Luca Telese a TvBlog: “Meloni non viene a In Onda, ma ne parliamo lo stesso. Caso Sangiuliano? Noi liberi di affrontarlo, a differenza di altri”
Intervista a Luca Telese: “In Onda ha battuto ogni record. Abbiamo tanti spettatori di destra che ci guardano perché siamo senza filtri. In tv siamo stati i primi a parlare di Maria Rosaria Boccia. Avevamo colto in anticipo quello che il mainstream aveva faticato a comprendere”
C’erano una volta quelli che in tv venivano definiti ‘supplenti’, ossia i sostituti dei conduttori titolari. Una pratica che non si è mai arrestata, ma che negli ultimi anni ha acquisito un nuovo valore, con i programmi e volti di ‘serie B’ capaci di ritrovarsi catapultati direttamente in prima squadra. Perché gli eventi lo richiedevano.
“Tutto è cambiato col covid” spiega a TvBlog Luca Telese, alla guida assieme a Marianna Aprile di In Onda, nell’access prime time di La7. “La pandemia ha decretato la trasformazione di mode e abitudini, in maniera irreversibile. Nessuno fa più i due mesi di vacanza canonici. Per qualcuno che parte, c’è qualcuno che torna. Il lockdown e l’impossibilità di muoversi hanno portato alla rivoluzione dello smart-working, che è diventato uno strumento di autodeterminazione delle ferie. Si lavora sempre più da casa, magari con la televisione accesa. E siccome le cose accadono sempre, una tv di informazione deve essere perennemente accesa. Da noi il pubblico vuole le notizie, non siamo un canale di intrattenimento”.
L’avventura di In Onda si concluderà domenica sera, quando toccherà ricedere il testimone ad Otto e mezzo. “E’ la terza edizione che faccio assieme a Marianna e credo sia stata la più bella. Il nostro gruppo è come se fosse una Nazionale che ingloba tutte le squadre delle trasmissioni di La7. I giovani che svezziamo entrano nei team di altri programmi e campioni già formati a luglio o ad agosto decidono di venire a lavorare da noi. Questa dimensione di contaminazione è bella. Da noi si verificano situazioni che non trovi altrove”.
In access avete vinto tutte le sfide con la concorrenza.
Un record che non abbiamo mai stabilito con questa forza. Ho goduto, anche se per qualcuno la mia non è una reazione elegante. Perché non dovrei rivendicare le vittorie? Lo faccio per gioco, è divertente. Lunedì scorso Del Debbio ha totalizzato il 5% di share avendo il miglior ospite immaginabile (Giorgia Meloni, ndr), ma noi abbiamo fatto di più. Il giorno dopo è sceso addirittura al 4.
La Meloni da voi non ci viene.
La frustrazione da parte nostra è pari a zero. Non siamo schiavi degli ospiti. Senza contare che la Meloni ce l’abbiamo ospite tutte le sere, trasmettendo video e filmati. Ci siamo inventati persino il timer che conteggiava i suoi giorni di assenza. E’ stato giusto proporlo e lo avremmo fatto anche se la premier fosse stata la Schlein. Se la Meloni venisse, ci farebbe un piacere enorme. Ma se sai coglierle, le notizie importanti le trovi sempre. Abbiamo tanti spettatori di destra che ci guardano nonostante non siano d’accordo con noi. E sai perché lo fanno?
Perché?
Perché sanno che da noi non c’è nessun velo, nessun filtro. Il nostro pubblico è consapevole che battiamo il chiodo con chiunque.
Come giudichi l’intesa con Marianna Aprile?
Non offendo nessuno se confesso che è la migliore partner avuta dal 2011. Non perché gli altri non fossero bravi, ma perché abbiamo trovato un’alchimia pazzesca pur essendo diversissimi. C’è una grande stima reciproca, nonostante le meravigliose litigate che insceniamo in riunione. Lei è molto vigorosa e sono convinto che le discussioni ti migliorino. I giornali stanno sparendo, ormai gli ultimi posti in cui c’è spazio per confrontarsi sono le redazioni dei programmi televisivi.
Per due volte a settimana avete coperto pure la prima serata.
In Onda è un talk di access che a volte si dilata, essendo munito della strumentazione di un access. L’appuntamento in prima serata è il figlio a cui vogliamo più bene. In passato Filorosso ci teneva testa, quest’anno non ha proprio toccato palla. Abbiamo aperto le porte a Riotta, Di Bella, Botteri. Volti che furono di Rai 3 che da noi si sentono come a casa.
L’esperimento domenicale nel prime time invernale invece si è rivelato un flop.
