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Luca Telese a TvBlog: Se bisogna salvare gli ascolti si butta dentro qualsiasi cosa, io però non ho mai fatto operazioni civetta

L’intervista di TvBlog a Luca Telese.

di Hit
pubblicato 24 Gennaio 2014 aggiornato 21 Gennaio 2021 17:01

E’ tornato giusto sette giorni fa con le nuove puntate dell’appuntamento di seconda serata di Canale5 Matrix. Parliamo ovviamente di Luca Telese, che dopo tre mesi dal suo arrivo a Mediaset, prova con noi a fare un bilancio di questa sua nuova esperienza professionale. Questa è l’occasione di parlare anche di politica e di “attualità televisiva”, a partire dalle tensioni che stanno attraversando in questi giorni i corridoi di Video News.

Dunque Telese, è passato qualche mese dal suo arrivo a Matrix, cosa ha funzionato e cosa no in questa prima fase della sua avventura a Mediaset ?

In questo momento ci sentiamo come una squadra che dopo aver percorso una piccola Odissea è approdata alla sua Itaca: il programma era spento, e ora è acceso. Abbiamo avuto mille problemi, com’era ovvio, ci siamo adattati ed evoluti. Questo era l’anno della overdose dei Talk, la politica per interi periodi è stata stagnante, ma Matrix c’è l’ha fatta, c’è e pesa: abbiamo chiuso a Natale centrando il nostro obiettivo che era il 10% di media e siamo ripartiti a gennaio centrando il nostro obiettivo, il 10% di media, malgrado il cambio del secondo giorno dal mercoledì alla domenica….

La media di questi primi tre mesi del nuovo Matrix è stata del 7,64% di share, soddisfatto? L’azienda è soddisfatta ?

La media dei primi tre mesi comprende l’avviamento e il rodaggio, l’azienda li aveva messi in conto e si dice soddisfatta. C’è un ottimo rapporto sia con la struttura informativa che fa capo a Crippa, sia con il direttore di rete, Scheri. Delogu, il vice direttore dell’informazione, ha persino scritto un’equazione su una lavagna di Cologno per spiegare matematicamente perché il venerdì possiamo fare il 10%: ogni volta che raggiungiamo quello share si realizza “il teorema Delogu”. Se come Santoro diceva eravamo davvero la Battipagliese, vuol dire che abbiamo scalato la classifica.

C’è stato un momento difficile, quando dopo quel 4% di share, sono saltati alcuni autori del programma. E’ passato del tempo, era proprio necessario sacrificarli e quali sono stati gli “aggiustamenti” fatti a Matrix ?

Il nostro minimo stagionale, il 4.34% alla sedicesima puntata, ha fatto saltare la panchina del programma: Valeria Aloisio e Francesco Caldarola, come spesso capita nel calcio e in televisione, hanno pagato per tutta la squadra. Non ho condiviso quel passaggio, ma purtroppo è accaduto: dopo di allora il programma non ha mai smesso di crescere e cambiare, anche per l’esperienza che abbiamo accumulato.

Rispetto alle idee che aveva prima di partire con Matrix, cosa ha dovuto cambiare, se ha cambiato qualcosa strada facendo ?

Abbiamo cambiato molte cose, in corso d’opera: i tempi, i collegamenti, che all’inizio erano due in ogni puntata, persino la struttura dello studio, l’editoriale con cui apro ogni puntata, che prima non c’era e ha dato un punto di vista più chiaro. Ma il cuore del nostro Talk è un incastro tra reportage accurati e dibattito in studio senza ammuina. Dalla squadra di Videonews sono emersi caratteri ricchi e diversi: pensi ai lunghi racconti di Francesco Fossa, ai corsivi e alle inchieste di Gaetano Savatteri (il nostro decano che ha fatto tutti i Matrix da Romolo e Remo a Telese). Una firma che viene da La7, come Giovanni Marinetti, si è perfettamente integrata con il suo stile. L’ultima novità che mi rende felice sono i cartoons di Ziliani, un gioiellino disneyano costruito tutto in casa a Cologno, con tempi produttivi da record. Siamo innovativi e fedeli alla storia, neoclassici.

