London Live 2.0, un altro programma di musica sulla tv generalista (con pregi e difetti da tv generalista)
London Live 2.0, su Raidue, è il solito programma musicale da tv generalista: ok la musica e gli ospiti, ma le interviste non approfondiscono gli artisti
Da “Top of the pops” a “London Live 2.0.”, dove sta la differenza? Sempre che ci sia una differenza, tra i due programmi musicali entrambi trasmessi da Raidue (il secondo partito proprio oggi). Perchè un programma musicale non deve avere un format per forza originale ed innovativo: deve solo far sentire musica, possibilmente dal vivo, degli artisti più in voga del momento.
Il programma condotto da Daniele Battaglia (a cui consigliamo di ripetere un po’ di meno al pubblico di “farsi sentire”: non siamo al “Festivalbar”), è tutto quello che ci si poteva aspettare da un programma musicale di una tv generalista italiana, capace di far sentire la musica, ma incapace, purtroppo, di raccontarla.
Se nulla si può dire sulla scelta degli ospiti musicali (gli italiani Dolcenera, con Professor Green, i Negrita, Marracash e Simona Molinari, mentre tra gli stranieri, grazie alla sinergia col format originale inglese, Emily Sandè ed i Black Keys), qualche pecca la si registra nelle interviste, con domande che non vanno a fondo e soddisfano solo in superficie la curiosità del telespettatore.
London Live 2.0
Per questo, “London Live 2.0” è una non novità: eliminata la classifica, il resto è una versione di “Top of the pops” con meno… pop, più rubriche, interazione con gli spettatori tramite Facebook e Twitter (limitata dal fatto che il programma non è in diretta) e più attenzione verso gli artisti emergenti, uno dei punti di merito che abbiamo riscontrato in questa prima puntata. Il resto, è un insieme di elementi (dalla grafica allo studio, passando per il pubblico urlante in piedi che simula le folle dei concerti) già visti e che prende spunto dalla Mtv di qualche anno fa (anche perchè quella attuale, bisogna ammetterlo, di musicale ha ben poco).