“Lo show più buono che ci sia”: si salva solo Gip
Basare un programma sulla bontà potrebbe portare risultati geniali, se solo si mettesse a fermentare l’idea nel modo giusto. Poche ore fa, a mezzanotte su All Music, si è consumata la prima puntata de “Lo show più buono che ci sia“, programma in onda a mezzanotte ogni martedì e mercoledì, di cui abbiamo già annunciato
Basare un programma sulla bontà potrebbe portare risultati geniali, se solo si mettesse a fermentare l’idea nel modo giusto. Poche ore fa, a mezzanotte su All Music, si è consumata la prima puntata de “Lo show più buono che ci sia“, programma in onda a mezzanotte ogni martedì e mercoledì, di cui abbiamo già annunciato i contenuti qualche tempo fa, ma che oggi possiamo recensire a conti fatti.
La genialità dello show si basa sul presupposto che molte delle nostre azioni sono lastricate di buone intenzioni, ma i fatti spesso sono destabilizzanti. C’è diffidenza verso l’altruismo e una visione distorta tra ciò che genera piacere e serenità e ciò che invece è considerato dalla morale comune come giusto, ma non per questo buono. E’ da qui che si snoda la trasmissione condotta da Gianpiero Cutrino in arte Gip, celebre volto di Mtv (“Chi è Gip?“), poi de “Le Iene” e del meno famoso “Balls of Steel“. Andiamo ora a configurare la struttura del programma.
Durante l’ora scarsa di trasmissione ci sono molte rubriche tematiche: a partire dalle tre campagne di buonismo lanciate da altrettante donne in studio definite “dalla bontà infinità” (Rita, Gudy e Carmen), legandosi a fatti di cronaca e costruendoci sopra soluzioni improbabili, sullo stile di Artù. Poi c’è “La rubrica delle buone azioni“, dove Gip dimostra che a fare del bene ci si perde quasi sempre (questa volta si è cimentato nel lavaggio totale di una macchina parcheggiata in seconda fila senza chiedere soldi, con una donna decisamente infastidita dal gesto) o il filmato di “Beneficenza musicale” dove si realizzano videoclip di tutti quei brani che per motivi temporali non hanno mai avuto la tecnologia necessaria per essere realizzati in formato audio-video.
Altro tratto falso dominante, a parte le incursioni heavy rock di Mec e gli “The Hormonauts“, sono le interviste. In questa prima puntata Alessia Fabiani, presentata come acclamata e brava show girl (“nel tuo curriculum l’ultima cosa che hai fatto è il calendario 2005 con Mascia Ferri?”, l’ha sfottuta su due piedi il barbuto conduttore) ha dovuto dimostrare in un balletto di essere anche bella. Presa (e ripresa) per il sedere dall’inizio alla fine. L’altro ospite, Tinto Brass, è stato “non-intervistato” giocando (ancora) sul vecchio aneddoto dei provini dove l’attrice deve raccogliere una moneta. Due inutilità, una marchetta, e via un altro ospite doc da massacrare con un minimo di impegno sui testi, che a questo punto sembra essere poco meno che intermittente. L’odore de “Lo spaccanoci” di Fabio Volo pervade le nostre menti come un incubo.
Da questo riassunto dei punti più eclatanti (figuratevi quelli meno) avrete evinto che non c’è molto da elogiare. La genialità del personaggio e dell’uomo Gip si discioglie come un alcolico economico nell’acquetta del peggior disimpegno di terza serata. Tenterei per il futuro di non snaturare l’essenza sfacciata di questo bravo ragazzone, essenza che anche questa notte abbiamo odorato a pieni polmoni nella sua candid, con una certa nostalgia. Si è potuta comunque apprezzare una particolare affabilità come conduttore e qualche idea interessante con il suo inconfondibile marchio autorale. Più una nota di merito ad una regia tra le più piacevoli che abbia mai visto negli ultimi tempi. Specie in alcune esterne.
In studio abbiamo conosciuto e riconosciuto molte figure femminili. Le più evidenti, le due vallette, Cynthia De Melo, ex concorrente di Modeland e Gloria Patrizi, eletta nel 2007 Miss Eleganza Milano: ballano e si dimenano per quello che possono in culotte e top scollato, per pura presenza scenica . Caratteristica invece la curiosa (e brava, perchè no) Francesca Macri, finalista di Miss Mondo Italia nel 2007 per le selezioni lombarde: presenta segmenti di trasmissione in maniera surreale, su voce acuta ma deprivata di caratterizzazione vocale. Sembra scema e lo fa bene. In buona sostanza: salviamo Gip, i suoi tatuaggi sul collo e ridateci Cronache Marziane.