Dopo la laurea in giurisprudenza, con la pratica forense, Ludovica Ciriello si è subito resa conto che con l’avvocatura non avrebbe proseguito. Così si è indirizzata sul giornalismo, prima con uno stage a Bruxelles e poi con un master fatto in Italia. Diventata ormai una veterana di L’aria che tira come inviata, Ludovica Ciriello si racconta su TvBlog.
Com’è stato seguire la prima campagna elettorale dell’Italia repubblicana per le Politiche che si è svolta interamente in estate?
Intanto inaspettato, perché nessuno si aspettava che si andasse a votare dopo una campagna elettorale esclusivamente estiva. È stato divertente, come lo è sempre per un cronista politico, faticoso, soprattutto per seguire sotto un sole infuocato le prime settimane da Montecitorio e dai vari palazzi in centro a Roma.
Nelle prossime settimane vi attenderà poi il processo di formazione del nuovo governo.
Questa volta dovrebbe essere decisamente più veloce di come andò nel 2018. Roma tornerà ancora una volta ad essere la protagonista perché tutto avverrà a scena aperta e quindi noi cronisti torneremo a popolare le vie del centro, fra i vari palazzi.
Come si è lavorato fino al voto nella redazione di L’aria che tira e che lavoro vi aspetterà per i prossimi mesi?
Abbiamo lavorato a rullo di tamburo, con la redazione a lavoro perennemente. La nostra missione soprattutto in questa settimana sarà quella di spiegare i risultati di questo voto, dopo aver studiato le varie analisi e dopo aver fatto un’attenta osservazione e studio dei dati, e fornire così una sorta di guida per aiutare a capire ai telespettatori che cosa avverrà nelle prossime settimane.
Come sei arrivata nella famiglia di L’Aria che tira?
A L’aria che tira sono arrivata per la prima volta otto anni fa, quando ero in stage durante il master che stavo facendo al Sole 24 Ore in giornalismo politico ed economico. Durante quell’esperienza ci siamo trovati bene da entrambe le parti e per questo sono ancora qui.
Da inviata che rapporto condividi con Myrta Merlino che conduce da studio?
Nel rapporto esterno-studio ci facilita il lavoro del capoprogetto Riccardo Zambon e di tutti gli autori, che permette di rendere efficace quello che facciamo sul campo e in studio. Con Myrta ho un rapporto personale: è la persona che mi ha scelto dopo lo stage e che rinnova la fiducia in me anno dopo anno. Per me è un madre professionale. Con lei professionalmente ci confrontiamo sulle cose più delicate e importanti, perché lei deve fare di me i suoi occhi fuori dallo studio.
Sulla strada ti confronti con altri colleghi, concorrenti in quanto inviati per altre trasmissioni. Che rapporto si crea, al di là della sfida professionale?
Ci sono dei colleghi come Tommaso Giuntella, Luca Sappino o Francesca Martelli che sono diventati degli amici, perché sono capaci di portare avanti una sana competizione, nella quale ci si può anche aiutare a vicenda.
Cosa immagini per il tuo futuro professionale?
Oltre alla tv, collaboro con riviste come Vanity Fair e Donna Moderna. Se all’Aria che tira mi sto specializzando sulla politica, la carta stampata mi dà la possibilità di potermi occupare anche di altro, con modalità diverse rispetto a quelle offerte dalla tv. Con dei colleghi stiamo lavorando in questo momento ad un podcast: per ora non posso aggiungere altro.