Si diceva che Matrix avrebbe sacrificato un po’ la politica, per parlare maggiormente di cronaca. Come si assestata la scelta degli argomenti nel corso dei tre mesi di messa in onda e come verranno declinati nelle prossime puntate di Matrix, aggiungendo anche, come sembra, delle puntate dedicate allo spettacolo ?

Su questa storia della cronaca e dell’informazione sono nate leggende metropolitane infondate: alterniamo sia la prima che la seconda, inseguendo gli argomenti che ci sembrano più interessanti: quando il racconto della politica è su eventi concreti diventa immediatamente epico e teatrale. Quando è melina di Palazzo la cronaca o l’intrattenimento diventano più interessanti: ma la contaminazione è continua. Abbiamo aperto una puntata con una intervista di Antonello Sarno alla Ferilli che bacchettava i rottamatori (era cinema?), e un’altra con la De Girolamo che si difendeva con le unghie e con i denti sulle intercettazioni (era politica)? Il servizio sugli sms roventi con Mastella ha fatto picco di share, e lei è stata sportiva: “Mi avete fatto un processo ma mi sono divertita”. Ha rivelato di aver studiato anche il dettaglio di un fiore nero sulla camicetta bianca. Poi io ho una mia idea non so se dimostrabile: c’è un pubblico di appassionati mannari delle news che salta da una cane all’altro, e possiede e desidera un livello di informazione alto. A questo tele-zoccolo duro, che da solo non basta, si aggiunge un altro pezzo di pubblico più “leggero”, che vuole informarsi e anche ricrearsi. Poi c’è un’ultima parte di pubblico che nel tempo della grande crisi si annoia e vuole evadere: quelli ti seguono solo se cade il governo.

Parlando di politica, chi è l’uomo del momento e perché?

L’uomo del momento è senza dubbio Renzi. Ma questo fa sì che lo diventi immediatamente chiunque lo sfidi, chiunque sia rottamato da lui, ad esempio Cuperlo, o chiunque gli si opponga. Per esempio: se domani Toti diventa l’anti-Renzi, diventa subito interessante e facciamo tutti la fila per invitarlo. Poi ci sono gli sparigliatori, ancora più rari: penso a Farinetti che conta più di un ministro, e Freccero che vale più di un leader, a Toscani che pesa come una rockstar. Arrivano quando la situazione langue nel politichese e alzano subito la palla: quanto vale la battuta di Freccero sulla renzizzazione? Come il re è nudo della favola di Andersen.

Qual è il politico che ha maggior appeal televisivo e chi ne ha di meno ?

Il D’Alema che esterna alle Iene è cult: ha un appeal catodico trasversale che va dai quattordicenni al popolo anziano delle feste de l’Unità. Trovo abbastanza soporifere certe esternazioni di Letta, ma supplisce con l’autorevolezza. Da Brunetta ti aspetti che litighi con qualcuno, male che vada con conduttore. Monti è già archeologia: un anno fa teneva con il fiato sospeso l’Italia, adesso è meno ricordato del suo cane Empy. Pensate alla Fornero che nessuno si ricorda più, o a Saccomanni che se andasse a parlare di tasse rischierebbe di essere picchiato.

Lei ha lavorato in Rai nel programma di Moncalvo “Confronti”, poi è stato per parecchio tempo a La7 ed ora a Mediaset. In poche parole, pregi e difetti di queste tre aziende televisive.

Colpisce quanto siano diverse le tre aziende televisive nazionali. Sono come tre mondi antropologicamente diversi, governati da codici opposti. Direi: la Rai una signora elegante ma un po’ agée, e un po’ decaduta, La7 una liceale sbarazzina che ama la minigonna, Mediaset un maschiaccio con il ciuffo da tirabaci. Dieci anni fa tutta la tv era ancora una piccola Hollywood, adesso, dopo tre anni di crisi è un po’ Bollywood: prima non si badava a spese, oggi, tolti i mostri sacri, tutti risparmiano sulla liretta, ma si fa finta che non sia vero. Non vediamo l’ora che finisca “la tv di guerra” e tornino i kolossal.