Era per l’appunto un esperimento, una dilatazione di qualcosa che aveva funzionato in estate. Contro di noi c’erano contemporaneamente Fazio, Report, Dritto e rovescio e il posticipo di Serie A. Ci sono state puntate molto belle, che rivendico. Lo stop arrivato a dicembre fu più che altro una protezione. Faticavamo troppo in quelle condizioni, infatti non abbiamo sofferto per quella decisione. Il direttore Andrea Salerno era più dispiaciuto di noi. Ad ogni modo, ci rivedremo a dicembre, con le due settimane di programmazione durante le festività natalizie.
Siete andati in onda tutti i giorni, ma avete sfruttato il ferragosto per una sosta allungata.
Noi lavoriamo stagionalmente, la squadra però lo fa per tutto l’anno e le maestranze almeno il giorno di ferragosto lo vogliono libero. Gli altri giorni di pausa invece sono stati un regalo di Cairo, dato che c’era il Palio di Siena.
Mancare tre giorni ormai equivale a ‘bucare’ una fetta importante di racconto. Un tempo non era così.
Come ti spiegavo prima, il covid è stato l’elemento che ha catalizzato qualcosa che era già nell’aria. Prima i fatti avvenivano e non venivano raccontati. Quando conducevo con Luisella Costamagna, nella settimana di ferragosto registrammo cinque puntate e ce ne andammo in vacanza. Ma era l’estate della lettera della Bce a Monti e Mentana ci telefonò per comunicarci che saremmo dovuti andare per forza in diretta. Oggi non sarebbe nemmeno pensabile di registrare e assentarci per una settimana.
Qual è stato a tuo avviso l’argomento principe che ha segnato questa estate?
Il tema del fascismo e dell’antifascismo ce lo siamo ritrovati in ogni puntata. Ma la vera sorpresa per me è stata rappresentata dalle Olimpiadi, che andavano in diretta su una rete concorrente. Noi, pur senza immagini, abbiamo raccontato le vicende sociali indotte dai Giochi. Abbiamo realizzato 4-5 puntate sulla storia della pugile algerina e avremmo potuto proseguire. Senza dimenticare la campagna elettorale americana. In questo caso abbiamo smentito la famosa tesi secondo la quale gli esteri in tv non appassionano. Non è così. In fondo, Trump parla la stessa lingua di Salvini.
L’antimelonismo caratterizza In Onda, inutile negarlo.
Ti ribalto l’affermazione e ti domando: essere liberi paga? Secondo me sì. Non nego che siamo assai critici con la Presidente del Consiglio. Il tema però è giornalistico, di libertà. Prendi il caso Sangiuliano: in tv siamo stati i primi a parlare di Maria Rosaria Boccia. Avevamo colto in anticipo quello che il mainstream aveva faticato a comprendere. La prima volta che ne discutemmo, Pierferdinando Casini ci sbertucciò in diretta affermando che si trattava di gossip. Oggi non lo ripeterebbe.
Parli di libertà. Secondo te altri non godono dello stesso privilegio?
Se vuoi sapere se la vicenda di Sangiuliano è gossip o no, devi sintonizzarti su La7. Mi rendo conto che in Rai o a Mediaset molti colleghi siano stati per diversi giorni nel limbo. Noi non abbiamo l’angolo buio del conflitto di interessi.
Mercoledì la puntata di commento all’intervista al Tg1 del ministro vi ha regalato l’8% di share. Usando l’ironia, possiamo dire che il vero ‘Dopofestival’ è andato in scena a In Onda.
Raccontare qualcosa che sta accadendo altrove può sembrare anti-televisione. In realtà ci siamo aggiudicati molti di quelli che avevano guardato l’intervista su Rai 1. Il direttore Chiocci a mio avviso è stato impeccabile, ha posto tutte le domande che andavano poste, ma noi abbiamo realizzato quello che tu chiami il ‘Dopofestival’. Loro non avrebbero potuto farlo. L’opinione è una forma di libertà.
Non l’hanno fatto perché era in programma Affari Tuoi.
Vero. Ma uno speciale lo puoi trasmettere quando vuoi, anche dopo. Non è una critica, bensì una considerazione. La gente si è spostata da noi, altrimenti non avremmo totalizzato due punti in più della nostra media.
Maria Rosaria Boccia in questi giorni ti ha mandato continui messaggi mentre eri in diretta.
Con questa donna ho un complicato rapporto via WhatsApp. Magari ce l’ha anche con altri conduttori, non lo so. E’ intervenuta per la prima volta quando qualcuno in studio si era lasciato andare ad una battuta poco edificante.
Paolo Mieli l’ha descritta come “un’esperta pompeiana”. Un’uscita che ha fatto parecchio discutere.
