Lunga lettera al TvBlog
Ci scrive un lettore – che ringrazio personalmente per l’attenzione e per la pacatezza con la quale esprime le proprie idee: è un piacere leggere, in epoca di comunicazione elettronica, una vera e propria lettera -, e ci scrive una lunga mail. Che mi piace pubblicare integralmente, perché possano leggerla tutti i lettori di TvBlog
Ci scrive un lettore – che ringrazio personalmente per l’attenzione e per la pacatezza con la quale esprime le proprie idee: è un piacere leggere, in epoca di comunicazione elettronica, una vera e propria lettera -, e ci scrive una lunga mail. Che mi piace pubblicare integralmente, perché possano leggerla tutti i lettori di TvBlog e perché mi piacerebbe che avesse una risposta da tutti (almeno, quelli che vorranno) i collaboratori.
Cari amici di TvBlog,
vi seguo da tempo e vi faccio i complimenti per il lavoro che fate. Se me lo concedete, vorrei fare una breve riflessione sulla tv e sul vostro blog, prendendo spunto da alcuni dei vostri ultimi interventi, dalla post-televisione al “caso” Rula Jebreal in particolare. Mi scuso in anticipo per la frammentarietà di questa mail, ma credo sia possibile comunque rintracciare un filo rosso che lega tutti i punti che seguono.
1. Le riflessioni che avete fatto sulla “post-televisione” sono corrette, ma a mio parere incomplete. Ciò che la tv è riuscita a fare negli ultimi tempi è stato soprattutto dettare la propria agenda agli altri mezzi di comunicazione (carta stampata e internet, soprattutto). Se Eco, parlando di neo-televisione, si riferiva al fatto che la tv parlava, rispetto al passato, sempre più e quasi soltanto di se stessa, una caratteristica che non può essere ignorata (pur non riferendosi tanto al “mezzo” televisivo, quanto al suo potere negli altri media) è che ora la tv parla di se stessa e impone agli altri di parlare di lei. Questo accade in tanti modi: dalla gara degli ascolti che ormai interessa più dei programmi stessi e che trova spazio non solo nei blog ad essa dedicati, ma anche sui veri quotidiani popolari di oggi (la free press) nonché sulle pagine dei principali quotidiani e delle loro versioni online, ai fatterelli di poco conto che sempre sono accaduti nelle trasmissioni telesivive ma che sono sempre restati “fatti loro”. Fino a qualche tempo fa, ciò che è accaduto l’altra sera ad “Annozero” avrebbe interessato “Blob”, “Striscia la notizia”, forse qualche altra trasmissione (in pieno stile “neo”). Oggi, in pieno stile “post”, il caso invade gli spazi quasi sacrali del “Corriere della Sera” e della “Repubblica”.
2. Perché? Perché la televisione non ha mai avuto il potere di imporre sull’agenda del paese e dei media un vero approfondimento sui temi che riguardano il mondo e la realtà. Si è spesso parlato di una certa sudditanza di cui le reti televisive (e i telegiornali) hanno sempre sofferto nei confronti dei ben più affidabili colleghi della carta stampata, e ciò è dovuto a caratteristiche intrinseche del mezzo televisivo su cui ora non mi soffermo per non appesantire il discorso. Insomma, se la televisione ha dovuto cercare, riuscendoci, un terreno su cui sorpassare (ed inondare) gli amici altolocati, è stato proprio il suo: imporre se stessa, il proprio meccanismo, le proprie beghe, i propri fatterelli, i propri scazzi, mettendosi a nudo anche a costo di perdere quell’aura magica che la contraddistingueva. Per cui, se Ricci e Bonolis si odiano, diamolo in pasto a tutti. E spieghiamo a tutti come ci sostentiamo, quali sono le nostre logiche, non vergognamoci di divulgare ascolti e di spiegare come funzioniamo: il prezzo da pagare è alto, ma necessario se vogliamo davvero annientare i nostri concorrenti.
