Luigi Pelazza: “Io divulgatore scientifico su Rai2, ma non rinuncio a Le Iene”
L’intervista di Blogo al conduttore di I 4 elementi, la natura che parla, in onda nel pomeriggio di Rai2 dal 23 settembre
Da ieri, mercoledì 23 settembre (156 mila spettatori, 1,41 di share), è iniziato su Rai2 un nuovo programma. Si intitola I 4 elementi, la natura che parla, con Luigi Pelazza de Le Iene. Si tratta di un documentario prodotto da Showlab, realizzato con il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e l’Arma dei Carabinieri e diviso in otto puntate. L’obiettivo che si pone è quello di decifrare dei messaggi che la natura ci dà. Si parte dalla domanda: il coronavirus potrebbe essere un’avvertimento della natura?
Siamo stati in Trentino Alto Adige e con il Cnr abbiamo capito che tra 40 anni in tutto l’arco alpino non ci sarà più un ghiacciaio. Ed è ormai irrimediabile. Nel sottoghiaccio ci sono virus patogeni dormienti, che potrebbero attivarsi quando si scioglierà il ghiacciaio. Ma racconteremo anche i fondali marini, di microplastica nel mare, dei pescatori illegali di vongole, del Sarno, ossia il fiume più inquinato d’Europa. Ci siamo mossi dal Nord al Sud.
Insomma, sei diventato un divulgatore scientifico come Alberto Angela?
Non voglio imitare nessuno, anche perché come studi non ho le competenze di Piero Angela. Non voglio fare il divulgatore scientifico, per questo ho chiesto l’aiuto degli scienziati del Cnr. Ho girato il documentario dandogli l’impronta de Le Iene. Dentro al racconto ci ho messo un po’ di action: abbiamo beccato i cacciatori di vongole di notte, ho scalato una parete di ghiaccio.
La collocazione in palinsesto ti soddisfa?
Cambiare orario per due giorni (ieri e oggi in onda alle 14, da domani alle ore 15.35) è un po’ un danno, la collocazione non è facile: di solito in quella fascia ci sono programmi soft, dove si caxxeggia. Qui invece un po’ ti devi impegnare nella visione del programma, per capire i contenuti bisogna ascoltare per bene. Comunque abbiamo chiesto alla rete di prevedere una replica in seconda serata, lì andrebbe bene sicuramente.
Si tratta dell’ennesimo brandend content targato Rai. Dal tuo punto di vista cambia qualcosa nella realizzazione?
Quando mi hanno detto c’era Kia, che ha messo la maggior parte dei soldi per il documentario e che ci ha dato le macchine con le quali ci muoviamo, io ho risposto ‘l’importante è che non ci mettano dei paletti per i contenuti’. Così è stato. Abbiamo avuto libertà totale anche da parte della Rai.
Chiudiamo con Le Iene. Nella prossima stagione di cosa ti occuperai nei servizi?
Approfondirò alcuni spunti che ho trovato realizzando questo documentario per Rai2. Per esempio, farò sicuramente qualcosa sul Sarno inquinato. Farò poi anche servizi su traffico di sostanze e criminalità, come ho sempre fatto. Si inizia il 6 ottobre in prima serata!
Non fai parte del trio maschile di conduttori?
Non sono stato ritenuto all’altezza. Attualmente la conduzione funziona, quindi è giusto così. Se me lo proponesse lo farei, mi piacerebbe.