L’Osservatore Romano: “Il Dr. House esempio di (strana) morale”
In Vaticano piace essere aggiornati, a quanto pare, se addirittura il giornale della Santa Sede, “L’Osservatore Romano”, si è scomodato sabato scorso per parlare del “Dr. House”. Lo fa, contrariamente a quanto potremmo pensare, sostenendo non solo il personaggio di Hugh Laurie ma tutta la serie, comprese storie in cui le questioni etice e morali
In Vaticano piace essere aggiornati, a quanto pare, se addirittura il giornale della Santa Sede, “L’Osservatore Romano”, si è scomodato sabato scorso per parlare del “Dr. House”. Lo fa, contrariamente a quanto potremmo pensare, sostenendo non solo il personaggio di Hugh Laurie ma tutta la serie, comprese storie in cui le questioni etice e morali si fanno più delicate.
Tutto comincia dall’introduzione di un libro, “Dr. House MD. Follia e fascino di un cult movie”, scritto da Carlo V. Bellieni ed Andrea Bechi (ed edito da Cantagalli), di cui il quotidiano riporta parte dell’introduzione, e ne condivide le osservazioni. Le quali danno spazio ad un House forse cinico ma non cattivo, a favore della vita e sempre, soprattutto, umano.
In particolare, l’atteggiamento asociale di House ad altro non servirebbe se non a “dare meno spazio al sentimentalismo e più fiducia al nostro essere fallaci (ma redimibili) esseri umani”, così come nei casi che affronta “emerge e ci stupisce potentemente il modo positivo di guardare la realtà”.
Cosa rimane, quindi, dell’House che conosciamo da 5 anni a questa parte, quello cattivo, spietato, che non dà retta ai pareri dei suoi pazienti e li cura come meglio crede, andando spesso e volentieri contro la loro stessa volontà? E’ questa, secondo “L’Osservatore Romano”, il punto di svolta della morale del telefilm, una morale “strana”, come recita l’introduzione del libro sopra citato, ma pur sempre una morale all’insegna della vita e della dignità dell’essere umano:
“La conoscenza dei casi smentisce che aborto ed eutanasia siano davvero scelte libere, bensì nascono da costrizioni esterne e mutano in presenza di una valida alternativa umana, economica e sociale”.
E se House è quindi in grado di sconfiggere quei “nuovi diritti civili che, in nome dell’autodeterminazione, negano a bambini, anziani e disabili di essere persone”, ecco che l’anti-dottore carismatico per eccellenza in Vaticano diventa portavoce di una tv diversa da quella a cui siamo abituati, da cui di solito “filtrano pochissimi segnali fuori dal coro del politically correct che propaganda solitudine e disimpegno”.
Il quotidiano pontificio appoggia appieno quindi la linea scelta da Bellieni e Bechi, che definiscono “geniale” chi ha creato una serie come “House”, che propone “un itinerario eticamente buono usando le parole, le immagini, e anche le debolezze umane che normalmente veicolano ben altro tipo di messaggi”. Bisogna andare oltre il semplice atteggiamento dei personaggi protagonisti, oltre l’ “ateismo urlato” dei dialoghi: nel vedere una singola puntata del medical
“ci è richiesto uno sforzo per superare l’impatto con questi comportamenti negativi, per arrivare a capire il messaggio principale della fiction, non fermarsi a quello che si vede, ma fissare il punto decisivo: il cambiamento e lo stupore di una mente cinica”.
Se sia un punto di vista un po’ forzato per una serie tv come questa o se tali osservazioni nascondono un filo di verità lo lasciamo decidere a voi. Intanto, anche il Dr. House ha ottenuto l’indulgenza plenaria.
[Via LaStampa]