Luca Tommassini a Blogo: “Fattore T racconta il talento. X Factor è un trans, quando era in Rai volevano solo fare ascolti”
“Morgan manca ad X Factor, le versioni inglesi ed americane sono più banali”: parla Luca Tommassini.
Non è un bel periodo per le condizioni fisiche di Luca Tommassini. Il coreografo, direttore artistico di X Factor e adesso pure scrittore (è uscito Fattore T – L’inafferrabile scintilla del talento, Mondadori) è stato ‘vittima’ di un incidente durante le prove della scorsa puntata di X Factor mentre erano in corso le rehearsal dell’ingresso di Mika e Fedez vestiti da Batman e Robin: “Mi sono messo a coreografarli, ho fatto un salto e ha iniziato a farmi male il ginocchio. La sera non camminavo più. Ogni volta che piego la gamba, sento l’osso che si sposta”, ci spiega. “E’ la stessa gamba” del legamento rotto in Ecuador, durante le ripetute “cadute” di Pechino Express.
Ma Tommassini non può star fermo. Ha sette talenti da accudire (quelli rimasti in gara a X Factor), tanti nuovi progetti fra cui un film con Ivan Cotroneo e pure un libro edito da Mondadori, già in libreria.
Ti sei reinventato scrittore.
“C’è voluto tanto coraggio: scrivere, fermarsi, scrivere. Ho deciso di sputare fuori le mie verità. L’ho fatto perché il pubblico mi faceva domande, voleva sapere, ma ho sempre considerato noiosi e poco interessanti i miei aneddoti. Adesso, invece, ho sentito la necessità di dare delle risposte. Ci sono degli aneddoti significativi che possono dare una dritta ai giovani perché ne vedo tanti spenti, non è una vera biografia. Quella dove mi vanterò di quel che ho fatto probabilmente la scriverò in futuro. Anche perché non mi sento ancora arrivato”.
Ma hai la consapevolezza di essere un personaggio con un curriculum di livello, questo sì!?
“La sto acquisendo in queste settimane, soprattutto da quando è uscito il libro. Forse prima nessuno credeva veramente al mio curriculum. Oggi mi sembra che la gente se ne stia rendendo conto e quindi pure io. Finora, forse, non ci credevo neppure io”.
Il libro contiene anche alcuni aneddoti di artisti per te importanti.
“Ci sono tanti momenti, flash, episodi, sacrifici. Il mio ghost-writer, Paolo Valentino, ha chiesto a tanti personaggi di scrivere una testimonianza da inserire nel libro. Io non le ho lette fin quando non è uscito in libreria, sono state trenta piccole sorprese e mi sono potuto godere il libro come chi l’ha comprato”.
Hai ammesso di avere un ghost-writer. E’ come se Morandi ammettesse di avere il social media manager.
“Sai perché? Io sono stato un ghost-choreographer ed un ghost-director per troppo tempo. Ci sono spesso queste figure che stanno nell’ombra, io ho sofferto molto e ancora ne soffro. Mi trovavo a fare qualcosa che non mi veniva riconosciuta. Ho dovuto lottare molto, c’è sempre stato qualcun altro che stava più in luce di me. Quindi con Paolo Valentino ho cercato di non fare quello che mi era stato fatto in passato. Paolo è una persona splendida, professionale, mi ha aiutato a mettere in fila le mie idee rispettando il mio pensiero semplice. Non mi è costato nulla dargli credito, anzi”.
La Tommassini Virtual Family si sta allargando, sei molto attivo sui social. Non hai pure tu un social media manager?
“La Family è enorme e mi incazzo quando mi dicono che non sono io a scrivere o rispondere. Mi sono costruito tutto da solo e ne sono orgoglioso. C’è un affetto nuovo, diverso, non lo conoscevo. C’è anche molto rispetto, tutti scrivono con delicatezza ed attenzione. Tanti sono dalla mia parte, ma ci sono anche tante critiche. Sono quest’ultime la fonte più interessante dalla quale cerco di attingere. E’ un confronto educato e rispettoso, sta diventando importante per me”.
Fattore T racconta il talento. E’ più importante averlo o trovare qualcuno che lo valorizzi?
“Io credo che ognuno debba riuscire a gestire il proprio talento, bisogna essere manager di se stessi. Ci può essere il manager, il produttore o la casa discografica che ti dà una mano, ma la carriera te la costruisci da solo facendo grandi errori. Ci vuole tanto coraggio. Io me lo sono inventato perché non ce l’avevo”.
Chi ha talento in televisione?
“Io non sono d’accordo con chi critica la televisione italiana. Io ho la fortuna di viaggiare e lavorare nel mondo, ma la nostra è una delle televisioni più belle. L’ho pensato anche domenica, quando Luciana Littizzetto a Che tempo che fa ha letto una lettera di Aldo Cazzullo sui fatti di Parigi. Mi ha emozionato. Trovo eccezionale Report, lo registro sempre. La televisione italiana ha grandi talenti: ce ne sono di giovani e valorosi ma ci sono anche quelli più affermati come Fiorello, un signore che ci mette il cuore, sa ballare, cantare, intrattenere, far ridere e sorridere. Sono pochi i personaggi di questo calibro nelle televisioni del mondo. Sono molto speciali i talenti italiani. Ma purtroppo c’è pure tanta televisione becera. Ci sono picchi in alto ed in basso, non c’è mediocrità”.
Lorella Cuccarini, qualche giorno fa, è arrivata ad una conclusione: il varietà non è morto, si è trasformato nel talent (qui la nostra intervista). Sei d’accordo?