3. Causa o conseguenza non lo so, ma fra le altre novità che contribuiscono a questa nuova situazione c’è anche la scomparsa dei portali (descritti come il futuro di internet soltanto qualche anno fa) e la conseguente “riportalizzazione” di quelle che erano semplici appendici della versione cartacea, ovvero i siti del “Corriere” e di “Repubblica” in particolare. Costretti a dare in pasto al chiacchiericcio da ufficio sempre “notizie” più insignificanti e di poco conto (teoricamente di scarsissimo livello di notiziabilità, ma d’altronde i criteri andrebbero ormai urgentemente rivisti, mettendo in luce che quello che conta è l’interesse e la curiosità suscitata, a prescindere dalla reale gravità/incidenza del fatto), hanno conferito istituzionalità a notizie che prima restavano confinate in spazi di cazzeggio, finendo con il trasferirsi anche sulle pagine dei quotidiani veri e propri, ribaltando l’assunto per cui, ad esempio, “Corriere.it” era la versione online del “Corriere della Sera”. Sempre più, oggi, il “Corriere della Sera” è la versione cartacea di “Corriere.it”, con tutte le conseguenze del caso.
4. Vero e proprio motore del fenomeno non è tanto l’esplosione del reality in sé (sebbene sia stato il primo evento televisivo diventato a tutti gli effetti “notizia”, in ogni suo minimo dettaglio), quanto una compenetrazione fra realtà e reality, fra realtà e televisione.
“Uomini e donne”, per esempio, che non si limita a costruire un mondo a parte e con regole a sé stanti, come dovrebbe fare un reality (almeno quelli che ormai potremmo definire di vecchia generazione, GF in primis), ma consente al mondo di invadere la trasmissione, per cui il pubblico può segnalare se una persona “finge”, oppure si può cacciare qualcuno solo perché nel mondo esterno ha tradito il compagno di reality. Questo è un ribaltamento molto interessante, e di cui non si parla molto, ma è la novità degli ultimi tempi: essere consapevoli che una persona può andare in televisione recitando, fingendo, soltanto per cercare un po’ di fama. A questo non eravamo abituati ai tempi dei primi reality, perché al massimo avremmo potuto concepire che la televisione si costruisse un suo mondo, con regole proprie (la casa, la fattoria, il ristorante), non che in qualunque istante il mondo reale potesse irrompere a sovvertirle.
5. Chiudo, e mi scuso per l’eccessiva lunghezza, con una piccola critica: non stupiatevi (citando Daniele Interrante) se il Corriere si accorge di voi soltanto ora, se ci vogliono una gnocca e un mistero di poco conto perché i mass media si accorgano di voi. E non stupiatevi se queste notizie ora occupano intere pagine: siete i primi a trattarne, e sempre in maniera molto puntuale e pignola, quindi siete consapevoli di quanto queste “non-notizie” ormai siano diventate le vere notizie.
Ormai sembra ci sia spazio solo per due categorie di persone: chi ama e accetta tutto ciò che viene dalla tv, e chi invece ne parla male e ne blatera in continuo, spesso con quel piglio snob del “ma dove siamo finiti”, “ma si può”, “da non crederci” che abbonda su blog televisivi di grande successo. Voi ne siete stati abbastanza lontani per molto tempo, ma ultimamente state prendendo questa piega. La televisione offre mille cose belle, spesso molto nascoste e di cui non si parla: compito del vostro sito potrebbe e sarebbe anche quello di parlarne, visto che in pochi lo fanno. Poi, certo, liberissimi di aprire sondaggi su chi ha detto “gnocca senza testa” e di imbastire minuziose e certosine cronache gossipare su pupe e secchioni. Però, almeno, senza stupirvi se poi sono queste le cose che interessano e se sempre più, tutto ciò, sono la televisione e il mondo dell’informazione in generale. Ormai siete grandi ed importanti, per cui non potete più permettervi di stare in un cantuccio e guardare da lontano quello che accade: meriti e colpe sono anche un po’ vostri, sappiate farli fruttare e ve ne saremo tutti grati.
Saluti,
Davide