Se non vengono espresse opinioni lesive e volgari, di solito non censuro mai gli ospiti, al massimo replico. Mentre pronunciava quella frase, Paolo aveva un’espressione assolutamente di pietra, ci ha spiazzato. Non si capiva dove finiva la reale riflessione e dove cominciava il sarcasmo. Siamo rimasti a bocca aperta. La tv a volte è un fiume e la bomba è esplosa solo quando ha finito di parlare.
La Meloni da voi non viene. In compenso a giugno fu ospite nel telegiornale di Enrico Mentana alla vigilia delle elezioni europee.
Mentana pensava che fosse un guadagno per la rete e ha fatto bene ad invitarla. Ha un rapporto con la Meloni che porta quest’ultima a fidarsi. Io, a mia volta, sono felice per La7. Tuttavia, non credo che quell’ospitata sia stata efficacissima.
Lo sarebbe maggiormente a In Onda?
La Meloni sbaglia a non venire, sono convinto che darebbe il meglio di sé. Lei ha una forma di comunicazione potente, ossia il vittimismo carismatico: ‘Noi siamo assediati, siamo in battaglia, combattete, tenete botta’. Da noi farebbe bingo. La puntata di Del Debbio dimostra che il format dell’intervista amichevole con lei non funziona.
Ti correggo: non funziona con nessun potente.
Certo. Ma Berlusconi, ad esempio, era un monologhista, aveva una sua narrazione. Il suo meglio lo diede nell’arena di Santoro, con la spolverata alla sedia di Travaglio, ma fu un approccio completamente diverso. Comunque ribadisco: da noi la Meloni c’è ugualmente. Se si applicasse la par condicio, verremmo sanzionati per quanti minuti le dedichiamo.
Oggi la Meloni, ieri Matteo Renzi. Anche con il leader di Italia Viva i rapporti sono stati a lungo pessimi.
Quest’anno è tornato per la prima volta ospite, per ben due puntate. Ci siamo chiariti. Litigammo nel 2012 perché gli chiesi dove aveva preso i soldi per finanziare la campagna per le primarie. In seguito mi querelò per una battuta che feci nel giorno della crisi del governo Conte. Mi dovetti difendere, vinsi e capitò di rivederci in un ristorante. Ero a cena, lui si affacciò e mi salutò. Al momento di pagare il conto, alla cassa scoprii che aveva saldato tutto lui. Un episodio che descrive perfettamente Renzi. Il giorno prima ti vorrebbe azzannare, mentre il giorno successivo viene a salutarti e paga al posto tuo. Ho letto simbolicamente quel gesto come la fine delle ostilità. Quindi l’ho chiamato e lui è venuto.
Conducevi Matrix su Canale 5 e lui, che era capo del governo, non ti concesse mai un’intervista. Un grosso smacco.
A me fa piacere avere i politici, ma va sfatato un tabù: se non riesco ad ospitarli, non muore nessuno. Quando è venuto a In Onda non mi ha chiesto di conoscere temi e argomenti. E’ stato molto corretto. La mia frase manifesto è una massima di Sandro Pertini: ‘ Tutti gli uomini di carattere hanno un cattivo carattere. E io, modestamente, ho carattere’. Vale per Renzi, per tutti i politici, per i conduttori, me compreso.
Avete ospitato anche Oliviero Toscani, senza che però ci fosse da parte vostra una sottolineatura dei suoi problemi di salute.
Ci tenevamo. Abbiamo deciso di parlare della malattia solo dopo la sua confessione. Quell’intervista non rientrava nella ‘tv del dolore’. Ci siamo sforzati a rendere Oliviero il più possibile simile all’Oliviero di sempre, quello che tutti conoscono. E’ stato straordinario, ironico. Quel confronto non aveva nulla di pietistico. Mentre parlavamo della sua mostra a Zurigo e della possibilità di andarla a vedere assieme, Toscani se n’è uscito dicendo: ‘Visto che ci sono, prendo un taxi e raggiungo Cappato’. Ci è venuto un brivido lungo la schiena, ma Marianna è stata splendida e ha risolto tutto con una battuta: ‘Oliviero, peccato che non sei a Roma, sennò avremmo avuto la garanzia che un taxi non lo trovavi’. Il modo migliore per sdrammatizzare.
L’ultima domanda è sul futuro e sulla prossima avventura come direttore de “Il Centro”.
Si partirà il 1° ottobre. Questo non creerà nessun impedimento alla mia collaborazione con La7. D’altronde, in questi anni sono stato direttore di Pubblico e vicedirettore di Tpi. Il contratto prevede un’esclusiva solo televisiva. Con questa rete ho ancora un altro anno di contratto.