“Io dico sempre che X Factor è un trans perché in realtà è il varietà, è Canzonissima. Oggi si chiama talent, prima si chiamava varietà. Io sono onorato di parteciparvi, mi sembra di investire il mio tempo e la mia storia sui giovani ma anche su Sky. Qui c’è una leggerezza nell’approccio, non abbiamo il peso di figure istituzionali, c’è la possibilità di scegliere, c’è una meritocrazia sparsa nell’aria che agevola ed aiuta a fare un bel programma”.
Ogni settimana mi chiedo come diavolo fai ad ideare una dozzina di coreografie per puntata, quindi ti giro la domanda: come fai?
“Me lo chiedo pure io ma non ho risposte. Sto pensando di chiederlo allo psichiatra (ride, ndr). Da bambino non studiavo mai ma, sotto stress e all’ultimo minuto, riuscivo a prendere bei voti. Forse non riuscirei a fare X Factor con troppi soldi e troppo tempo, ho bisogno di adrenalina e stress per creare. Ma non sai quante idee nascono nella mia mente, addirittura ho bisogno di qualcuno che mi freni. X Factor è una scuola anche per me: continuo ad imparare, sottrarre e cercare di mettere a fuoco quel che è più giusto per il cantante e non per me o per il programma”.
Com’è cambiato X Factor con il passaggio dalla Rai a Sky?
“Quando sono arrivato a Sky mi è stato chiesto di fare la cosa più bella e moderna. Quando stavo in Rai forse neppure mi veniva chiesto qualcosa, l’obiettivo era fare ascolti, cercare di fare la televisione nella maniera più classica. Qui, invece, si è cercato di accontentare una fetta di pubblico che cerca ossigeno ed aria fresca. Lo tengo ben a mente e ogni settimana cerco di fare la cosa più bella e ricercata. Non riesco quasi mai a dormire, sto sempre a ricercare e studiare per mettere insieme cose che possono sembrare molto semplici ma che spesso sono concettuali”.
Morgan manca a X Factor?
“Morgan manca a tutti gli X Factor del mondo. E’ stato sempre un giudice differente e speciale, ha reso questo format differente da tutti gli altri e l’ha alzato di livello. Morgan manca qua, mancherà se non ci sarà e manca a tutti gli altri. Anche le versioni inglesi ed americane penso che siano molto più inferiori di livello, sono più banali e commerciali. Morgan dava quel qualcosa in più”.
Torniamo al talento, chi ce l’ha fra i concorrenti di quest’anno?
“Mi vuoi far litigare con i giudici? Sono super partes fino al 10 dicembre (giorno della finale, ndr), non posso esprimermi anche perché sarebbe un’opinione personale. Posso solo cercare di dare a tutti la giusta opportunità. Pensa che io ogni puntata distribuisco le coreografie (una per ogni giudice), i balletti (uno per ogni giudice), i laser (uno per ogni giudice)… cerco di dare un equilibro che è molto difficile da garantire”.
E’ vero che hai avuto problemi con Justin Bieber?
“E’ sbagliato quel che si dice in giro. E’ vero che a me non è piaciuto il suo atteggiamento, soprattutto quello delle persone che stavano con lui: sono state maleducate, poco rispettose del nostro lavoro e del nostro studio. Lo dico perché, sempre, tutti gli ospiti hanno sempre apprezzato con educazione o contestato con rispetto. La loro arroganza non mi è piaciuta: far uscire tutti dallo studio, non salutare nessuno, scaccolarsi durante un’intervista, sbadigliare mentre parla il conduttore o calarsi i pantaloni per mostrare il sedere… Ho trovato questi atteggiamenti fuori luogo. Ma nessuno mi ha messo le mani addosso come scrivono, mai. Resto convinto del fatto che Bieber abbia un valore importante come artista ma mi ha infastidito umanamente”.
Stai già lavorando per la finale al Forum di Assago? Come sarà?
“La finale al Forum è completamente un altro programma. Noi ci lasciamo alle spalle una scenografia, quella dell’X Factor Arena, e ne inventiamo un’altra sulla quale stiamo già lavorando. Ci saranno momenti musicali speciali, ci saranno i Coldplay e ci saranno pure delle sorprese per quanto riguarda i nostri giudici perché per la prima volta abbiamo quattro cantanti. La finale è una cosa straordinaria: arriviamo al Forum quattro giorni prima ed io devo costruire la puntata con grandi effetti speciali. E’ l’opportunità per fare qualcosa mai fatto prima, mi piacciono queste sfide”.
Domani ci sarà un omaggio per le vittime di Parigi?
“Ci stiamo ragionando, stiamo pensando ad un opening act speciale. Sarà doveroso farlo soprattutto per l’umanità e non solo per Parigi. Lo stesso giorno ci sono stati tanti morti anche in Siria ed in altri luoghi del mondo. Sto rivisitando tutte le messe in scena, le sto ‘pulendo’ e rendendo più eteree. Vorrei regalare sorrisi e speranza, cercherò di farlo in tutti i modi. La musica deve dare respiro”.
Non solo X Factor, so che stai lavorando ad un film con Ivan Cotroneo.
“Esce a marzo, si chiama Un Bacio. Ho lavorato a tanti film nella mia carriera, ma questo è il film che mi ha dato più soddisfazioni in assoluto. L’ho già visto montato, mi sono commosso. Sono pazzo di Cotroneo, ha una sensibilità pazzesca, conosce il suo mestiere”.