Se le offrissero la direzione del Tg La7, domani, lascerebbe Mediaset e tornerebbe a La7 ?

Aspetto che me lo offrano. Ma di solito lavoro sulle cose che ho, non su quelle che potrei avere. Andrei volentieri anche a dirigere il Times.

C’è qualche collega che invidia e perché ?

Invidio il potere e la libertà che si è conquistato, faccio un nome, Antonio Ricci: in televisione l’unico modo per arrivare a quei livelli è fare ascolti e durare. La mia generazione – penso a persone come Formigli, Paragone, Cruciani, Pardo – ha un gap di vent’anni da recuperare. Solo che vent’anni fa ci si formava nell’opulenza, oggi nella carestia. Se sbagli un passo sei morto: i Santoro, i Mentana e i Fazi sono giganti, ma con i criteri di oggi avrebbero avuto pure loro la possibilità di essere accoppati nella culla.

Sempre a proposito di direzioni di giornali, c’è un quotidiano che le piacerebbe dirigere, o l’esperienza di “Pubblico” le basta e avanza ?

In America nella Silicon Valley vogliono che tu abbia il fallimento di una star tap nel curriculum; qui invece pare un marchio di infamia. Io credo che riuscire a fondare un quotidiano in soli due mesi sia un capolavoro: solo che ci servivano il doppio dei lettori per stare in pareggio. A Pubblico ho fatto un’esperienza drammatica e bellissima, anche se abbiamo perso; ma per ora, su questo terreno, ho già dato.

Cosa non ha funzionato ?

Ehhhhh… Tutto, o nulla. Dal punto di vista dei contenuti e dell’immagine era il giornale che volevo. Dal punto di vista delle vendite era alla metà del risultato che ci serviva. Quindi, non avendo cercato nessun finanziamento pubblico, eravamo condannati. Prima o dopo della crisi avremmo potuto farcela, ma con 4mila copie al giorno non c’erano speranze: ci ha bocciati il mercato. Mi resta l’orgoglio di una squadra piena di talenti, che hanno fatto ottime carriere.

E’ l’ultima puntata di Matrix e la media è al di sotto degli obbiettivi di rete. Ha due esclusive sul tavolo per quell’ultima puntata, una è l’intervista al vincitore del Grande Fratello, programma questo che ha avuto un alto indice di ascolto, l’altra è una intervista ad un premio Nobel. Cosa farebbe delle due ?

Il vincitore del Grande Fratello non mi interessa in quanto tale, ma se è una persona interessante. Esattamente come il Nobel. Se bisogna salvare la media degli ascolti si butta dentro qualsiasi cosa, escludendo i criminali e gli stupratori. D’altra parte in dieci anni non ho mai fatto operazioni “civetta”: quando inviti uno solo per gli ascolti è matematico che non li faccia… Viceversa invitammo a Tetris Corona, una volta, fuori contesto, sulla politica, e diede vita ad un dibattito estraniante e avvincente con la seriosissima Livia Turco, che si arrabbió e lasció lo studio indignata.

Ci sono voci di un siluramento di Giordano, che ne sa?

Ho letto le voci ma non ne so nulla. Per noi Giordano è un direttore, ma anche un super autore, lavoriamo bene insieme. Abbiamo fatto la riunione anche mezz’ora fa, come se nulla fosse.

Dopo Matrix ci sarà ancora Matrix la prossima stagione per Luca Telese, oppure cosa ?

Credo che Matrix abbia bisogno di almeno due anni per carburare, i programmi sono come i vini, devono maturare: ma questo dipende dalla rete, non da me che sto nel mastello a pestare l’uva. Ho solo la certezza di aver portato sulla rete quello che avevo promesso, nulla di meno.