Macondo, la folle ambizione di uno show che tratta temi respingenti con il giusto tono di Camila Raznovich
Macondo cerca di portare in tv una divulgazione leggera e aderente alle esigenze di una prima serata. La recensione della prima puntata
Macondo si potrebbe riassumere nella definizione di esperimento televisivo follemente ambizioso. La scelta, infatti, è quella di costruire uno show con una divulgazione leggera legata a temi ambientali di estrema attualità. Abitualmente, queste tematiche finiscono per risultare estremamente respingenti. Impongono, infatti, la necessità di un cambiamento di paradigma nei comportamenti e nelle abitudini, che spesso non si è pronti ad affrontare.
Questo potrebbe essere un aspetto particolarmente ostico per un programma di prima serata che punta ad essere uno show e non un mero programma di approfondimento divulgativo. Con Macondo non ci si trova però neanche di fronte ad una trasmissione che utilizza la tematica ambientale per costruire di fatto un varietà, come avveniva invece con Ci vuole un fiore.
Nel programma, infatti, si alternano servizi e piccoli documentari, che affrontano le più svariate questioni. Si passa dal lavoro svolto da giovanissimi ragazzi per proteggere le barriere coralline nel Pacifico all’isola di Hel Hierrio, l’isola del futuro. Fra i contenuti più interessanti la sfida a impatto zero condotta da Giulia Bronzato, costretta a vivere per cinque giorni in un ambiente inospitale come una casa di montagna inabitata da sessant’anni e senza corrente elettrica. La sua esperienza – quella di una turista abituata alle comodità messa alla prova con un’esperienza estrema di privazioni – verrà raccontata ad episodi nelle quattro puntate di Macondo.
Ficcante ed utile ad arricchire la varietà di linguaggi della trasmissione si è rivelato anche il contributo di Barbascura. Divulgatore scientifico sui social, ha portato nella trasmissione un approfondimento legato alle lucciole. Di fronte ad una tale ricchezza di contenuti e tematiche affrontate, il problema principale rischia di risiedere nella durata dello show.
Una durata ridotta dalle attuali due ore ad un’ora e mezzo permetterebbe di sfoltire un variegato campione di problematiche che alla fine rischia di rendere indigesto il programma. Purtroppo con questa durata probabilmente si dovrà convivere, date le esigenze della tv italiana. Per questo forse varrebbe la pena tenere in considerazione l’apporto di Camila Raznovich. La conduttrice, infatti, rappresenta un ottimo jolly per alleggerire i contenuti di Macondo.
Nella prima puntata lo ha dimostrato benissimo nello spazio con Jury Chechi, con il quale si è messa, in maniera divertita, in gioco. La Raznovich interpreta poi perfettamente la cifra di leggerezza di cui ha bisogno un programma di divulgazione in prima serata per essere accessibile a tutti. In questo Macondo ha sicuramente una carta vincente in più su cui poter contare, più di quanto già fatto nella prima puntata.
Il tentativo di portare una divulgazione leggera in prima serata legata a tematiche ambientali è sicuramente un motivo di vanto per il servizio pubblico. Farlo con un programma che mostra fin dal debutto solide fondamenta potrà aiutare a lavorare su quanto invece non ha funzionato.