“I discografici temevano il mio sense of humour. Della serie: ‘Abbiamo speso milioni per lanciare un tipo, poi arriva lui e con una battuta…’. Fui stoppato. Sanremo è un posto allucinante dove l’ironia non ha cittadinanza. Panariello si censurava, e il povero Vianello fu querelato da una cantante perché ammiccò blandamente a una canzone simile a quella che questa tizia aveva cantato l’anno precedente. Sanremo, se lo fai bene, non se ne accorge nessuno. Se è un flop, te lo rinfacciano per tutta la vita”.
A proposito di battutacce, il presentatore più geriatrico della tv, da anni al servizio di Michele Guardì, si definisce “il Gerry Scotti della Rai”. Beh vabbè.