Home Serie Tv Lucky Louie: volgarità di classe, ma di breve durata

Lucky Louie: volgarità di classe, ma di breve durata

La (giusta) richiesta dei lettori di parlare maggiormente di serie tv americane – se ne è parlato poco ultimamente non per ignoranza in materia, ma perché purtroppo la legge della domanda e dell’offerta in ambito televisivo ci obbligava a trattare principalmente altri argomenti -, mi spinge a recensire, tanto per iniziare, non uno dei telefilm

26 Ottobre 2006 22:54

Lucky LouieLa (giusta) richiesta dei lettori di parlare maggiormente di serie tv americane – se ne è parlato poco ultimamente non per ignoranza in materia, ma perché purtroppo la legge della domanda e dell’offerta in ambito televisivo ci obbligava a trattare principalmente altri argomenti -, mi spinge a recensire, tanto per iniziare, non uno dei telefilm che vanno per la maggiore in questo periodo, ma, al contrario, uno che è già stato chiuso.
Vi chiederete quali siano le motivazioni di questa mia strana scelta. Beh, Lucky Louie, questo il titolo, va visto nonostante ne siano andate in onda solamente 12 puntate e non vi sia l’intenzione di produrne altre. O meglio, inizialmente ne erano state ordinate altre 8 per una seconda stagione in programma l’estate prossima, ma proprio il mese scorso l’HBO ha deciso di sospenderne la produzione.

Attenzione, non è una serie per tutti. E’ volgare e portatrice sana di cattivi insegnamenti e forse proprio questa caratteristica la rende una serie unica del suo genere. Si parla soprattutto di sesso in tutte le sue varianti, di violenza, di razzismo, ma con estrema intelligenza, rimanendo (per poco) entro i limiti della decenza, pur usando un linguaggio adatto solamente ad un pubblico adulto.
Tutte le vicende hanno come fulcro Louie (Louis C.K.), un commesso part-time in un negozio di ricambi per auto, non particolarmente arguto; la moglie Kim (Pamela S. Adlon), infermiera, che in realtà è il “carattere forte” di questa famiglia sui generis; la figlia Lucy (Kelly Gould), una bambina di 4 anni cresciuta soprattutto con il padre.
Attorno alla famiglia gravitano alcuni personaggi che definire bizzarri è riduttivo: uno zio spacciatore che regala alla nipote una pistola per il suo quarto compleanno, un paio di amici/colleghi di Louie interessati solo al sesso, dei vicini di casa di colore che vengono perennemente maltrattati, anche se involontariamente.

Il telefilm richiama, nella forma, le classiche serie tv degli anni ’70. E’ infatti girato interamente davanti ad un pubblico (il cossiddetto live audience), in multicamera, con risate quindi non preregistrate come avviene nei comedy dei nostri giorni, ma frutto del “sudore” di bravissimi attori e sceneggiatori, che hanno saputo proporre uno spettacolo audace e divertente, con battute rozze, indecenti, ma sempre originali.

Vi lascio con un dialogo tratto dalla prima puntata.
Dopo aver sorpreso Louie nello sgabuzzino intento a masturbarsi guardando una foto di Jessica Simpson, Kim chiede spiegazioni al marito.
Kim: “Ogni quanto lo fai?
Louie: “Non spesso. Soltanto…ogni volta che non sei nei paraggi.
Kim: “Wow! E succede anche nelle altre stanze o specialmente nel ripostiglio?