Stai a vedere che alla fine c’aveva ragione Aldo Grasso! Il critico televisivo de Il Corriere della Sera nel 2021 stroncò Lol, diventando bersaglio di sberleffi vari soprattutto dalle parti dei social, che avevano accolto con entusiasmo quella che allora era una novità assoluta nella televisione italiana (solo qualche giorno dopo si fece strada, tra un sentimento generale misto di stupore e indignazione, la notizia che trattavasi di format straniero e che – apriti cielo! – nell’edizione italiana erano addirittura replicate gag presenti anche in altre versioni europee).
Il dubbio nasce dal riscontro freddino delle prime quattro puntate della terza edizione di Lol, rilasciate giovedì scorso (le ultime due saranno proposte a partire da giovedì prossimo, il ché conferma che non è vero soltanto che la tv tradizionale si spinge verso le piattaforme, ma anche il contrario – insomma, niente palinsesto lineare, ma attenzione al dosaggio dei contenuti sì). D’altronde è il percepito a determinare il successo o l’insuccesso di questo genere di prodotti, a maggior ragione se rilasciati da una piattaforma che ancora non è (totalmente) misurabile con i classici dati Auditel.
Ok, ma quindi Lol 3 fa ridere? La domanda non ha una risposta univoca e definitiva, ma certamente si può dire con ragionevole certezza che l’effetto wow non c’è stato. Normale, si dirà, pensando che dalla prima edizione sono passati due anni e che ogni novità si logora assai rapidamente, a maggior ragione nell’ambito televisivo. Un po’ meno considerando che Lol rappresenta, nonostante budget imponenti per cast stellari, l’unico prodotto che identifica l’offerta televisiva di Prime Video.
A proposito di cast, anche quello di Lol 3 sembra assemblato con scientifica cura. Un po’ di nomi di richiamo, da Luca e Paolo a Nino Frassica, un po’ di outsider come Giovanni Caccamo, un po’ di giovani leve come Brenda Lodigiani e Fabio Balsamo (l’immancabile quota The Jackal), un po’ di revival, da Marina Massironi a Paolo Cevoli. Eppure, non basta.
La sensazione è che i momenti gustosi non manchino (i quiz di Nino Frassica, Frank Matano in versione Fedez, il no-sense di Herbert Ballerina), ma che a difettare sia la compiutezza del singolo episodio, che talvolta rischia di diventare noioso nonostante un minutaggio ridotto (sotto i trenta minuti) e una abbondanza di talenti (sprecati?).
E allora non sappiamo se avesse ragione il buon Grasso e se quindi molti di noi fossero finiti in una sorta di allucinazione collettiva e di fascinazione da social (erano i tempi del lockdown), ma sappiamo che Lol 3 è meno divertente di Lol 2, che forse era meno divertente di Lol 1. Dicesi naturale declino di un format tv.