L’uomo imperfetto… senza la variabile defilippica
L’Uomo Perfetto nasce già incompiuto sulla carta. Non ha una conduttrice che possa definirsi tale (ne riparliamo tra qualche anno, cara Ellen Hidding, dopo un corso intensivo di lingua italiana e una formazione professionale che esuli dal cambio di look). Non ha una sinossi allettante sul piano dell’appeal, visto che da settimane ci propinano la
L’Uomo Perfetto nasce già incompiuto sulla carta. Non ha una conduttrice che possa definirsi tale (ne riparliamo tra qualche anno, cara Ellen Hidding, dopo un corso intensivo di lingua italiana e una formazione professionale che esuli dal cambio di look). Non ha una sinossi allettante sul piano dell’appeal, visto che da settimane ci propinano la fase del reclutamento che sa di già visto e preconfezionato come ai tempi di Popstar.
Ma, soprattutto, è uno di quei programmi in cui il ruolo della giuria raggiunge gradi di onnipotenza intollerabili. Dopotutto, cosa ci dovevamo aspettare da un trio così preventivamente astioso e ferrato nell’umiliazione del prossimo come quello composto da Selvaggia Lucarelli, Claudia Montanarini e Dario Cassini? Un cocktail letale di frecciatine gratuite e frustrazioni professionali viene inferto di puntata in puntata ai poveri pupi di turno che, pur presentandosi dinanzi alla commissione con le migliori intenzioni di autostima, finiscono spogliati (nel senso più letterale del termine) di ogni dignità.
Ora, quale qualifica sociologica ha un’opinionista a buon mercato come la Lucarelli per decretare le nobili virtù di un uomo ideale (senza omettere la sua opzione privata per un muflone travestito da uomo)?
Era proprio necessario istigare Claudia Montanarini, esule dalla banda di comari del pomeriggio di Canale5,a riciclare il personaggio rissoso di cui ci eravamo finalmente liberati?
E poi c’è lui, il più cicisbeo di tutti nella sua finta virilità ostentata. Dario Cassini separa le due perfide donne in calore con le sue caustiche allusioni sessuali che ne legittimano da anni il titolo di comico. Ha da sempre avuto un repertorio monocorde e giocato sulla trivialità machista da osteria, ma all’Uomo Perfetto, con la sua arroganza spacciata per professionalità, supera di gran lunga Guillermo Mariotto (l’acido giurato di Ballando).
Ora, dove vuole andare a parare questo reality? Non c’è pathos, non c’è una gara vera e propria, non c’è l’intelligenza defilippica in grado di convertire la feccia umana in miccia televisiva con un suo lato ludico-ricreativo. Su Sky Vivo, invece, si prendono tutti terribilmente sul serio, come se stessero creando l’Uomo Bionico e il destino della civiltà fosse nelle mani di tre sfigati in caccia di cachet.
Un programma in cui la conduttrice è perenemmente scavalcata dall’egocentrica giuria (non siamo mica alla Gialappa’s, Ellen) è la triste conferma di ciò di cui stiamo parlando.