Luigi Di Maio, un amore chiamato tv. Per il Ministro degli Esteri tredici ospitate in venti giorni
Luigi Di Maio ospite tredici volte in tv in appena venti giorni. L’occasione la offre la promozione del suo libro. Lontani i tempi del diktat anti-talk
Un ultimo mese passato in televisione. Luigi Di Maio totalizza il suo personale record da quando è Ministro e, probabilmente, da quando è in politica. Tredici ospitate in solitaria, senza considerare le partecipazioni in radio e all’interno di servizi di telegiornale. Una vera e propria maratona per l’esponente dei Cinque Stelle, motivata dall’uscita in libreria di “Un amore chiamato politica”, autobiografia scritta alla ‘veneranda’ età di 35 anni.
Dal 26 ottobre Di Maio è stato praticamente ovunque, con il battesimo avvenuto da Lilli Gruber a Otto e mezzo. “Era da un po’ che non andavo in tv, ma avevo tante cose da raccontarvi”, aveva scritto il pentastellato sui social. Messaggio che, letto a posteriori, strappa sorrisi.
Di Maio, infatti, già la sera successiva era a Porta a porta, mentre il 28 ottobre si concedeva una ‘doppietta’ a L’Aria che tira e a Dritto e Rovescio.
Venerdì 29 ottobre sveglia presto e approdo ad Agorà, succeduto da quello a Oggi è un altro giorno il primo novembre.
A seguire, Di Maio si è concesso addirittura cinque inviti in tre giorni: il 2 novembre a Di Martedì, il 3 a Mattino Cinque e Non è l’Arena, il 4 a Tg2 Post e il 5 a Uno Mattina. Il 9 novembre è stata la volta di Cartabianca, il 13 invece di Sottovoce, con la performance notturna da Gigi Marzullo.
E se Di Maio non va a casa dei conduttori, sono i conduttori a concedersi, trasformandosi in moderatori delle sue presentazioni in giro per l’Italia. E’ il caso di Myrta Merlino, intervenuta alla Galleria Alberto Sordi di Roma, e di Lucia Annunziata, che ha affiancato l’ex vicepremier a Pomigliano.
La pubblicazione del libro è il pretesto perfetto per occupare il piccolo schermo. Una sorta di ‘scambio’ che consente ai programmi di ottenere con facilità l’intervento di un Ministro in carica che, in caso contrario, probabilmente si sarebbe intercettato con più fatica.
“Un amore chiamato politica”, facilmente ribattezzabile in “Un amore chiamato tv”, diventa così l’occasione per Di Maio di diventare il componente della squadra di Mario Draghi con più risalto mediatico. Un contrasto evidente se confrontato con la quasi totale trasparenza di colleghi – altrettanto centrali – come Luciana Lamorgese, Giancarlo Giorgetti e Lorenzo Guerini . Per non parlare dello stesso premier, ad oggi mai entrato in uno studio televisivo.
Davvero lontani i tempi in cui Beppe Grillo ordinava di disertare i talk show per non omologarsi ai vecchi politici: “Andarci fa perdere voti e credibilità non solo ai presenti, ma all’intero Movimento”. Eh già.