Lol 2 e la guerra in Ucraina. Quando i rituali della tv si scontrano con la vita vera
Il lancio di Lol 2 nel bel mezzo della guerra ha rievocato la sensazione sentirsi al posto sbagliato nel momento sbagliato. Ma la tv ha tanti precedenti
Pubblicizzato, atteso, rilanciato su qualsiasi canale per oltre un mese. Poi, al momento dell’ingresso in scena, ecco la percezione di smarrimento, la sensazione di sentirsi fuori luogo. E’ il destino di Lol 2, uscito su Amazon proprio nel giorno in cui la Russia ha deciso di attaccare l’Ucraina, dando vita ad un conflitto che – inevitabilmente – sta pesando sull’umore della collettività.
Che mancasse l’effetto sorpresa della prima stagione è un fatto assodato. Innegabile tuttavia la curiosità per un bis che, comunque, garantiva la partecipazione di pezzi da novanta della comicità come Guzzanti, Raffaele, Forrest e Capatonda, solo per citarne alcuni.
Ma si sa, il contesto non ce lo scegliamo noi e, a volte, sentirsi al posto sbagliato nel momento sbagliato appare inevitabile. E così succede che la tv, i suoi rituali, le sue regole e i suoi paradossi cozzino con la vita vera, mettendo in moto il più noto e cinico dei dettami: the show must go on.
Di precedenti televisivi, in tal senso, ce ne sono a bizzeffe. A partire dai Festival di Sanremo. Nel 2005 la sfortuna accompagnò Paolo Bonolis ed Antonella Clerici fin dalla prima sera, con l’esordio turbato dall’annuncio della morte di Alberto Castagna. L’epilogo di quell’edizione fu addirittura peggiore: il feretro di Nicola Calipari atterrò a Ciampino nel bel mezzo della finale, interrotta per lasciare spazio al Tg1. Al rientro Bonolis riuscì a fatica a far rieseguire “Angelo” al vincitore Francesco Renga: “E’ un brano particolare – spiegò il conduttore – di fronte alla morte parla di nascita. Forse un senso ce l’ha“.
Tre anni dopo il tredicesimo Festival di Pippo Baudo venne azzoppato a monte dalla notizia del rinvenimento in un pozzo dei corpi dei due fratellini di Gravina. Chi l’ha visto? su Rai 3 toccò i 4,4 milioni, bloccando la kermesse al 35%. “Siamo stati penalizzati dai fatti di cronaca”, ammise Baudo.
Choc differente a distanza di dodici mesi, quando il 9 febbraio del 2009 morì Eluana Englaro. La scomparsa della ragazza, in stato vegetativo da diciassette anni, venne comunicata attorno alle 19.30. Gli speciali presero il via subito, rafforzati dalle edizioni serali dei telegiornali e da uno speciale del Tg4 in prime time.
Quella sera Canale 5 trasmise il Grande Fratello che si allungò ben oltre la mezzanotte. Situazione che fece imbestialire Enrico Mentana che, al contrario, sarebbe voluto partire anzitempo con Matrix. La puntata saltò, così come Mentana, che divorziò da Canale 5. “Non è così che si fa informazione su una grande rete nazionale – tuonò – simili scelte tolgono credibilità a chi le compie, e personalmente non ho nessuna intenzione di avallarle”. Per la cronaca, il Gf sfiorò gli 8 milioni con quasi il 32% di share.
Se l’Ucraina ha stravolto la nostra normalità, l’attentato alle Torri Gemelle rappresentò un vero uragano. La notte prima dell’11 settembre su Rai 1 Sophia Loren incoronava Daniela Ferolla come nuova Miss Italia. Una gioia durata meno di quindici ore, prima che le immagini della proclamazione finissero frettolosamente nel cassetto. La stessa sera Stream mandò in diretta Roma- Real Madrid e Galatasaray-Lazio. Sì perché la Champions League quel giorno incredibilmente non si fermò. Lo fece però il giorno successivo.
Avrebbe voluto essere altrove Fabrizio Frizzi il 23 maggio 1992, giorno della strage di Capaci. Invece fu chiamato a guidare l’ultimo appuntamento di Scommettiamo che. Bruno Vespa, allora direttore del Tg1, chiese ai vertici di Viale Mazzini di poter andare in onda in prima serata con una diretta fiume, ma il vicedirettore generale della Rai Giovanni Salvi si mise di traverso. Frizzi si ritrovò quindi costretto a metterci la faccia, con un intervento in apertura di programma che celava a fatica imbarazzo e disagio. “Una volta usciti dal Teatro delle Vittorie mi chiese: ‘perché non ci siamo ribellati?’ – svelò Michele Guardì – fummo deboli ed è una cosa che porto ancora come una piccola vergogna nel mio cuore”.
Immancabile, infine, il covid, compagno di viaggio dal febbraio 2020 che costrinse la tv ad adeguarsi rapidamente alla pandemia. A cadere nel bel mezzo dell’emergenza fu l’ottava stagione di Pechino Express, che anticipò l’esplosione dei contagi a Codogno e coprì gran parte del lockdown. Le tappe in Oriente, soprattutto in Cina, spinsero Rai 2 ad esibire un cartello chiarificatore: “Il programma è stato registrato prima dell’attuale emergenza sanitaria”. Un avviso accolto all’inizio tra i sorrisi, spariti già dalla terza puntata. L’esplorazione di mondi lontani, che consentì a milioni di italiani confinati in casa di viaggiare perlomeno con la mente, si rivelò in ogni caso un toccasana per l’umore di una popolazione scorata e depressa.