L’utopia del tetto alle spese Rai
Una delle norme meno contestate dell’ultima tormentatissima finanziaria del Governo Prodi è stata sicuramente quella che introduceva un tetto massimo sui compensi che la Rai può elargire.A metà fra il buonsenso e il populismo l’articolo in oggetto stabilisce che nessun singolo contratto di collaborazione potrà superare i 250mila euro. Non è esattamente una miseria, ma
Una delle norme meno contestate dell’ultima tormentatissima finanziaria del Governo Prodi è stata sicuramente quella che introduceva un tetto massimo sui compensi che la Rai può elargire.
A metà fra il buonsenso e il populismo l’articolo in oggetto stabilisce che nessun singolo contratto di collaborazione potrà superare i 250mila euro. Non è esattamente una miseria, ma si tratta comunque di una cifra lontanissima da quelle su cui viaggiano i big della tv di stato.
La regola a dire il vero non aveva retto già alla prova del nove del Festival di Sanremo dove i compensi dei due conduttori Pippo Baudo e Michelle Hunziker sono “stati in pericolo” per 24 ore, prima di avere la benedizione del governo.
Ieri il Direttore Generale Cappon ha riproposto la questione di fronte alla Commissione di Vigilanza Parlamentare scoprendo il velo sulla realtà dei fatti: la Rai non può permettersi di rispettare il tetto senza rischiare di perdere praticamente tutti i volti più popolari sotto contratto.
Sarebbero fra 40 e 50 i contratti già siglati che sono oltre la soglia, praticamente mezza scuderia di conduttori, più registi e autori con i quali sarebbe difficile, se non impossibile con le vigenti regole dell’industria dello spettacolo e la concorrenza di Mediaset, riuscire a firmare un qualsiasi rinnovo rispettando la soglia dei 250mila euro.
I cinque nomi dei super-pagati usati come esempio da Cappon danno l’idea delle dimensioni del fenomeno: Bruno Vespa, Piero Angela, Simona Ventura, Enzo Biagi e Carlo Conti hanno contratti ampiamente (per usare un eufemismo) sopra il tetto stabilito in finanziaria.
Vedremo quale sarà la risposta della politica, la speranza è che la scelta di ridurre i contratti a sei zeri venga rispettata, ma la partenza con la deroga sanremese e l’allarme di Cappon danno l’idea che si sia trattato di una bella utopia.