Home Sky Atlantic M – Il figlio del secolo, Stefano Bises: “Totti, il Papa, Riina? Nessuno faceva più paura di M. c’era una responsabilità universale”

M – Il figlio del secolo, Stefano Bises: “Totti, il Papa, Riina? Nessuno faceva più paura di M. c’era una responsabilità universale”

La serie in 8 puntate dal 10 gennaio su Sky Atlantic e NOW

7 Gennaio 2025 11:15

L’impresa di Sky Studios e The Apartment, società del gruppo Fremantle di trasformare il romanzo di Antonio Scurati M – Il figlio del secolo in una serie tv non si sarebbe potuta realizzare senza le abili mani di Stefano Bises e Davide Serino autori della sceneggiatura e dei soggetti di puntata insieme allo stesso Scurati. Se, come è stato detto in conferenza stampa, bisogna parlare di un prima e dopo M nella serialità di Sky e in generale nella serialità italiana, è merito anche di questi due autori che nell’intervista che trovate qui di seguito, hanno provato a raccontarci alcuni segreti di questa produzione.

Il Tradimento del romanzo M – Il figlio del secolo

Per riuscire a prendere un romanzo iper documentato e renderlo uno spettacolo televisivo senza tradirne la portata etica e morale, abbiamo dovuto…tradirlo” ha detto Davide Serino, sottolineando anche la differenza di tono tra le due parti in cui è divisa la serie. Soprattutto nella prima metà c’è un “tono da commedia, da circo che fa anche a sorridere proprio per sottovalutare il terrore, il nero che arriverà dopo”. Non è l’unico tradimento, perché un elemento cardine di M – il figlio del secolo è il fatto che il Mussolini di Luca Marinelli si rivolge direttamente allo spettatore anticipando le sue mosse, commentando in modo sarcastico le sue azioni, sul modello di quanto Frank Underwood/Kevin Spacey faceva in House of Cards.

Questo elemento nel romanzo c’è soltanto all’inizio e alla fine mentre nella serie è costante: “Lo abbiamo reso la cifra della serie per costruire la possibilità di capire i movimenti arzigogolati, incoerenti di Mussolini e per costruire un avvicinamento, non direi un’empatia, col protagonista che permettesse di seguirlo, di esserne divertiti e un minimo affascinanti per poi percepire il terrore e l’errore che abbiamo fatto”.

M. dopo Totti, il Pap, Moro

La sfida di Mussolini arriva per Stefano Bises dopo aver toccato altri “mostri sacri” come Totti, il Papa con Young Pope, Riina, Moro, Provenzano ma “nessuno faceva più paura di M per la contemporaneità, anche se il Capo dei Capi era stata la prima in Italia ad avere un punto di vista di un iper cattivo ed era stata accusata di umanizzare il più feroce dei mostri della storia recente. Mussolini però aveva una responsabilità in più, universale, il fascismo è il brand più longevo italiano e diffuso al mondo. Per tutti questi elementi di contemporaneità, perché Mussolini era l’inventore del populismo che oggi galoppa, maneggiare M era la cosa che ho sentito più spaventosa”.

M e le donne

Le figure femminili hanno un ruolo sorprendentemente cruciale all’interno della serie perché servivano a mostrare come Mussolini le trattava così come si relazionava con tutto il resto e gli altri ma per esempio Margherita Sarfatti è stata fondamentale nella sua ascesa al potere. “Lei è quella che ha vestito l’animale in una veste accettabile. Rachele è la casa cui si rifugia perchè dietro l’aurea da super uomo c’è un essere meschino che ha bisogno di nascondersi, di avere un posto in cui tornare, di una famiglia semplice che lo idolatra, ma allo stesso tempo lei è quella che lo conosce come nessuno in un modo totalmente non intellettuale” ha spiegato Serino.

Rachele è la moglie fantoccio. Quelle mogli super contemporanee che servono a salvare le apparenze del messaggio valoriale dei mariti potenti” ha aggiunto Bises “ma verso di loro non c’è fedeltà non c’è nessuno di quei valori che pubblicamente si proclamano”.

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